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Lo stabiese Gigi Nocera, illustre ad honorem

Personaggi stabiesi

Lo stabiese Gigi Nocera, illustre ad honorem

a cura di Maurizio Cuomo

Gigi Nocera (ritratto del M° U. Cesino)

Gigi Nocera (ritratto del M° U. Cesino)

Alle prime ore del mattino del 17 marzo 2012, l’amico fraterno Gigi ci lasciava in punta di piedi, proprio come fece qualche anno prima nel presentarsi. scrivendo: “Soltanto ieri sono venuto a conoscenza del vostro sito e subito mi ci sono collegato. Credo di essere il suo più vecchio visitatore (ho 85 anni)“.

Inutile dire che il vuoto lasciato intorno a sé è immenso, incolmabile… la commozione è tanta e noi a stento troviamo le parole per commemorare questo grande Uomo. Liberoricercatore perde un amico caro e rappresentativo…

Gigi, memoria storica preziosa, aveva sempre un aneddoto ed un consiglio per tutti.

Dall’alto della sua immensa modestia trovava con innata naturalezza le parole giuste e tanta saggezza da spendere. Di sanissimi principi morali, Gigi, era per tutti noi modello di vita.

Certo che elaborare uno scritto in sua memoria sarebbe stato per noi vera sofferenza, ci aveva affidato anzitempo un suo articolo biografico (al fine di non “appesantire” il nostro operato).

Da buon padre di famiglia, riusciva ad essere premuroso in tutto e con tutti. Il “coccodrillo” che alleghiamo a seguire è la prova provata della sua discrezione e dell’infinita sensibilità nei confronti degli altri.

Gigi, ci ha lasciato a 89 anni, ma per noi resterà sempre l’amabile “scugnizzo” che negli anni ’30 giocava sull’arenile e per le strade della sua amata Castellammare.

Gigi, grazie per averci concesso l’onore della tua sincera amicizia, ti saremo per sempre riconoscenti!!!

(gli amici fraterni di liberoricercatore.it)


Il “Coccodrillo”

“Il giornale della Fiat (L’Illustrato Fiat), che viene inviato a tutti i dipendenti e le concessionarie Fiat nel mondo, nel mese di maggio 2009 pubblicò una mia intervista fattami da una brava giornalista qualche settimana prima. Questa intervista la ritengo abbastanza interessante perché condensa esaurientemente in due paginette il nocciolo e la sostanza degli eventi più importanti della mia vita. Dato che ti ritengo un figlio oltre che un amico e che mi hai gratificato con la qualifica di nonno in allegato te ne mando una copia. Ora ti dirò cosa farne quando sarà il momento, se lo riterrai opportuno, naturalmente. Ti spiego. Come tu saprai in ogni redazione dei giornali nazionali più importanti esiste una raccolta di cosiddetti “coccodrillo”- Che cosa è un coccodrillo? E’ un articolo/ricordo di un noto personaggio della cultura, dell’arte, della politica, ecc. che viene preparato prima che costui passi a miglior vita. In modo che quando questa evenienza si presenterà il giornale ha bello e pronto il pezzo da pubblicare- Poiché (e per fortuna) nessuno è eterno, data la mia età non credo che la mia esistenza durerà ancora a lungo quindi se mi riterrai degno di un ricordo sul Libero Ricercatore penso potrai pubblicare quel “coccodrillo” rappresentato da quelle poche righe. Sempre naturalmente se tu lo riterrai opportuno, tanto per ricordarmi per l’ultima volta ai cari amici del sito. (Che forse diranno: “pure doppo muorte ce rompe ‘o c….!?”). Come vedi il mio “coccodrillo” me lo sono preparato da solo. Chiaro però che io non ho fretta…

Ciao Maurizio, ti abbraccio caramente. Gigi Nocera”



Villa San Marco: sito archeologico di Stabiae

Villa San Marco: sito archeologico di Stabiae

articolo di Maurizio Cuomo

Tra i siti archeologici di Castellammare di Stabia, particolare attenzione merita villa San Marco; tanto si è scritto in merito, per cui Libero Ricercatore cercherà di essere sintetico e allo stesso tempo esauriente.

Situata sul pianoro di Varano, fu completamente sepolta dalla celeberrima eruzione vesuviana del 24 agosto del 79 d.C., che stessa sorte riservò alle vicine città di Ercolano, Oplonti e Pompei.

paesaggio villa san marco

Villa San Marco

Villa San Marco

Quasi del tutto dimenticata, venne esplorata diversi secoli dopo dai Borbone (ricercatori che operarono sul nostro territorio dal 1749 al 1782), i quali, sin dai primi scavi, si resero conto che la pioggia di cenere e lapilli, antica portatrice di morte e distruzione, paradossalmente, poteva essere considerata una manna dal cielo, per l’ottimo stato di conservazione in cui aveva mantenuto la struttura del complesso archeologico e i numerosi reperti ritrovati.

