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La cura delle acque di Castellammare

articolo di Maurizio Cuomo

Castellammare di Stabia, detta “Città delle acque” per il suo straordinario patrimonio idrologico, vanta nel suo bacino idrico, la presenza di ben 28 sorgenti di acque minerali differenti. La costante composizione fisico-chimica, che ha conferito ad ognuna di queste acque distinte proprietà terapeutiche e l’abbondante gittata delle fonti, consentono di eseguire cure idropiniche termali per svariati tipi di patologie.

Le Antiche Terme di Stabia

Le Antiche Terme di Stabia

Propongo la seguente tabella, come guida alle acque terapeutiche ancora in uso1


ACQUA ACIDULABicarbonato calcica ipotonica lievemente acidula. Azione digestiva, antinfiammatoria, diuretica. Indicata in tutte le forme legate a cattiva digestione, nelle gastriti iposecretive, nel diabete e nelle varie forme di renella.

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ACQUA FERRATABicarbonato carbogassosa contenente sali di ferro. Indicata nelle anemie primarie e secondarie e nelle convalescenze; nelle malattie debilitanti, nelle astenie muscolari e nervose; nei processi da cattiva digestione anche accompagnati da irritazione della mucosa gastrica; nei disturbi della sfera genitale femminile, nello stentato sviluppo nell’epoca della pubertà, nel linfatismo e nel rachitismo.

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ACQUA DELLA MADONNABicarbonato calcica ipotonica alcalina. Azione diuretica e dissolvente per i calcoli renali. Indicata nelle forme ascendenti delle vie urinarie, nella gotta, nella renella.

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ACQUA MAGNESIACA Clorurato sodica ipotonica. Indicata nelle coliti spastiche, specie se di origine nervosa, nelle discinesie del grosso intestino (colon irritabile) e della cistifellea, nelle gastriti catarrali croniche e nelle gastroduodeniti croniche.

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ACQUA MEDIAClorurato sodica ipotonica. Azione lassativa, diuretica e purificatrice su tutte le ghiandole e mucose dell’apparato digerente: specie sul fegato svolge un’azione disintossicante di lavaggio dell’organismo e antinfiammatoria sui dotti biliari provocando secrezione biliare e correggendo quindi la stitichezza. E’ indicata nei processi morbosi cronici delle colecisti con o senza calcoli; nei soggetti operati di colecisti, di appendice e sull’intestino. E’ buona regola farla precedere da qualche bicchiere di Stabia calda.

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ACQUA MURAGLIONEClorurato sodica ipertonica. Azione purgativa; usata nella stitichezza ostinata, nella ossaluria, nella uricemia, nel diabete mellito e nella gotta.

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ACQUA POZZILLOMedio minerale ipotonica clorurato sodica. Azione diuretica, lassativa, disintossicante, antidispeptica.

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ACQUA SAN VINCENZOClorurato sodica ipotonica. Azione blandamente lassativa, diuretica, antinfiammatoria. Indicata in tutti i processi cronici catarrali dell’intestino, dispepsie intestinali fermentative o non, coliti croniche, congestione emorroidaria.

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ACQUA SOLFUREARicca di idrogeno solforato. Purgativa con azione antifermentativa intestinale. E’ indicata nella stitichezza cronica, nelle malattie allergiche, in molte malattie della pelle (eczema cronico, psoriasi e prurito), obesità e diabete.

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ACQUA SOLFUREA FERRATABicarbonato carbogassosa contenente sali di ferro ed idrogeno solforato. Azione purgativa, ricostituente ed attivante il ricambio; indicata nella stitichezza abituale, nella gotta cronica e nella iperuricemia.

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ACQUA SOLFUREA CARBONICABicarbonato carbogassosa ricca di acido carbonico. Purgativa con azione antifermentativa intestinale; indicata nella stitichezza cronica in soggetti con ipertensione arteriosa: trova impiego nella ipercolesterolomia e nel diabete.

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ACQUA STABIAClorurato sodica ipertonica. Azione lassativa, da usarsi nella stitichezza abituale, nelle enterocoliti croniche non diarroiche, nella congestione emorroidaria, nella obesità e nella piccola insufficienza epatica.


P.S.: Le acque devono essere usate per bibita a digiuno in bicchieri da un quarto di litro nella dose di 2 – 8 bicchieri, impiegando per ogni bicchiere circa 15 minuti, con intervallo di cinque minuti tra un bicchiere e l’altro, sorseggiando e passeggiando.

Note:

  1. non avendo alcuna competenza in materia, tengo a sottolineare che la suddetta tabella e il sottostante consiglio sono tratti liberamente dall’opuscolo: “Castellammare di Stabia e le sue Terme”.

