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Giulio Verne è a bordo della Hua Yang Long

 

Ancora una volta Castellammare di Stabia è ingrediente principale per sognare una grande avventura. La Giulio Verne  assicurata alla Hua Yang Long, insieme alla sua anfitrione, sfiderà l’oceano.

Hua Yang Long e Giulio Verne – Foto N. Fontanella

La Mission di liberoricercatore è sopratutto quella di soddisfare le curiosità dei visitatori e dei cittadini stabiesi. Oggi vi parliamo della Hua Yang Long, la nave Heavy Load Carrier (nave da carico per merci pesanti), che sta per navigare verso le Filippine con a bordo la Giulio Verne.
La Hua Yang Long è una nave cinese, iper-tecnologica varata nel 2015 nei cantieri di Guangzhou Shipyard, per l’armatore Guangzhou Salvage Bureau. È lunga 228 metri per una larghezza di 43, In arrivo dal porto turco di Icdas, compirà una missione speciale; ovvero trasporterà su di sé la nave posa cavi Giulio Verne (italiana, 1983), fino alle Filippine, dove poserà cavi in rame per la distribuzione di energia elettrica, verso isole ancora non collegate.
La rada di Castellammare è stata scelta per la particolare protezione che è in grado di fornire da venti e marosi. Qui alcune foto della nave cinese, pronta per la partenza verso i mari del Sud-Est Asiatico, verso l’Oceano Pacifico.

Personaggi stabiesi

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Brevi monografie, dedicate ai figli illustri di Stabia e a tutti coloro
che hanno dato lustro alla città di Castellammare di Stabia

Personaggi stabiesi

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La breve vita della corvetta Flora

La breve vita della corvetta Flora

                                                 di Antonio Cimmino – 26 ottobre 2019

Recentemente è stato individuato il relitto della corvetta Flora, localizzata a 15 metri di profondità tra i moli San Vincenzo e Immacolatella Vecchia; i sub hanno portato a galla la campana di bordo ed alcune palle di cannone, alcuni cannoni sono ben visibili sul fondo in attesa di un loro recupero e restauro. I reperti sono stati affidati al Museo archeologico Nazionale di Napoli

Campana Corvetta Flora

La corvetta Flora fu varata nel Real Arsenale di Castellammare di Stabia il 15 ottobre 1796. Era una unità di circa 2400 tonnellate di dislocamento, lunga 30 metri, lo scafo era in legno con carena ramata per proteggerla dalle teredini 1. Come altre navi di questo tipo, aveva due ponti, una batteria coperta con 24 cannoni da 18 libbre a ferro liscio. L’armamento velico comprendeva tre alberi a vele quadre (trinchetto, di maestra e di mezzana) con vele quadre e randa alla mezzana e bompresso.

Partenope – Varo

Vascello

L’equipaggio di 251 uomini comprendeva 1 capitano di fregata come comandante, 3 tenenti di vascello, 4 alfieri di vascello, 6 guardiamarina, 1 cappellano, 1 contadore (ufficiale contabile), 2 cerusici (personale sanitario), 5 piloti, 7 timonieri, 7 maestri, 9 bassi ufficiali, 135 marinai, 20 cannonieri, 36 fanteria di Marina e 15 servidori.
Come si nota nel particolare del quadro di Jakob Philipp Hackert 2, la corvetta nel giorno del varo del vascello Partenope,   il 16 agosto 1796 era ancora sullo scalo di costruzione, avvolta da impalcature e senza il fasciame esterno per tutta l’opera morta cioè la parte sovrastante la linea di galleggiamento, mancava di un corso di fasciame dell’opera viva, cioè la parte immersa o carena.

Partenope – Varo

Prima del varo, sull’opera viva venivano aggiunte delle lastre di rame che, ossidandosi, non permettevano l’opera distruttrici dei molluschi di cui sopra. Questo accorgimento già in uso nei cantieri navali inglesi e francesi, sostituiva la pitturazione a base di zolfo, pece e minio, o addirittura con un doppio fasciame “ a perdere” di olmo che, una volta intaccato e compromesso dalle teredini, veniva rimosso nei bacini galleggianti (fluttuanti) ovvero inclinando forzatamente la nave a dritta e a manca. Mancano le tavole di fasciame esterno che venivano sistemate sulle costole con chiodi e cavicchie e calafatate lungo i comenti. Il calafataggio consisteva nelle sistemazione tra i lembi (comenti) delle tavole, pezzi di stoppa e pece per la impermeabilizzazione, tale operazione era compiuta dai calafati, operai specializzati di cui Castellammare vantava una lunga tradizione, unitamente ai maestri d’ascia. Questi ultimi trattavano il legname già dal loro taglio nei boschi, seguivano la stagionatura e costruivano le parti curve dello scafo, come ad esempio, le costole.
La corvetta Flora era impostata su un piccolo scalo di costruzione mobile a fianco dello scalo dei vascelli, struttura principale fissa lunga 117 metri, costituita da graticciato di quercia che scendeva verso la battigia, secondo il declino dell’arenile. Un avanti-scalo costruito di volta in volta dal sonnotatori ( sommozzatori) accompagnava il bastimento fino al suo assetto di galleggiabilità; la sua corsa verso il mare aperto terminava solo per effetto dell’attrito dell’acqua di mare.