Villa San Marco (il colonnato)

Villa San Marco – il colonnato (foto Maurizio Cuomo)

Dopo un periodo spento dal punto di vista archeologico, finalmente nel secolo scorso (secondo il diario di scavo i lavori iniziarono a far data dal 16 febbraio 1950 e proseguirono con sacrificio e con alterne fortune fino al 1962), Stabiae rivide definitivamente la luce, grazie al nostro illustre concittadino Libero D’Orsi.

In particolare, villa San Marco è il risultato del così definito “scavo A”, operato sul fondo Gaspare De Martino e fondo Massa (guardando la collina dalla Città il sito è posto sull’estrema sinistra), la suddetta denominazione vi è stata attribuita perché la Villa è situata dove nella seconda metà del 1700, fu costruita una cappella dedicata a San Marco, ormai del tutto scomparsa.

Orcio (foto Maurizio Cuomo)

Orcio (foto Maurizio Cuomo)

Villa San Marco descritta dal prof. Giuseppe D’Angelo

Ecco come il prof. Giuseppe D’Angelo (seppur brevemente) ebbe a descrivere Villa San Marco, una delle ville più rappresentative dell’intero complesso archeologico di Stabiae:

“Entrando nell’atrio con impluvium, notiamo sulla parete un lararium decorato con pittura a finto marmo preceduto da due gradini.
Dopo la zona delle cucine, prima di giungere al peristilio, incontriamo un ampio quartiere termale con calidarium, tepidarium e frigidarium (sale per il bagno caldo, tiepido e freddo).
Il peristilio si apre nel grande viridarium (giardino) con al centro una splendida piscina. Ai cui lati c’erano i due filari di platani, di cui oggi si osservano i calchi in cemento”1.

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  1.  Testo tratto da: Rivivi la Città, Giuseppe D’Angelo ↩
Annunziatella - scultura lignea (foto Maurizio Cuomo)

L’Annunziatella

L’Annunziatella

articolo di Maurizio Cuomo

La popolosa frazione alla periferia nord di Castellammare di Stabia, conosciuta come Annunziatella, strada che congiunge via Tavernola a via Pioppaino, prende nome dalla omonima antica chiesetta rurale dell’Annunziata.

Quest’antica fabbrica, non più esistente, un tempo era allocata in una porzione dello stabile, prospiciente ai saloni della Renault (civici 34 – 36 – 38, che s’incontrano sulla mano destra, se si procede dal centro cittadino verso nord).

Da una descrizione lasciataci dal sac. prof. Catello Longobardi1, apprendiamo numerose informazioni fondamentali per la nostra ricerca.

Ubicazione dell’antica chiesetta rurale

Dal sac. prof. Catello Longobardi, apprendiamo che l’antica fabbrica in questione, dall’approssimativa superficie di un centinaio di mq, a livello strada, mantenendo l’ingresso principale dell’androne con cancello di ferro al civico 34 e altri due vani di accesso o di uscita ai nn. 36 e 38, aveva la volta a botte e a suo tempo, la copertura a tetto spiovente.

Dal “libro dei Battezzati” apprendiamo altresì che la chiesa dell’Annunziatella fu elevata a parrocchia già dal 1876.

Continuando a leggere, ciò che il Palumbo, riporta al paragrafo 204 della sua “antologia storica”, apprendiamo inoltre che l’antica cappella rurale, aveva “un solo altare di fabbrica, con la mensa in legno e pietra sacra”, e prendeva nome da una piccola scultura in legno (di buona fattura artigianale), di proporzione adatte all’ambiente che ivi si venerava.

Annunziatella - scultura lignea (foto Maurizio Cuomo)

Annunziatella – scultura lignea (foto Maurizio Cuomo)

La scultura lignea dell’Annunziatella

La scultura in oggetto, settecentesco gruppo ligneo (un tempo esposto in una bacheca alle spalle dell’altare), oggi conservato in una teca della odierna chiesa parrocchiale, raffigura l’Annunciazione: scena composta dalle statue della Madonna e dell’Arcangelo Gabriele, mancanti della Colomba dello Spirito Santo, forse andata perduta. Continua a leggere

  1. traggo la notizia da “Stabia e Castellammare di Stabia”, antologia storica a cura del prof. Michele Palumbo, edita nel 1972. Paragrafo 204 – pagg. 303 – 304 e 305 ↩

Guglielmo Cirillo (le pitture)

Personaggi stabiesi

Guglielmo Cirillo (le pitture)

a cura di Maurizio Cuomo

Guglielmo Cirillo (archivio liberoricercatore.it)

Guglielmo Cirillo (archivio liberoricercatore.it)

Breve biografia

Guglielmo Cirillo nato a Castellammare di Stabia il 16 maggio 1901 da Vincenzo e Leonilde De Martino. Fin dall’infanzia il suo gioco preferito era disegnare con la carbonella, nascosto per delle ore sui tetti del suo cortile, a Privati (frazione collinare di Castellammare di Stabia).

