( a cura di Antonio Cimmino )
dall’affondamento del sommergibile Uarsciek
al campo di concentramento in Palestina
Catello Iovino nacque a Castellammare di Stabia nel 1920 alla Via Coppola di fronte al fabbricato che ospitava, nei secoli passati, il Consolato dell’Impero russo e, successivamente, la caserma dei carabinieri. Dall’età di 14 anni lavorava nel cantiere navale, prima come allievo operaio e poi come operaio qualificato. Nel 1939 il regio cantiere fu scisso in due tronconi, il primo rimase allo Stato e deputato alla costruzione dei cordami (Maricorderia) mentre per la costruzione navale fu creata la Navalmeccanica , una società privata. Il giovane Catello, di temperamento volitivo, unitamente ad altri operai, partecipò a manifestazioni di protesta. Cosa assurda nel regime ed alla vigilia della guerra. Per questo fu incarcerato ed inviato a Poggioreale e solo per l’intercessione di amici di famiglia, così come racconta il fratello Vittorio, uscì dal carcere dopo una settimana di detenzione e ritornò al lavoro. Scoppiata la guerra, nel 1941 fu chiamato alle armi nella Regia Marina ed inviato a Taranto con la categoria di “segnalatore”. Continua a leggere