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Il Presepe Stabile Stabiano

Il Presepe Stabile Stabiano

IL PRESEPE STABILE STABIANO

A cura di Corrado di Martino 18-dicembre-2019

Il desiderio di salvaguardare e valorizzare una parte preziosa del patrimonio artistico-culturale di Castellammare di Stabia, ha condotto un gruppo di appassionati ed amanti d’arte a creare un comitato per la promozione culturale dei Pastori di Petagna. Pensate, non vi è città al mondo che possa vantare, tanta ricchezza, nemmeno Napoli può comparare i presepi di Santa Maria in Portico e del Gesù Vecchio, quello detto di don Placido, a quello di Petagna, almeno per la quantità di pezzi che lo compongono. Castellammare, è la sola città al mondo ad avere un insieme così nutrito di pastori, statuette alte da 70 cm. A 140 cm. (vedasi galleria fotografica allegata).

Come saprete la storia del Presepe di Stabia, inizia con Francesco Saverio Petagna, Vescovo della Diocesi stabiese dal 1850. Il nucleo più antico, anche se numericamente ridotto, quello del ‘700, era proprietà di Monsignor Francesco Saverio Petagna, prima ancora che divenisse Vescovo della Diocesi Stabiese nel 1850.
Dopo un breve esilio nel 1866, di ritorno da Marsiglia, Monsignor Petagna, riprese a commissionare un altro gran numero di pastori da aggiungere a quelli del ‘700. L’inestimabile collezione, sarà poi incrementata fino a tutto il ’90, ultimi pezzi acquistati dal parroco attuale la Giorgiana e la ricca contadina.
Fra i grandiosi allestimenti di inizio ‘900 ricordiamo quelli di don Angelo Torre e del capo-disegnatore del Regio Cantiere Navale, Domenico Santoro. Al tempo l’allestimento durava mesi, e impiegava le maestranze del Regio Cantiere e della Corderia. Dopo il 1919, soprattutto a causa del Secondo Conflitto Mondiale, il presepe fu trascurato, danneggiato e predato. Gli attacchi dei tarli e di malfattori disonesti, assottigliarono il numero di statuine, le poche superstiti, forse per la dimensioni eccessive, poco comode per il trasporto furtivo, avevano parti cadenti, gambe e piedi spezzati, dita mutilate, volti deturpati. Nel ’54 Monsignor Agostino D’Arco, affidò ad Antonio Greco maestro e cultore dell’arte presepiale, il riordino e restauro dell’intera collezione. L’intagliatore che risistemò la collezione fu Vincenzo Scalzo, le suore di Sant’Anna, di San Vincenzo, le Alcantarine e quelle del Sacro Cuore, insieme alle signore Muscogiuri, Greco, Mango e Clemente, restaurarono le vesti, con un lavoro certosino, mentre i fratelli Greco costruirono le scenografia del presepe. Navalmeccanica, Avis, e Corderia, in piena sinergia svolsero la parte più pesante del lavoro. Nel 1956, la stampa definiva il presepe di Stabia un capolavoro. Stavolta il disegno fu realizzato dal pittore Gaetano Di Capua, la fotografia era di Vincenzo Schettino, con cui collaborò l’attrezzista ed elettricista Raffaele Calogero, regista della maestosa rappresentazione fu l’avvocato Franco Scarselli. Perfino l’Istituto LUCE 1, celebrò il presepe di Castellammare di Stabia, dandogli lustro internazionale.
Nel I° Convegno stabiese dell’Associazione Italiana Amici del Presepio, che si tenne dal 16 al 20 settembre del ’62 in Cattedrale, seppur non fosse Natale, il presepe fu allestito.
Per tutti gli anni ’60 del 900, grazie al Commendator Pandolfi; Presidente dell’Azienda di Cura, Soggiorno e Turismo; dell’avvocato Franco Scarselli e di don Paolo Cecere; continuarono i grandi allestimenti.
Poi solo silenzio, almeno fino al 2000, quando passione da mecenate, ricordi di gioventù e amore per l’arte, indussero Giovanni Irollo ad occuparsi a proprie spese del restauro dei Pastori del Duomo di Castellammare di Stabia. Il 20 dicembre del 2003, davanti a decine di migliaia di fedeli, nella Basilica di San Petronio a Bologna, i pastori di Petagna, ricrearono la magia del Natale. L’opera omnia al tempo era fresca di restauro, a cura di Paola Catello e Carlo Iacoletti.
Nel 2004, ci fu di nuovo la grande esposizione in Cattedrale, dopodiché per quindici anni i pastori rimasero nelle casse, nei depositi, come segregati. Quest’anno, il gruppo di lavoro, composto da don Antonino D’Esposito, Massimiliano Greco, Giovanni Irollo, Flavio Morvillo, Maurizio Santoro e Riccardo Scarselli, con il contributo storico di Mario Vanacore e Libero Ricercatore; è riuscito a realizzare una grande mostra stabile delle statue di Petagna, finalmente, un unico allestimento permanente, godibile 365 giorni l’anno. L’allestimento attuale è stato curato dal maestro Alfredo Molli, coadiuvato dall’architetto Mimmo Pagano.

