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Quaderno Stabia - Canzanella (coll. Maurizio Cuomo)

La letterina di Natale

La letterina di Natale

articolo di Maurizio Cuomo

Volendo fare da eco alla interessante iniziativa messa in campo dai carissimi Enzo, Massimiliano e Giuseppe, che nella pagina intitolata “Letterine di Natale“, hanno invitato gli affezionati lettori a rispolverare e condividere le letterine vintage di famiglia, conservate e dimenticate in qualche scatola o in un cassetto di scrivania, mi permetto, in punta di piedi, di proporvi la letterina di Catellino, un bimbo stabiese di 8 anni, nato nei primi decenni del ‘900, che oggi, verosimilmente, avrebbe avuto la veneranda età di 105 anni.

Quaderno Stabia - Canzanella (coll. Maurizio Cuomo)

Quaderno Stabia – Canzanella (coll. Maurizio Cuomo)

Lo scritto in questione, risalente al dicembre 1925, è una brevissima lettura dal sapore antico, tratta da un Quaderno Stabia di terza elementare, edito dalla celebre Libreria e Cartoleria CANZANELLA di Castellammare di Stabia, che conservo nella mia personale collezione di quelle che amo definire “cose stabiane” d’altri tempi.

Ebbene, nella speranza di non essermi dilungato troppo in questo proemio, forse inutile, ma assolutamente doveroso, lascio a seguire, tali e quali, come ho avuto io il piacere di leggerli, i pensieri scritti sotto dettatura dal piccolo Catello Manco, alunno del fu Maestro Antonio Carrese. Buona lettura!

Non so a voi che effetto abbia sortito questa letterina, personalmente sono rimasto affascinato dal garbo, da alcuni termini ormai desueti, dalla bella grafia (che nonostante qualche errore, era comunque già ben curata), ma soprattutto dalla disarmante bellezza di pensiero del testo: semplice, ma estremamente profondo.

Nella speranza che la lettura di questa “perla antica” (che per anni ho conservato gelosamente, insieme ad altri scritti inediti), sia risultata anche a voi gradita, vi saluto con l’augurio che la nascita di Gesù Bambino, possa rinnovare in tutti voi lo spirito di fratellanza e di speranza e che si possano esaudire i desideri dei più bisognosi e di tutti coloro che necessitano di attenzione.

Sereno Natale da tutto lo Staff di liberoricercatore

Il Munaciello a Castellammare

articolo di Maurizio Cuomo

'o munaciello

‘o munaciello

Un episodio misterioso raccontato in modo minuzioso e con particolari realistici, potrebbe suscitare in chi ascolta interesse; naturalmente però, se viene raccontata una vecchia storia sbiadita dal tempo, tramandata da padre in figlio, magari per diverse generazioni, diventa tutto molto più affascinante e coinvolgente dal punto di vista emotivo.
A volte però, accade che la vecchia storia protratta per decenni, subisca nel tempo delle involontarie modifiche, imputabili per lo più, all’innato estro narrativo di chi racconta (omissione di tracce ritenute poco importanti, piccole dimenticanze o addirittura inserimento di nuovi particolari per rendere il tutto più credibile). Questa involontaria, ma continua alterazione della versione originale del racconto, può trasformare la vecchia storia, generando (se questa è già molto radicata) addirittura una credenza popolare di straordinario impatto suggestivo.
La nostra tradizione è talmente ricca di credenze, che sarebbe arduo farne un preciso conteggio; tra di esse, però, spesso si sente parlare di fantasmi, licantropi (il cosiddetto Lupo Mannaro) e monacielli. In questa pagina cercheremo di analizzare per quanto possibile il fenomeno “Monaciello”, ossia quella presenza inafferrabile e misteriosa che per anni è stata protagonista delle cosiddette storie da focolare, raccontate dagli anziani di famiglia.

Origini della credenza
Secondo alcuni scritti (dei quali, però, non garantiamo l’effettiva attendibilità), la credenza del Munaciello a Napoli era già in essere nel 1578, quando nel “Pragmatica de locto et conduco” (raccolta di leggi che regolavano gli affitti), veniva dedicato un intero articolo sul Munaciello, stabilendo che se il locatario veniva assalito da un Munaciello poteva lasciare l’abitazione senza pagare l’affitto. Continua a leggere

Seminario Diocesano

Il Seminario Diocesano alla via Panoramica

a cura di Maurizio Cuomo

Nella certezza possa essere accolta con interesse, a seguire rimetto una brevissima ricerca relativa al Seminario Diocesano ubicato alla via Panoramica. Le notizie in mio possesso, che riverso in questa pagina di LR, sono tratte dall’antologia storica “Stabiae e Castellammare di Stabia“, curata dal Sovrintendente Michele Palumbo.

Seminario Diocesano

Seminario Diocesano

Negli anni ’20 del 1900 a seguito di controverse vicissitudini di carattere amministrativo, la città di Castellammare di Stabia rimaneva “orfana” del Seminario, fino a quel tempo ubicato nella centralissima piazza Municipio.