Il “fuocaracchio” sull’arenile

articolo di Maurizio Cuomo

Nei giorni che precedono le festività natalizie la città di Castellammare di Stabia è scossa da un sussulto di notevole devozione, in tale periodo in ogni rione fremono i preparativi per onorare al meglio la solenne ricorrenza del Natale e ancor prima quella dell’Immacolata Concezione. A Castellammare la ricorrenza dell’otto dicembre è particolarmente sentita perché due eventi, tipici della tradizione popolare locale, ne delineano i pittoreschi contorni che si fondono tra folklore e religione: la voce di “Fratièlle e surélle” e i suggestivi “fuocaracchi”. Due pratiche antiche e suggestive, alle quali ancor oggi per fortuna è possibile assistere, che affondano saldamente le loro radici, nel credo religioso di alcuni stabiesi, che di esse ha fatto peculiarità fondamentale per il proprio cammino spirituale, in cui la devozione alla Madonna risulta essere la componente principale della vita. Il periodo culmina alla vigilia dell’Immacolata, quando per tradizione in ogni rione viene acceso un “fuocaracchio” (un grosso falò), intorno al quale si riuniscono i fedeli in attesa che alle prime ore dell’alba passi il cantore per annunciare l’ultima “voce” di “Fratièlle e surélle”. Le origini della tradizione del “fuocaracchio”, purtroppo sembra che non siano ben chiare, lo stabiese Ciro Alminni, per spiegare tali origini, nel libro “Antiche tradizioni stabiesi – Fratièlle e surélle” (anno 1999), riporta fedelmente così come dai suoi ricordi, una suggestiva storia raccontatagli dalla sua bisnonna Carolina (vissuta tra il 1800 e gli inizi del ‘900), in cui descrive il naufragio notturno di un peschereccio (paranziello) coinvolto in una violenta tempesta di mare e dell’unico superstite scampato alla tragedia, che in balia del mare, dopo ore di dura lotta tra le onde, mantenendosi a galla con un legno dell’imbarcazione, rimase miracolosamente illeso invocando la grazia della “Madonna”. Giunta ormai l’alba, e a mare acquietatosi, il pescatore, dolorante, stremato e infreddolito, raggiunse l’arenile stabiese adiacente alla cosiddetta “Banchina ‘e zì Catiello”, dove fu notato da alcune persone che si trovavano sul posto, che lo soccorsero accendendo un fuoco per riscaldare l’uomo. Il miracolato, riguadagnate un po’ delle sue forze, tra lo stupore degli astanti disse che era rimasto in vita perché salvato dell’Immacolata Concezione, che lo aveva accolto tra le sue braccia. Tale storia, se vera e non di fantasia, daterebbe quindi questa tradizione almeno alla fine ‘800. Volendo approfondire per verificare l’effettiva veridicità di questa tradizione prettamente stabiese, il nostro Gruppo di Ricerca, ha ben pensato di chiedere conferma a qualche stabiese ultraottantenne, che nel rilasciare intervista ha asserito che i fuochi dell’Immacolata ai loro tempi già esistevano, ma erano ben altra cosa, rispetto alla pericolosa pseudo-gara attuale, con la quale i rioni si contendono il primato nell’allestire il “fuocaracchio” più alto. Il fuoco a quei tempi era, invece, estremamente più raccolto e di modeste dimensioni, perché assolveva esclusivamente ad un compito prettamente propiziatorio. Nel raccogliere le testimonianze, si è anche constatato che i diversi racconti di vita vissuta concordavano per numerosi aspetti, tutti inerenti e riportanti alle modeste dimensioni dei falò. Il legname a quei tempi era un bene primario da non sprecare, perché usato in cucina (nei tempi in cui era in uso il focolare) e per il riscaldamento domestico, le modeste dimensioni dei falò erano quindi dovute al centellinare di questa preziosa risorsa, che nell’occasione era anche necessaria per riscaldare gli astanti in attesa dell’albeggiare. Un ulteriore conferma della preziosità del legname, è data dalla radicata usanza di allora, delle donne di famiglia di raccogliere a mattina inoltrata (al termine della funzione religiosa) la brace residua dei falò, quando ormai il fuoco aveva consumato le proprie energie, e la carbonella risultava utile a riempire il braciere di famiglia (‘a vrasera) per riscaldare gli umidi alloggi nella fredda giornata dell’Immacolata Concezione. Il folklore locale al servizio di un unico grande evento religioso, per dare anche ai giorni nostri una giusta continuazione ad una tradizione prettamente stabiese.