  1. L’Istituto LUCE (L’Unione Cinematografica Educativa) è stata una società per azioni italiana, creata nel 1924 durante il ventennio fascista. Famoso per esser divenuto un potente strumento di propaganda del regime fascista, è la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione cinematografica a scopo didattico e informativo del mondo.
La lavandaia - olio su tela di fine '800 (immagine tratta dal web)

Lucia ‘a lavannara

Lucia ‘a lavannara
di Frank Avallone

Nell’immediato dopoguerra, fare il bucato non era cosa semplice; ricordo che a Fondi, paese dei miei nonni materni, le donne lavavano la biancheria nei vari corsi d’acqua. Molte volte, andando ai terreni dei nonni, in locazione quarto di san Pietro, passando su ponte selce ( pont sevece ) le vedevo al lavoro; piedi nell’acqua, alcune calzavano stivali di gomma, nasi rossi, mani e ginocchia infreddolite, battevano e lavavano la biancheria su rocce affioranti; cantavano vecchie filastrocche, forse per farsi coraggio o per dire: il lavoro non mi spaventa, io non sono una “spassosa” [termine fondano che significa non sono una sfaticata o scansafatiche] lavorare duramente era per queste donne, un motivo d’orgoglio. Queste, naturalmente, erano le puriste che lavavano solo in acqua corrente, mentre altre donne lavavano la biancheria “alla mola della corte”, un vecchio mulino, dove l’acqua veniva incanalata in un lavatoio di forma rettangolare, che poteva accomodare 30-40 donne per volta. Naturalmente l’acqua non era limpida, come nei ruscelli, ma i piedi erano all’asciutto, non dovevano inginocchiarsi su terreni ruvidi, insomma era molto più conveniente. Alla fine del bucato, arrotolavano una tovaglia a forma di ciambella, la mettevano in testa, come ammortizzatore e vi ponevano sopra la bagnarola di panni lavati, il resto lo ponevano in due secchi, che trasportavano a mano e via!
Era uno spettacolo osservare la destrezza di queste donne, che oberate da un peso non indifferente e senza mano, si muovevano con grazia principesca, che oggi farebbe invidia a modelle di alta moda; per poi farsi una camminata di un chilometro o due.

La lavandaia - olio su tela di fine '800 (immagine tratta dal web)

La lavandaia – olio su tela di fine ‘800 (immagine tratta dal web)

A Castellammare di Stabia, nel rione Fontana Grande, fare il bucato era ancora più complicato; non avevamo acqua in casa, ruscelli d’acqua corrente non ne avevamo, trasportare l’acqua con secchi era faticoso e creava il problema di dove versare l’acqua insaponata.
Così le nostre donne lavavano la biancheria nei pressi della fontana pubblica, che per noi era situata sulla salita ponte, vicino al palazzo del serraglio. Continua a leggere

Zucazuca, una donna enorme e bella

di Ferdinando Fontanella

Nella rubrica delle “storie minime stabiesi di L.R.”, penso valga la pena ricordare, “Zucazuca”, una donna molto particolare (il motivo lo vedremo a breve) che abitava nella zona collinare di Castellammare di Stabia… un personaggio, molto conosciuto e noto, emerso tutto ad un tratto dai ricordi della mia infanzia. Buona lettura.

