Archivi tag: poeti stabiese

Scuola Primaria “Basilio Cecchi” (anno 2007/08):

La mia città
( Gli alunni della classe IV sezione D )

Vado in giro per la mia città
e vedo bellezze di qua e di là:
le tante sorgenti di acque minerali
con le loro proprietà eccezionali,

dove si va allegramente a tuffare
un bel biscotto di Castellammare,
mentre vien, dalla Cassa Armonica,
il suono di un’orchestra sinfonica.

Alzo lo sguardo e vedo la funivia
che verso il Faito veloce vola via,
in Cattedrale, dall’alto del suo trono,
benedice San Catello nostro Patrono.

L’austero Castello, tutto illuminato,
guarda questa meraviglia del creato;
sei unica e bella o mia Castellammare,
seduta tra i tuoi monti ed il tuo mare!

* * *

Castellammare
( Gli alunni della classe IV sezione E )

Mi affaccio dal Castello sul mare
ed ammiro la mia Castellammare:

vedo le barche dei pescatori,
colme di pesci dai mille colori;

vedo le sue numerose sorgenti,
che volentieri bevono tutte le genti;

volare gabbiani nel cielo azzurro
e nel cuore sento un dolce sussurro;

la Cassa Armonica nella Villa Comunale,
mentre allegra suona una banda musicale;

la Cattedrale con Palazzo Farnese,
orgoglio e vanto del nostro paese;

è proprio bella questa mia città
ed è la pura e sacrosanta verità!

* * *

Le bellezze di Castellammare
( Gli alunni della classe V sezione G )

A Castellammare tante acque puoi trovare
che da diverse malattie ti possono sanare,
tanti capolavori puoi ammirare,
tante cose squisite puoi gustare:

la Cassa Armonica in Villa Comunale,
il Castello, gli Scavi e la Cattedrale ;
i famosi biscotti, il “casatiello”
e la pizza di “Zemberiniello”.

Se vuoi fare una cosa davvero bella,
fa’ un giro nella celebre carrozzella,
che piano piano ammirare ti farà:
tutte le bellezze di questa città

Accademica Maria Criscuolo (poetica stabiese)

All’Acqua della Madonna
(Accademica Maria Criscuolo)

L’antico paesaggio del porto

mi cattura il cuore

e nella retina

impressa resta

l’acquaiola che ciarla

l’acqua schiumosa e sporca

dai detriti delle barche

le lunghe vele

ad asciugare al sole.

Nello scorcio

d’un quadro seicentesco

le file di cozze

le giare d’acqua

i tavolini a sghimbescio

nell’attesa del forestiero

che passa e si disseta.

Ad attingere l’acqua

alla fonte è l’ora

d’un gruppo di scugnizzi

che reclama una mercede

ad ogni fiasco che riempie.

La vita non muta:

qui da noi

è rimasta la stessa.