Titolo: Il varo del “Flavio Gioia”
Tratto da: L’Illustrazione italiana (anno VIII n. 27 – 3 luglio 1881)
Titolo: Il varo del “Flavio Gioia”
Tratto da: L’Illustrazione italiana (anno VIII n. 27 – 3 luglio 1881)
L’Annuario Detken del 1913-1914
di Giuseppe Zingone
La tecnologia moderna, ci accompagna in ogni nostra attività e gradualmente ha modificato anche la nostra routine quotidiana.
Oggi dal PC o ancor più dallo smartphone, siamo in grado di interloquire in tempo reale, di acquisire ogni tipo di informazione, chiamare, prenotare, leggere, informarci, lavorare, viaggiare, tutto è a portata di touch. Non sempre è stato così, prima dell’avvento digitale, l’analogico regnava incontrastato e l’unico modo per conoscere ed informarsi oltre la tv e la radio, era il cartaceo.
È pur vero, che sono ancora in tanti a non riuscire a fare a meno di sfogliare (annusare) un libro appena acquistato, apprezzandone il fruscìo delle pagine che corrono tra le dita. Continua a leggere
Castellammare Terme
di Giuseppe Zingone
Su segnalazione di Gaetano Fontana, abbiamo recuperato, nelle pagine “dell’Istituto Luce” alcuni fotogrammi che riguardano l’inaugurazione della fermata della Circumvesuviana delle Antiche Terme stabiane. Un’opera ingegneristica che aveva il duplice scopo di rendere meno difficoltoso ai fruitori delle cure idropiniche, giungere al nostro importante patrimonio termale, ma anche permettere agli operai del nostro cantiere di muoversi e recarsi al lavoro attraverso un importante snodo ferroviario che abbraccia tutta l’area metropolitana di Napoli congiungendo in tal modo centinaia di migliaia di persone ai propri luoghi di residenza e lavoro.
Sembra quasi uno scherzo del destino, scrivere dell’inaugurazione della stazione delle antiche Terme (oramai da decenni in disgrazia, come le stesse Terme) proprio in un momento di acceso dibattito sulla realizzazione di una seconda galleria ad opera di EAV, che andrebbe a compromettere un’area archeologica così importante come la collina di Varano. Continua a leggere
Giugno, un anno a Castellammare
di Giuseppe Zingone
Si allungano le ore e le giornate traboccano di luce come il sole che si specchia nell’acqua di un vaso troppo pieno, giunto al colmo. Molta, troppa l’indignazione e la rabbia a cui è appesa la pazienza del cittadino stabiese, una calma millenaria di uomini e donne lavoratori instancabili nell’industria e in famiglia oggi messa in discussione da un gruppo dirigente senza idee, che come unica soluzione conosce la logica dei tagli. Questione di bilancio si dirà… questione di vita io rispondo!
Oggi percorrono i nostri già troppo esasperati nervi, pensieri indicibili, ira e sgomento, non ci si vuole arrendere all’ineluttabile, grida senza risposta salgono al cielo bypassando politici inerti, molli come le loro sedie imbottite e sempre vuote, una Città vede affondare le proprie speranze come un varo (l’unico) finito male.
Il futuro della mia gente è buio, Giugno porta calore, sudore e spossatezza, è mai possibile che con tanta luce tutto è ottenebrato? E per i nostri figli quale risposta? L’unica scelta deve per forza essere il male che non vogliamo?
Nuove generazioni forzatamente intravedono un futuro che i loro predecessori dovettero a malincuore abbracciare, la storia si ripete, l’emigrazione presso un golfo che non è il proprio, verso una terra nella quale non si ha radici, sotto un cielo bigio e velato di sacrifici.
Tenete duro, servitevi del diritto non della forza, chiedete ai vostri figli, mogli e familiari di opporsi alla devastazione del proprio futuro, opponetevi, boicottate… perché il lavoro è VITA, il lavoro è DIGNITÀ, il lavoro è SPERANZA e senza queste Castellammare è morta.
Ladispoli, lì 25 maggio 2011
(Canzoncina con testo di Carlo Mele e musica Manoscritta di Gaetano Donizetti)
( articolo di Gelda Vollono & Lino Di Capua )
articolo del 28/05/2022
A partire dalla seconda metà del Settecento, furono molti gli avvenimenti che concorsero a far diventare la nostra Castellammare una delle città più frequentate dal gotha dell’aristocrazia, della diplomazia e del mondo culturale nazionale ed internazionale.
Ne citiamo alcuni cominciando dalla riscoperta dell’acqua media[2] nel 1754 da parte del frate Tommaso Ricciardi[3], che spinse il nostro illuminato re, Ferdinando IV di Borbone, a inviare da Napoli i più valenti studiosi e scienziati[4] dell’epoca, perché studiassero le proprietà chimico-fisiche delle sorgenti minerali stabiesi. Riconosciute quasi miracolose da essi, incominciarono ad attirare folle di forestieri sempre più numerose, che accorrevano a Castellammare per curarsi.
Fu tuttavia il figlio, Francesco I, nel 1828 a inaugurare il primo stabilimento termale fatto costruire su progetto dell’architetto stabiese Catello Troiano[5], ma aperto al pubblico nel 1833, con grandi festeggiamenti celebrati dal giovanissimo Ferdinando II. Castellammare riacquistava così a pieno merito l’antica fama di “Città delle acque” (figg. 1 e 2). Continua a leggere