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Famiglia colombiana (Fernando Botero,1999)

Zucazuca era un donna eccezionale. Alta quasi 2 metri e talmente grassa che qualcuno azzardava a scommettere che il suo peso superasse tranquillamente i 220 chili.

Però non era brutta, la massa di muscoli e grasso era ben distribuita lungo i 200 cm del suo corpo. Nessuna deformità insomma, solo una donna enorme e bella come un dipinto di Botero.

Era sempre stata spropositata… le sue dimensioni eccezionali, raccontavano le mamme sue coetanee, erano da imputare al fatto che Maria (questo il suo vero nome) aveva succhiato latte materno fino alla veneranda età di 8 anni. Questo allattamento prolungato gli era valso anche il curioso soprannome.

Maria all’età di 5 anni succhiava stando in piedi dal seno della madre che era seduta all’uscio di casa, i compagni di giochi la guardavano con curiosità, mentre i vicini di passaggio gli rimproveravano di essere troppo grande per quella faccenda da neonati, ma lei con calma si staccava dal capezzolo, afferrava la tetta grondante latte e porgendola con generosità ai curiosi diceva “Zuca zuca… che è buono!”. Inevitabile che il suo soprannome da allora e per il resto della vita diventasse Zucazuca. Continua a leggere

Radio Città e Libero Ricercatore

Nasce una nuova realtà culturale a Castellammare di Stabia: – Radio Città Castellammare – e una nuova collaborazione di Libero Ricercatore.

FM 101.4 (per Castellammare) – 📡 DAB+ 📺DTV 757 (Campania) –
🌍 streaming www.radiocitta.eu – 📲APP: RC Castellammare di Stabia

#LR e #Radio Città

La nuova stazione radio punterà sull’informazione, sull’informazione turistica, sullo sport, sullo spettacolo; si farà cultura e intrattenimento, tutto condito da musica di qualità.
Naturalmente Libero Ricercatore figura fra i primi partners della nuova stazione radiofonica; fornendo per ora, le informazioni relative all’ “Accadde Oggi“, il fatto del giorno nella storia cittadina e, con l’impegno futuro di allargare la collaborazione.
Ovviamente uno spazio importante sarà dato alle manifestazioni locali e al contatto diretto con la cittadinanza, sarà dato spazio alle istituzioni, ai giovani al variegato mondo dell’associazionismo e a quello della scuola.
Radio Città Castellammare, apre i propri canali alle aziende cittadine, che intendano far conoscere i loro prodotti con stile innovativo e giovane.
Radio città darà l’opportunità di essere aggiornati su tutti gli avvenimenti del territorio stabiese, dallo sport alla cultura dallo spettacolo alle iniziative locali.

Clicca qui per ascoltare la radio: http://www.radiocitta.eu

Giulio Verne è a bordo della Hua Yang Long

 

Ancora una volta Castellammare di Stabia è ingrediente principale per sognare una grande avventura. La Giulio Verne  assicurata alla Hua Yang Long, insieme alla sua anfitrione, sfiderà l’oceano.

Hua Yang Long e Giulio Verne – Foto N. Fontanella

La Mission di liberoricercatore è sopratutto quella di soddisfare le curiosità dei visitatori e dei cittadini stabiesi. Oggi vi parliamo della Hua Yang Long, la nave Heavy Load Carrier (nave da carico per merci pesanti), che sta per navigare verso le Filippine con a bordo la Giulio Verne.
La Hua Yang Long è una nave cinese, iper-tecnologica varata nel 2015 nei cantieri di Guangzhou Shipyard, per l’armatore Guangzhou Salvage Bureau. È lunga 228 metri per una larghezza di 43, In arrivo dal porto turco di Icdas, compirà una missione speciale; ovvero trasporterà su di sé la nave posa cavi Giulio Verne (italiana, 1983), fino alle Filippine, dove poserà cavi in rame per la distribuzione di energia elettrica, verso isole ancora non collegate.
La rada di Castellammare è stata scelta per la particolare protezione che è in grado di fornire da venti e marosi. Qui alcune foto della nave cinese, pronta per la partenza verso i mari del Sud-Est Asiatico, verso l’Oceano Pacifico.