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Anagrafe

Anagrafe di Castellammare

Anagrafe di Castellammare
di Alessandro

Ho sposato 40 anni fa una donna di Castellammare e ho letto recentemente sul vostro sito che avete riportato episodi interessanti riguardanti la sua famiglia. Notizie interessanti a cui vorrei aggiungere un episodio, curioso, divertente e nello stesso tempo, generatore di piccoli problemi (da circa quarant’anni).

Anagrafe

Anagrafe

Sono certo che sarete in grado di svolgere le vostre accurate indagini e darmi finalmente una risposta. Ecco i fatti:
Mia moglie è nata il 7 marzo 1945 e doveva avere il nome di Giovanna. Ora cercate di immaginare la scena di chi è andato all’anagrafe a registrarla:
Dichiarante: “Vorrei registrare una bambina nata il 7 Marzo 1945 e il nome è …………. Giovanna!”
Impiegato dell’anagrafe: “Scusate… San Giovanni Battista?”
Dichiarante: “No ! No!”
Impiegato dell’anagrafe: “San Giovanni evangelista?”
Dichiarante: “No! No!” E così via con tutti i santi di nome Giovanni…
Dichiarante: “Ma come non sapete che oggi è celebrato San Giovanni di Dio!”
Impiegato dell’anagrafe: “Ho capito…”. La neonata viene registrata all’anagrafe: sig.na P…… Giovanna di Dio (così come trascritto sulla Carta d’Identità).
Ora provate ad immaginare quante volte nella vita, sia lei che il sottoscritto, che ho avuto la gioia di sposarla, abbiamo dovuto spiegare che “di Dio” non era un cognome, ma un estensione del nome.
Fummo richiamati durante la “luna di miele” dal prete che ci aveva sposato, preoccupato che il matrimonio non era valido perché mia moglie si era dimenticata ….“di Dio”.
Avrei centinaia di altri simpatici episodi, ma vivo nello struggente desiderio di sapere chi è che ha fatto “sto guaio” all’anagrafe visto che la famiglia non l’ha mai rivelato.

Con simpatia per la vostra iniziativa, Alessandro

Castellammare si racconta

Castellammare si racconta

Castellammare si racconta

Castellammare si racconta

La stabianità verace dei vicoli, il culto e la fede popolare, i personaggi e quant’altro possa essere raccontato, sarà ospitato nella speranza di poter salvaguardare i ricordi e la vita vissuta che ci appartiene. Nella rubrica verranno raccolte esclusivamente le storie e i racconti riguardanti Castellammare di Stabia e gli stabiesi.

Castellammare si racconta:

Alessandro:
Anagrafe di Castellammare

Ciro Alminni:
Chiacchiere ‘e marciappiere –

Frank Avallone:
Carluccio d”e ricuttelle
“Cocchino”
Compare “Garzillo”
‘E guagliune r”a Funtana
Giganti stabiesi
Grandi eventi del 20° Secolo
Il “filone sportivo”
Il “Giu’ Germania”
La storia del mio passato
Leonida, le legioni romane e il canottaggio
Lucia ‘a lavannara
Personaggi stabiesi incredibili
Tiempe belle ‘e ‘na vota

Andrea Barbero:
Ricordo d’infanzia (Santa Caterina e la Fontana Grande)

Gioia Bozzaotre:
Carla Caccioppoli Imparato

Silvano Cannavacciuoli:
La mia storia
Stabiesi ritrovati

Assunta Carrese:
Castellammare anni ’40. Ricordi del mio quartiere
Castellammare anni ’40. Altri ricordi
Scanzano anni ’30. Ricordi della mia infanzia

Enzo Cesarano:
Don Rodolfo Spagnuolo
Salvatore ‘o cuzzecaro
Storia semplice

Antonio Cimmino:
Amarcord scanzanese –
– Catello Maresca detto Ciccione
Dopoguerra a Castellammare –
Scanzanesi in fuga da Sparanise –

Giovanna Coppola:
Soprannomi del rione “Spiaggia” –

Libera Coppola:
Come una volta…
La tammorra e le erbe aromatiche
Teresa ‘e Felicella

Beppe Cuomo:
La mia Castellammare
Un po’ dei miei ricordi fotografici

Domenico Cuomo:
Chi la fa, l’aspetti!

Maurizio Cuomo:
Il prof. Franco Circiello (omaggio a un caro amico)
Ll’urdemo craparo –

Angelo Del Gaudio:
Immagini della memoria

Andrea Di Martino:
Zemberiniello

Corrado Di Martino:
Catiello e Vicenza
Cicco d’oro
Una sera ho incontrato Fabrizio De André
Un giorno incontrai Raffaele Viviani

Enrico Discolo:
Antica cantilena stabiese
Giardino di luci
– Mattinata stabiese
Natale al Cognulo
Notte al Faito
Panorama

Ciro Di Stefano:
La storiella

Alfonso Esposito:
Vicienzo Ll’acquaiuolo

Domenico Esposito:
Vicienzo ‘o giurnalaio

Antonello Ferraro:
La strada da Quisisana al Faito

Ferdinando Fontanella:
‘E stufe a rena
Fuite ‘o terremoto

Michelangelo Gargiulo:
‘O strillone

Bonuccio Gatti:
Don Salvatore d”e caramelle

Catello Graziuso de’ Marini:
A Castiellammare nuje vulimme jastemmà
L’Isis degli anni Cinquanta
Monte Croce
Racconto di gioventù
‘O Rillorgio