Per ovviare a tale, grave, mancanza, sin da subito Mons. Lavritano, Amministratore Apostolico della Diocesi, acquistò un suolo nelle campagne in località Annunziatella per costruirvi un nuovo Complesso. Essendo il sito troppo lontano dal centro cittadino, a tale progetto, però, si opposero Capitolo e Clero… di conseguenza il suolo fu alienato, e ne fu scelto un altro alla via Panoramica nel terziere collinare di Scanzano.

Nello specifico venne individuato un suolo dotato di ampio villino di proprietà delle Suore Compassioniste, che però, a giudizio del nuovo Vescovo, Mons. Pasquale Ragosta e del Clero, non fu ritenuto sufficientemente adatto perché anch’esso distante dalla Cattedrale.

Intanto i pochi seminaristi locali furono costretti a trasferirsi nei Seminari o di Sorrento o di Napoli. L’imbarazzante situazione di stallo, che perdurava ormai da tempo, venne a sbloccarsi diversi anni dopo, quando il salesiano Mons. Federico Emanuel, succeduto a Mons. Ragosta, ed entrato in Diocesi il 31 gennaio 1937, non potendo trovar di meglio, pragmatico e senza alcun indugio, acquistò il villino delle Suore Compassioniste e vi fece iniziare subito i lavori di ampliamento e di riattazione.

L’ammodernamento dello stabile, ebbe ad attenzionare, in tutta urgenza, le seguenti modifiche: costruzione della torre per i servizi igienici, impianto di acqua e luce elettrica, trasformazione del vigneto in palestra, approntamento di un salone all’ingresso.

I lavori iniziarono e proseguirono spediti, cosicché, sul finire dello stesso anno, il 3 novembre del 1937, Mons. Emanuel poteva radunare intorno a sè i seminaristi accolti nella nuova Casa e dar loro, sull’esempio del suo Padre spirituale S. Giovanni Bosco (a cui il Seminario s’intitola) “per la prima volta la buona notte, con parole paterne e incoraggianti”. Continua a leggere

Chiesetta diruta di San Raffaele

San Raffaele Arcangelo

( articolo di Maurizio Cuomo )

Chiesetta diruta di San Raffaele

Chiesetta diruta di San Raffaele (foto Maurizio Cuomo)

Costruita sul finire del 1800 dalla famiglia Spagnuolo, questa chiesetta rurale fu eretta a pochi passi dal Santuario di Santa Maria della Libera, sulla omonima montagna detta di San Raffaele (1).
Di piccole dimensioni (poco più grande di una cappella di media grandezza), ospitava un altare dedicato a San Raffaele Arcangelo e una statua coeva, opera della bottega dei Della Campa di Napoli (2) raffigurante: l’Arcangelo, il giovane Tobia con il pesce ed un cagnolino, in ricordo delle vicende bibliche narrate nel libro di Tobia dell’Antico Testamento (la cui lettura ci aiuta a dare una spiegazione plausibile alla leggenda che il pesce raffigurato nella statua dell’Arcangelo Raffaele, possa aiutare ogni donna che lo tocca a prendere in breve tempo marito). Da questa leggenda trae infatti le sue origini la tradizione che nel giorno di San Raffaele la statua sia presa di mira dalle attenzioni delle donne nubili del circondario stabiese, da qui l’ambito gesto di “tuccà‘o pesce ‘e San Rafele” per prendere marito. Continua a leggere

Francesco Filosa da Castellammare

a cura di Maurizio Cuomo

Francesco Filosa, nacque a Castellammare di Stabia il 20 ottobre del 1910 in un’antica famiglia di pittori e decoratori. Dopo le primissime esperienze, maturate insieme al padre, si aprì alle forme artistiche del Novecento.

Francesco Filosa

Francesco Filosa

Le sue prime partecipazioni alle collettive sindacali risalgono alla metà degli anni Trenta dove, oltre ai già affermati Viti, Volpe, Pratella, Crisconio e Irollo, ebbe modo di conoscere e frequentare giovani artisti del calibro di Galante, Casciaro, Striccoli, Brancaccio, Ciardo, Buono e Bresciani.

Pur continuando la sua attività di decoratore nelle varie chiese di Castellammare e della penisola sorrentina, Francesco Filosa affinò le sue doti pittoriche grazie ai suggerimenti di Carlo Striccoli e Francesco Galante. Alla fine dell’ultima guerra mondiale, la sua vita artistica ebbe una svolta decisiva, infatti, abbandonò l’attività paterna e si dedicò completamente alla pittura. Dal 1950 è stato costantemente presente in tutte le manifestazioni della ”Promotrice Salvator Rosa” e iniziò a partecipare a rassegne e mostre collettive. Notato dalla critica e dagli estimatori d’arte, nel 1966 fu prima invitato alla Quadriennale di Roma e poi a quella europea di Londra, dove gli fu conferito il Sigillo d’argento. Continua a leggere