Galleria fotografica il fuocaracchio sull’arenile (anno 2010)

Quest’anno per questioni di incolumità pubblica l’Amministrazione locale, ha proibito tale pratica nei rioni e ha organizzato un falò controllato e sicuro sull’arenile, dando così alla cittadinanza una alternativa (salva tradizione) anch’essa suggestiva e di effetto. Tale iniziativa, però, seppur riuscita lascia un po’ di amaro in bocca, perché accentra l’attenzione in un’unica zona (con i relativi pro e contro del caso) e snaturalizza ciò che fino a ieri, era sempre stato di competenza rionale. A nostro avviso è giusta la messa in sicurezza, che approviamo senza batter ciglio, ma allo stesso tempo ritenendo che sia altrettanto giusto, proponiamo a chi ne ha la competenza, di studiare un modo per restituire ai rioni la legittima tradizione. Per attuare ciò in modo organizzato e civile (il tutto fatto in economia e senza troppi sforzi), l’Amministrazione comunale per le future ricorrenze, potrebbe fornire ai vari comitati parrocchiali, un braciere e della legna da ardere (ad esempio la legna proveniente dall’annuale potatura del verde pubblico cittadino, preventivamente accantonata e tagliata a misura, che così azzererebbe anche il passivo per l’eventuale smaltimento in discarica), una soluzione semplice, che se organizzata bene, potrebbe mettere tutti d’accordo e responsabilizzare la comunità stabiese, che accantonando i “lamponi degenerati” potrebbe riappropriarsi della vera tradizione del “fuocaracchio” e magari dare il via ad una vera e propria “notte bianca” cittadina.

Buona Immacolata a tutti.

Fabio Quagliarella, orgoglio stabiese!

( di Maurizio Cuomo )

Il gagliardetto nazionale che Fabio Quagliarella ebbe modo di dedicare agli amici di liberoricercatore.it

Il gagliardetto nazionale che Fabio Quagliarella ebbe modo di dedicare agli amici di liberoricercatore.it

La clamorosa notizia che l’Italia è uscita di scena dai mondiali di calcio del Sud Africa, in queste ore tiene banco sulle maggiori testate giornalistiche nazionali ed internazionali; il presente messaggio, scritto sentitamente e con il cuore, certamente non vuole sostituirsi ai competenti commenti di giornalisti e dei tecnici del settore, ma vuole semplicemente commemorare la strepitosa prova di orgoglio disputata, nella partita contro la Slovacchia, dal bomber stabiese Fabio Quagliarella, che Continua a leggere

tarallini dolci

Dolciumi stabiesi

a cura di Maurizio Cuomo

Pietanze, bevande e dolciumi quali: pizza napoletana, gnocchi alla sorrentina, torta caprese, vini vesuviani, pomodori San Marzano, pasta e vino di Gragnano; sono solo alcune delle decine di specialità campane conosciute in Italia ed all’estero per l’eccellente qualità. Castellammare di Stabia contribuisce notevolmente ad arricchire questa lista con diversi prodotti locali tra i quali vanno ricordati: l’acqua della Madonna, i carciofi degli orti di Schito, la galletta stabiese ed i tipici biscotti di Castellammare.


Dolciumi stabiesi

La Pasticceria stabiese, affonda radici antichissime nella tradizione culinaria campana, per tale motivo, dalla segnalazione del Maestro Pasticciere Catello Salvato (al quale rivolgiamo un particolare ringraziamento), riportiamo a seguire un elenco di alcuni dolciumi (noti e meno noti) di probabile origine stabiese.

Caramella alla carruba (‘a caramella a sciuscelle): veniva prodotta dai pasticcieri stabiesi nel periodo invernale per alleviare il mal di gola. Ingredienti: zucchero ed estratto di carruba.

tarallini dolci

tarallini dolci

Biscotto Tripolino: biscotto di pasta frolla a forma di stella ideato dal pasticciere stabiese Vincenzo Guida con negozio a via Fontana.

Pupatiello: biscotto di pasta frolla di forma quadrata con impasto di spessore sottile ideato da Vincenzo Guida.

Biscotto Olanda: di forma rettangolare allungata indicato per lo svezzamento del neonato, preferito al “costoso Plasmon”, in quanto economico e genuino.

Cono croccante artigianale: ideato da un artigiano con bottega a via San Vincenzo.

Tarallini dolci: a forma di ciambella e ricoperti da lieve glassa di zucchero.

dolciumi vari & torroncini

dolciumi vari & torroncini

Torroncino personalizzato: a forme diverse (cuore, rettangolo, ecc) in origine veniva fatto solo triangolare con la scritta personalizzata, per tradizione da dare in dono alla propria moglie, alla mamma o alla fidanzata il giorno 1° Novembre (Ognissanti).

“Stabiae-book” ecco la biblioteca on-line

La rassegna stampa del libero ricercatore

Il Mattino – Titti Esposito (25 marzo 2010)

Il Mattino – Titti Esposito (25 marzo 2010)

“Stabiae-book” ecco la biblioteca on-line,

articolo di Titti Esposito, tratto da “Il Mattino” del 25 marzo 2010.