Real Arsenale -Castellammare di Stabia

Dopo il varo, avvenuto il 15 ottobre, la nave entrò a far parte della Real Marina Napoletana ma la sua vita ebbe breve durata. Le truppe francesi stavano avvicinandosi a Napoli – città nella quale si sarebbe poi costituita, il 27 gennaio 1799, la Repubblica Napolitana, sorella della Francia rivoluzionaria – il Re Ferdinando IV con tutta corte, nella lotta tra il 23 e 24 dicembre 1798, si posa in salvo in Sicilia sulla nave Vanguard di Orazio Nelson 3

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Rada di Napoli – Gennaio 1799

Nelson diede ordine al commodoro Campbell, inglese ma al servizio della flotta portoghese ormeggiata in rada, di far bruciare buona parte della flotta napoletana per evitare che ne appropriassero i francesi.
Nel Golfo di Napoli la corvetta Flora assieme ai vascelli Tancredi, Guiscardo (varati a Castellammare) il vascello San Gioacchino e la gabarra Lampreda 4 furono dati alle fiamme ed affondate. Così pure il vascello Partenope affondato davanti al Real arsenale di Castellammare. Il vascello si trovava allo sverno a Castellammare e fu affondato dalle maestranze dell’arsenale alla imboccatura del porto.
I napoletani assistettero con sgomento al bagliore della flotta incendiata nel porto e non si spiegarono il perché visto che i francesi non erano ancora entrati in città.
In molte marinerie militari del tempo, era in uso il cosiddetto  sverno, periodo durante il quale non si navigava quindi si sbarcavano equipaggio, artiglierie e munizioni, come pure la maggior parte dell’apparato velico. Per questo motivo all’arrivo dei francesi si affondò la Partenope, essa nel periodo di sverno non era in grado di prendere il mare in tempo.
Munizioni e materiali venivano sbarcati per proteggerli dall’azione corrosiva della salsedine ed anche per preservarne la quantità in caso di affondamento per improvvise mareggiate. Gran parte dell’equipaggio, inoltre, imbarcato per le crociere primaverili-estive-autunnali, con la stagione invernale veniva licenziato in quanto, in base ad uno specifico “ingaggio”, aveva una specie di contratto di lavoro a termine; i marinai si reimbarcavano in primavera con un nuovo Bando di Arruolamento.
I Borbone non compresero che la situazione politico-militare del tempo avrebbe messo in pericolo il trono e non allertarono la flotta, né pensarono di farla svernare in Sicilia, luogo più sicuro, forse per gli eccessivi costi di trasferimento.

Bibliografia
Formicola A.-Romano C., Una flotta in fumo, Rivista Marittima, gennaio 1999
Radogna L. Cronistoria delle unità da guerra delle Marine preunitarie, U.S.M.M., Roma, 1981
Romiti S., Le Marine militari italiane nel Risorgimento (1748-1861), U.S.M.M., Itaògraf S.A., Roma, 1950
Ritrovata nel porto di Napoli un’antica nave dei Borbone …
https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/16_dicembre_23/ritrovata

  1. Mollusco che in passato costituiva un notevole pericolo per la funzionalità degli scafi di legno in quanto, essendo animale xilofago, tale materiale costituisce la sua principale fonte di nutrimento. Tale pericolo è oggi facilmente eliminato grazie a vernici protettive e repellenti che proteggendo gli scafi impediscono alle teredini di perforare le opere in legno sommerse.
  2. presso Reggia di Caserta
  3. HMS Vanguard era una nave di terza categoria da 74 cannoni della linea della Royal Navy, varata a Deptford il 6 marzo 1787; fu la sesta nave a portare questo nome. Nel dicembre 1797, il capitano Edward Berry fu nominato capitano della bandiera, battendo bandiera del contrammiraglio Sir Horatio Nelson.
  4. Imbarcazione da carico a fondo piatto.

XII trofeo Santa Barbara – Gran Prix della Salute

Il 24 ottobre 2019, con una splendida giornata di sole, nell’incantevole Marina di Stabia, fra i più grandi porti turistici d’Italia, si è svolto il “Gran Prix della Salute, trofeo Santa Barbara” riservato ad atleti ed appassionati di corsa delle Forze Armate e di Polizia della Campania. Il Gran prix viene organizzato ogni anno dal Quartiere generale della Marina Militare di Napoli sotto il comando del capitano di vascello  Gennaro  Carola, con la sezione sportiva diretta dal capitano di fregata Gioacchino De Candia. Quest’anno, per la prima volta, la manifestazione che già conta 12 edizioni è stata organizzata dalla Polizia di Stato di Castellammare di Stabia. Si sono confrontati  oltre 250 atleti regionali: dell’aeronautica Militare, dei Carabinieri, dell’Esercito, della Marina Militare, della Polizia Penitenziaria, della Polizia di Stato e dei Vigili del fuoco.

Si ringraziano altre all’Associazione Nazionale Marinai d’Italia Gr. MOVM Luigi Longobardi di Castellammare di Stabia, l’ispettore Pasquale Caiazzo e il vice ispettore Catello Coppola, che si sono spesi nell’accogliere cordialmente tutti i partecipanti.

 

Classifica primi posti

San Raffaele arcangelo è una stalla!

articolo di Gaspare Adinolfi

San Raffaele Arcangelo: la stalla (foto Gaspare Adinolfi)

San Raffaele Arcangelo: la stalla (foto Gaspare Adinolfi)

Cari Maurizio e Nando, a voi in particolare mi rivolgo confessando che ieri, per la prima volta, ho raggiunto la chiesetta di san Raffaele Arcangelo, lì sospinto anche dalla stimolante lettura di

https://www.liberoricercatore.it/san-raffaele-arcangelo/
https://www.liberoricercatore.it/la-chiesetta-diruta-di-san-raffaele/#comments

In queste pagine on line di Libero Ricercatore leggo: <<Attualmente ridotta a poco più di un rudere, questa chiesetta porta con se i segni indelebili del saccheggio e della scellerata opera vandalica perpretata in questi anni dall’uomo>>.

Come noterete dalle immagini che vi trasmetto in allegato, alla mano rapace dell’uomo si è aggiunto anche lo zoccolo duro degli animali al pascolo… Continua a leggere