Fu Enrico Alvino, e non Vanvitelli
a cura di Corrado Di Martino
Podisti e il Palazzo Benucci – (foto C. Di Martino)
E già, fu l’architetto Alvino e non il Vanvitelli, benché ad essere pignoli qualcosa di Vanvitelli la troviamo nell’ambito comunale a costruire il palazzo storico di corso Vittorio Emanuele II (riportato nella foto). Ma partiamo con ordine, e da lontano; la demolizione della cinta muraria che circondava la città antica di Castellammare, e l’incremento demografico (dovuto anche alle floride condizioni economiche della cittadinanza), evidenziarono il bisogno impellente di uno sviluppo urbanistico. Al tempo, si programmava con attenzione, quindi, per dare un composto sviluppo alla città, si pensò di affidare all’architetto stabiese Ottavio d’Avitaya, il compito di concepire un’espansione euritmica della città. L’architetto d’Avitaja propose agli amministratori, di concedere a privati i terreni posti fuori dal Quartuccio, con l’obbligo di versare i giusti canoni e, soprattutto, provvedere al miglioramento dei fondi stessi (Enfiteusi). Sorsero così la Strada Spiaggia nel 1842; e la Strada del Lido nel 1847 ( queste due strade, successivamente con delibera del 6 novembre del 1863, divennero: Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi).
Corso Vittorio Emanuele II – (prop. E. Cesarano)
Il piano urbanistico iniziò ad arricchirsi di eleganti fabbricati, fra cui quello progettato dall’architetto di scuola napoletana, Enrico Alvino (Milano 29-03-1809, 07-06-1876)
Busto di Enrico Alvino, in via Chiaia a Napoli
erroneamente attribuito da una leggenda metropolitana al Vanvitelli: il “ Palazzo Benucci “. Don Domenico Benucci (enfiteuta), Titolare per il Regno delle due Sicilie del Monopolio dei Tabacchi; commissionò ad Alvino, già famoso e fra i migliori architetti italiani dell’800, la costruzione fra le due vie che oggi prendono il nome di Alvino e (vico) Bonucci [doveva essere Benucci], di un palazzo signorile, che prese così il suo nome. L’edificio, dopo fu sede del Grand Hotel Royal; successivamente e fino alla fine degli anni ’60, fu sede della centrale telefonica urbana della Società per l’Esercizio Telefonico SET (divenuta in seguito: SIP, TELECOM, TELECOM Italia, TIM), a quel tempo al piano terra vi era (come tutt’oggi) l’Auto Scuola Castellano; fu sede della Democrazia Cristiana; al suo interno vi era una scuola privata per l’infanzia etc… Ora, come, dove e quando sia nata la leggenda che il fabbricato di Corso Vittorio Emanuele sia stato progettato e costruito dal Vanvitelli, e non dall’architetto Alvino, non si sa, resta comunque il perpetrar l’errore, ad esempio: il ritrovo, caffè e lounge bar, annesso a questo fabbricato, si chiama Piazza Vanvitelli, pur ironia della sorte, essendo in via Alvino 6.
Note