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Ll’urdemo craparo

di Maurizio Cuomo

Domenica, 24 luglio 2016, Giuseppe Di Martino, ha salutato per l’ultima volta l’amena collina di Madonna della Libera, in cui viveva. Nativo di Pimonte, ma cresciuto e vissuto da sempre a Castellammare di Stabia, “Peppe ‘o craparo” (questo l’appellativo con il quale veniva soprannominato), era dedito alla pastorizia caprina, una delle forme più antiche di allevamento praticata a gregge. Un lavoro duro, fatto di sacrifici, quello del pastore che aveva reso Peppe un vero e proprio personaggio del posto.

Peppe 'o Craparo (foto Maurizio Cuomo)

Peppe ‘o Craparo (foto Maurizio Cuomo)

La triste notizia della morte di Peppe, dataci dal naturalista Ferdinando Fontanella, suo caro amico, turba e non poco, i componenti del nostro gruppo escursionistico che si erano letteralmente abituati alla presenza di questo bravissimo uomo e del suo gregge di capre tra i monti stabiani. Sovente, infatti, lo incontravamo allo “Scurorillo”, alla Vena del Brigante, sul sentiero per Capo d’Acqua e ogni qualvolta, in punta di piedi, “invadevamo” il suo territorio per qualche nostra ricerca. Con lui eravamo soliti scambiare quattro chiacchiere… amavamo intavolare argomentazioni semplici sul quotidiano vivere. Se dovessi definire Peppe con un aggettivo, infatti, utilizzerei  proprio il termine “semplice” (come la sua persona).  Continua a leggere

Imparare dalle tradizioni

( l’editoriale di Maurizio Cuomo )

Riveduto ed ampliato in alcune sue parti, ho letto questo mio scritto, in occasione dell’intervento di liberoricercatore alla conferenza “Valorizzazione del Territorio – La chiave per la Città nuova”, evento organizzata da “Asso A.I.G.” e tenutosi nella sala conferenze di Unimpresa. La mia lettura, ha fatto da preludio e da introduzione a “Il Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia, dalle origini al 1860”, interessantissima disquisizione di Antonio Cimmino.

Buona riflessione a tutti. Maurizio Cuomo.

Valorizzazione del Territorio

“Valorizzazione del Territorio – La chiave per la Città nuova”: le Tradizioni

La nostra è una città dalla storia antichissima, come tale, per il suo vissuto, gode di innumerevoli tradizioni che si fondono tra sacro e profano che la contraddistinguono dalle città viciniori: la processione di San Catello, il rito del dare la voce di fratielle e surelle, ‘o lunnerì ‘e Puzzano e ‘o Marterì ‘e Monte Coppola, solo per citarne alcune.
In questo ambito, una menzione particolare, la meritano i maestri biscottai locali che nel tempo si sono inventati dolciumi di ogni genere: i rinomati “Pullece ‘e monaco” di fine anno, delizia per il nostro palato, ne sono ottima testimonianza… per non parlare del “Biscotto di Castellammare” che nel suo nome porta anche tutta la laboriosità ed il profumo di una intera Città (profumo che nel tempo, purtroppo è svanito, perché un popolo ha smarrito la propria identità). Continua a leggere

La Castellamare del 1862

La descrizione di Castellammare di Stabia, trascritta a seguire è tratta da “Terapia delle Acque minerali di Castellamare di Stabia” di Scialpi, rarissimo libro risalente al 1862, stampato nella “Tipografia Stabiana”.  Fresco e godibile, nonostante sia d’epoca, questo scritto illustra in maniera impeccabile e minuziosa l’allora città di Castellamare di Stabia.

trascrizione a cura di Maurizio Cuomo

GEOGRAFIA FISICA
La novella Stabia è a tale posizione topografica, che in discorrendo il suo orizzonte l’occhio dell’osservatore stupisce di nante le meraviglie con che natura rapisce i sensi. Guarda a dritta l’ubertoso agro Campanio chiuso dagli Appennini, sparso di città e villaggi, là dove il Sarno fluisce, e dove Pompei si giace, graziosa in sua tristezza, rivelando alle generazioni qual era al tempo de’ Cesari. Le si presenta più in là il bicipite Vesuvio, che isolato s’innalza presso al mare, l’unico vulcano ardente nel continente Europeo…

Castel a Mare - anno 1823 (coll. Gaetano Fontana)

Castel a Mare – anno 1823 (coll. Gaetano Fontana)

Le succedono a sinistra, tra i sempre verdi ulivi, villaggi pittoreschi, ed in mezzo agli odorosi cedri la gentile Sorrento, e la sassosa isola Capri – Mira la placida onda tirrena, che circoscritta come in una ellissi le bagna la riva. Chi le si accosti vedrà che la sovrastano alti monti, gli antichi Lattari. Questi monti fanno parte di quella catena, che dalle ultime pendici de’ Subappennini Campani estendendosi sino al Capo Ateneo, divide il golfo di Salerno da quello di Napoli. Hanno per loro più alto culmine Monte S. Angelo, che si eleva dal pelo del mare 4416 piedi fr. Si dirigono dall’est all’owest-sud-owest… Continua a leggere

La politica e il cittadino stabiese

( di Maurizio Cuomo )

Vota Antonio... Vota Antonio... Vota Antonio... Antonio La Trippa!!!