Nella gioventù si adopera per far fronte alle necessità della famiglia numerosa (nove fratelli – sei femmine e tre maschi), svolgendo molti mestieri: fu operaio ai Cantieri Navali, ai Cantieri Metallurgici, all’Avis e per ultimo si arruola anche nella Guardia di Finanza partecipando durante la guerra alla dura Campagna d’Africa.

Ma il suo amore per la pittura lo porta ad abbandonare ogni attività lavorativa per dedicarsi esclusivamente all’arte. Cirillo, un autodidatta di non comune talento (così lo definisce il critico d’arte barone Piero Girace).

Viene definito il pittore “vagabondo” – il pittore “solitario” – il pittore delle “albe” e dei “tramonti”.

Negli anni Sessanta, viene chiamato a Torino dallo zio, il celebre Maestro, Direttore d’Orchestra, Rodolfo De Martino, autore e compositore di molte opere e canzoni tra cui “Chiesetta alpina”, per collaborare all’attività imprenditoriale del Maestro ed è a Torino che riscuote il successo ed il riconoscimento alla sua vena pittorica e alla sua freschezza artistica.

Il critico d’arte, Napolitano, così si espresse nel suo articolo, visitando la mostra personale alle Terme Stabiane: “…bravo Cirillo, continua, con la medesima fede il viatico dell’arte, che è sempre cosparso di spine; e fra non molto il tuo nome sconosciuto sarà collocato – come una rivelazione – a quelli dei migliori pittori del nostro tempo”.

Non è un presagio, ma una certezza. Il grande critico fu buon profeta. Il maestro Guglielmo Cirillo muore a Castellammare di Stabia il giorno 11 novembre 1987. Continua a leggere

Chiesa di San Michele al Monte Aureo - Alvino (stampa d'epoca coll. G. Fontana).

Storia documentata della chiesa di San Michele al Faito

LA STORIA DOCUMENTATA DELLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO SUL FAITO

di Michele Palumbo

( trascrizione a cura di Maurizio Cuomo )

La storia affascinante e intricata della Chiesa di San Michele Arcangelo sul Faito, un luogo intriso di significato storico e spirituale che si intreccia con i destini della comunità locale nel corso dei secoli. Attraverso gli studi e le ricerche del Palumbo, ci addentriamo nelle vicende che hanno caratterizzato questa chiesa: dall’antica prima cappella, baluardo di fede e devozione, fino all’attuale edificio sulla vetta del monte Cercasole. Un viaggio nel tempo per rivivere il dramma dell’abbandono della chiesa sul Molare, testimone di tempi di cambiamento e rinnovamento nella storia locale. Questo articolo offre uno sguardo dettagliato e appassionato sulla resilienza e la rinascita di un luogo sacro che continua a custodire il patrimonio spirituale e culturale della nostra comunità.

Chiesa di San Michele al Monte Aureo - Alvino (stampa d'epoca coll. G. Fontana).

Chiesa di San Michele al Monte Aureo – Alvino (stampa d’epoca coll. G. Fontana).

La prima cappella

La prima cappella che, come è facile intuire, fu una baracca in legno, sostituita da «soda fabbrica»1 in pietra viva – materiale a portata di mano sulla montagna – rimonta al secolo nono.

Ce ne dà notizia il Rev.mo Capitolo della Cattedrale Stabiese. Il quale, privato della sua parte di proprietà del Faito, toltagli da Giuseppe Napoleone nel 18072, pur senza aver mai smesso di reclamare i suoi diritti, col ritorno dei Borboni a Napoli3 prese vieppiù ad insistere per rientrarne in possesso. Continua a leggere

  1. T. Milante – DE STABIIS. Tomo I, pag. 135. ↩
  2. Ecco il testo del Decreto:
    Art. I. – L’intera Montagna di Faito, consistente nel Demanio di Pimonte, Vico Equense, e Faggio del Capitolo di Castellammare sarà aggregata alla Real Delizia di Quisisana.
    Art. II – Il Consigliere di Stato, incaricato della Generale Intendenza di Nostra Casa, proporrà il compenso da darsi al Capitolo di Castellammare.
    Art. III. – omissis.
    Il Ministro dell’Interno, ed il Consigliere di Stato, incaricato della Generale Intendenza di Nostra Casa, sono incaricati dell’esecuzione del presente Decreto. Napoli, 13 agosto 1807 Giuseppe
    Il Segretario di Stato F. Ricciardi ↩
  3. Anno 1815 – Ferdinando II – re delle Due Sicilie. ↩