la ricetta della sig.ra Rosa Manzo
Questa ricetta originaria della Costiera Sorrentina, è adattata in versione tipicamente stabiese. Provare per credere. Continua a leggere
la ricetta della sig.ra Rosa Manzo
Questa ricetta originaria della Costiera Sorrentina, è adattata in versione tipicamente stabiese. Provare per credere. Continua a leggere
Fontana Grande nel 1820
di Giuseppe Zingone e Maurizio Cuomo
Sin dalla sua nascita, liberoricercatore.it ha fatto del suo meglio per accompagnare i suoi lettori alla riscoperta di Castellammare di Stabia. Ad oltre quindici anni di distanza, grazie al costante lavoro dello staff di redazione, la “mission” del nostro portale,1.non è cambiata.
Il contesto cittadino (specchio di un deprimente scenario nazionale), si rivela sempre più spesso frammentario ed individualistico, ci spinge (per non venir meno ai nostri propositi) anche ora mentre vi scriviamo a: cercare, documentare, fotografare, creare nuovi contenuti, per non smarrire i nostri gloriosi trascorsi. Per sopperire alla men peggio alla mancanza di una seria politica divulgativa, nel nostro piccolo, in tutti questi anni abbiamo cercato di fornire al cittadino stabiese, gli strumenti necessari per riappropriarsi del proprio passato, recuperare la propria identità, realizzare una nuova cultura che affondi le proprie radici nel cuore di Castellammare.
Ancora una volta, dobbiamo ringraziare i nostri lettori che abbracciando spontaneamente la causa di liberoricercatore.it, con gratuito ed assoluto spirito collaborativo, rendono ancor più radicale e perfetta la nostra funzione divulgativa. Nello specifico quest’oggi, vi mostriamo con assoluto piacere, il dipinto segnalatoci dall’arch. Salvatore Gallo, il quale è riuscito a recuperare una rarissima immagine di Castellammare che ha reso fiero tutto lo staff.
a cura di Maurizio Cuomo
Per trattenerne il ricordo e renderne futura memoria, trascrivo a seguire, un brevissimo articolo d’epoca1 (segnalatomi da mio cugino Giuseppe Zingone), nel quale si racconta in maniera quasi telegrafica ed asettica, di una tragedia occorsa nella nostra Castellammare. Si noti che quelli che potrebbero sembrare errori o refusi di scrittura, sono invece una trascrizione fedele del testo, operata (tale e quale) in maniera di lasciare inalterato il fascino della scrittura e della cronaca dell’epoca. Buona cultura stabiana a tutti!!!
Un battelletto di Torreannunziata, mentre vi faceva ritorno da Castellammare nel giorno 6 del corrente, sorpreso da subitanea burrasca naufragò presso al Forte Rivigliano. L’unico marinaro che il governava per nome Salvatore Ajello, perì per effetto di tale disastro; nè se ne potè rinvenire il cadavere.
Uno de’ fulmini scoppiati, durante il temporale, colpì frattanto nelle contrade di Schito un pagliajo, ove per iscansar la pioggia eransi ricoverati quattro individui. Tre di essi ne restarono illesi, ma una infelice per nome Nunziata Piedipalumbo ne rimase disgraziatamente estinta. È questa una pruova di più che in tali casi è meglio soffrir la pioggia e tenersi ne’ luoghi aperti, che il rifuggirsi ne’ pagliaj o sotto degli alberi.
Note:
a cura di Maurizio Cuomo
Al fine di preservare i vecchi detti stabiesi da una probabile estinzione generazionale, ne raggruppiamo a seguire alcuni tra i più noti.
A San Michele ‘a castagna sotto a ‘o pere
(A San Michele la castagna sotto al “piede”)
I lussureggianti boschi stabiesi di Quisisana (tradizionale oasi di frescura estiva) e le ampie zone del Faito coltivate a castagno, nel primo periodo autunnale offrono agli improvvisati raccoglitori in cerca di una boccata di aria salubre, la possibilità di portare a casa un abbondante cesto di prelibate castagne da fare al forno, lesse o arrostite. Poiché nel suddetto periodo è festeggiato San Michele Arcangelo (29 settembre), Patrono di Scanzano e Compatrono di Castellammare di Stabia, in devozione a detto Santo ha avuto origine il seguente caratteristico detto: “A San Michele ‘a castagna sotto a ‘o pere” (“pere”: inteso come piede d’albero, in dialetto stabiese “‘o pere ‘e castagno!”).
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l’editoriale di Maurizio Cuomo
Uomini, viaggi, ingredienti; è il titolo del libro di Rino De Feo, chef stabiese di fama internazionale, che ha esportato la cucina italiana, la cucina stabiese, in Cina, a Guangzhou. Rino è riuscito a produrre in loco, sì in Cina, la mozzarella di bufala. Un grande chef, un grande formatore Rino De Feo, allievi figli di una cultura diversa, cinesi, vietnamiti, filippini, si sono affacciati alla cultura nostrana, seguendo i suoi insegnamenti. Insegnamenti che fanno ragionare e riflettere anche noi a migliaia di chilometri di distanza. Continua a leggere