Vota Antonio… Vota Antonio… Vota Antonio… Antonio La Trippa!!!

I miei rudimenti scolastici basati sull’etica comportamentale e l’educazione civica, seppur labili, mi spingono ancora a credere che per poter amministrare una città, la politica è essenziale. Questa mia certezza, sicuramente forzata dai “dogmi” dei cosiddetti “bei tempi che furono”, tempi in cui i valori morali erano sempre e comunque anteposti agli interessi personali, oggi inizia a vacillare a causa delle cosiddette alleanze di comodo che celano e generano allarmanti compromessi a discapito di noialtri, accordi sottobanco che lasciano l’amaro in bocca ad una intera città, ma che paradossalmente accontentano un po’ tutti, perché alla fine verrà fatto credere che quella percorsa era l’unica via che si poteva imboccare. Fumo negli occhi all’italiana, insomma, inutile dire che il dado è tratto e che a noi comuni mortali, non resta che sperare o meglio pregare, che non si finisca ulteriormente in basso. A Castellammare quindi è giunta l’ora di vivere una nuova odissea: le “AMMINISTRATIVE COMUNALI”, dove a candidarsi vi è mezza città. Continua a leggere

Hélène d’Orléans a Castellammare

a cura di Maurizio Cuomo

Carissimi quella che vengo a raccontarvi oggi è una brevissima storia che intreccia la vita di Hélène d’Orléans duchessa di Aosta e la nostra Castellammare di Stabia, all’indomani del 2 giugno 1946.

Buona conoscenza a tutti!!!


Hélène d'Orléans duchessa di Aosta

Hélène d’Orléans duchessa di Aosta

Nel 1908 viene inaugurata a Roma la scuola per le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana e l’anno dopo fra le allieve in divisa bianca c’è anche una signora alta ed elegante, Hélène d’Orléans, la moglie di Emanuele Filiberto di Savoia duca di Aosta, cugino di re Vittorio Emanuele III. Adesione prestigiosa, salutata con la massima soddisfazione dai vertici italiani della C.R.I. perché sin da subito la duchessa, in veste di crocerossina, si prodiga con dinamismo e coraggio in varie missioni. L’opera di volontariato prosegue negli anni e si consolida soprattutto durante la prima guerra mondiale, periodo nel quale Hélène dà ampia prova di bravura, carattere e di grande efficienza. Resistendo alla fatica e ai disagi, la duchessa è piena di iniziativa e di una severità che la fa giudicare intransigente: Hélène non si lascia intimidire dalle greche dei generali ai quali rivolge le sue richieste di provvedimenti quando si trova di fronte a situazioni intollerabili, un carattere duro che si scioglie quando è vicina ai malati e ai feriti a cui presta ben volentieri la sua assistenza.

Per le valorose opere intraprese in guerra, Hélène ottiene: una medaglia d’Argento al Valor militare, tre Croci al Merito di Guerra, due onorificenze francesi, una inglese, e la medaglia Florence Nightingale.

Hélène d'Orléans

Hélène d’Orléans

Terminata la guerra e riacquistata la pace, Hélène riprende a viaggiare. Stimata dalla Chiesa per la sua devozione e la sua carità, ossequiata dalla autorità, popolare tra la gente, la duchessa visita anche i bassi di Napoli e fra la miseria più nera si muove con naturalezza; persino Matilde Serao, la potentissima giornalista de “Il Mattino”, le dimostra una certa simpatia. Negli anni intrattiene rapporti amichevoli con D’Annunzio e con Mussolini. Vedova dal 1931, resta a Capodimonte, dove dimora per tutto il secondo conflitto mondiale. Sono anni di grandi dolori, la morte del figli lontani, il referendum che cancella la monarchia,  la fuga del re, ma Hélène resiste e va avanti.

Dopo il 2 giugno 1946, si ritira in un albergo a Castellammare di Stabia e quando Umberto impone a tutta la famiglia di lasciare il Paese, la duchessa non si muove. “Sire”, fa sapere al re, “sono diventata italiana e resto in Italia”. L’ultimo gesto di amore per quella che ormai era la sua patria è il dono nel 1947, alla Biblioteca Nazionale di Napoli del Fondo Aosta. Hélène d’Orléans duchessa di Aosta muore a Castellammare di Stabia il 21 gennaio 1951.


Libri consultati: “101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato”, opera di Marina Minelli.


Per ulteriori approfondimenti si consiglia: 

La Duchessa d’Aosta Elena d’Orleans