Antonio Greco:
Don Giacinto, ‘o presebbio –

Massimiliano Greco:
La visita di un amico

Vincenzo Izzo:
Ll’acquaiuolo

Nello Lascialfari:
‘A Caperrina anni ’50
Castellammare: vita, storia e cultura
I pescatori della banchina ‘e zi’ Catiello
L’album dei ricordi
– Mare e pescatori stabiesi –
Strade antiche

Maurizio Longobardi:
‘O vuttaro –

Ciro Lo Schiavo:
– Ll’acquaiuolo (breve biografia)

Rita Menduto:
– Il Dolce ricordo di Mariano Carrese –

Silvestro Migliorini:
La gattina nel motore
L’incontro
Vita in mare

Maria Moreno Amendola:
San Michele

Catello Nastro:
‘A Casciarmonica ‘e Castiellammare
Sessantadue anni di Festival di Sanremo

Gigi Nocera:
Gli anni ’30 (rubrica)

Tullio Pesola:
Bar Umberto
Catellino d’e cavallucci
Don Mario ‘o lattaro
Don Pascale ‘o cafettiere
Don Peppino
Le signorine Petretta
Le Terme Stabiane
Michele e Nunziata
Surrentino ‘o spizziale

Gianna Petagna:
Il bar Petagna

Clara Renzo:
– Ricordi

Gioacchino Ruocco:
I miei anni a Torino
Scanzano negli anni ’50

Raffaele Scala:
Alfonso chi?
Via Cassiodoro
Via Cassiodoro due: il terremoto del 21 agosto 1962

Luigi Totaro:
I.T.I. Fea di Castellammare

Titina Valanzano:
Triste canto

Alfredo Volpe:
Ciccio ‘a ri sorde

Giuseppe Zingone:
‘A ‘Mmaculata
Faito
– Gente semplice, vite eroiche
Il terremoto del 23 novembre 1980
L’estate nella mia terra
Nicola Santaniello
‘O palazzo ‘e Sant’Antonio –
Primavera
Santa Maria della Pace
Santi peregrini e Sarti improvvisati
Storia di un asciugamano usato
Un anno a Castellammare

Racconti, cantilene

Antica cantilena stabiese

Antica cantilena stabiese

di Enrico Discolo

Racconti, cantilene

Caro Maurizio, ho letto con piacere la filastrocca segnalata dalla gentile signora Clara Renzo (rif.: rubrica “Cantilene e Filastrocche“) e devo dirti che anche la mia nonna materna, Assunta Donnarumma, mi cantava e ci istruiva a fare il gioco infantile che veniva accompagnato dalla suddetta cantilena.
Lei, soprattutto, cantava questa filastrocca nel suo forno di via Bonito vicino (‘o pertuso d’‘o Cugnulo). Quel forno era molto famoso nella Castellammare dell’800 e ‘900 perché suo padre, il mio bisnonno, Peppino Donnarumma, faceva il saporitissimo pane cosiddetto “Pane e Sarravolle”. Infatti da tutta Castellammare e dai paesini confinanti arrivavano a Via Bonito col Tram per comprare questo tipo di pane. La giovanetta Assunta Donnarumma, alle prime ore del mattino, poi, riempiva le ceste con le “Vascottelle di pane fragrante di Sarravolla” e le portava sul porto dalla signora Carmela che le rivendeva a sua volta (con le melanzane sott’olio, coi pomodori freschi e origano, con la “suffritta”, con le alici, con le “renghe” ecc.) ai paranzellari che partivano per la pesca e agli uomini di fatica dell’antico mercato. Prima di continuare, il flusso dei ricordi è come un fiume in piena, devo rivelarti un’altra curiosità, uno dei fratelli del padre di mia nonna si chiamava anch’egli Giuseppe e la spiegazione che mi è stata data da piccolo è stata molto semplice: i genitori dei due fratelli non sapevano che Peppino e Giuseppe in effetti era lo stesso nome… e mia nonna si divertiva molto quando cercava di spiegarmi che molte volte le carte legali dell’uno erano dirette all’altro e così viceversa. Ritornando alla filastrocca che mi è stata tramandata da nonna Assunta il gioco consisteva nel riunire nel retro del forno, dopo la giornata di lavoro, i bambini più piccoli della famiglia. Essi mettevano le mani sul tavolo, col dorso all’insù, formando quasi un cerchio. Quindi La giovane Assuntina con la sua mano girava intorno alle manine dei ragazzini pizzicandole al ritmo della seguente cantilena, che molto si avvicina a quella riportata dalla Signora Clara:

Pizzi, pizzi trangole,
La morte de Santrangole,
Santrangole e Pipine,
La morte ‘e Sarracine.
Sarracine faceva lu pane.
Tutte ‘e mosche s”o mangiavene.
Palla d’oro, palla d’ò’,
Chi è meglio esce fore.
Esce fore al mio giardine,
Pizza doce ‘e tagliuline.

Quando terminava la filastrocca veniva messo fuori gioco il bambino sulla cui mano veniva dato l’ultimo pizzicotto nel momento in cui veniva pronunciata la parola “tagliuline”. Poi si ricominciava da capo fino a quando l’ultimo bambino rimasto era costretto a fare una penitenza.
Tanto ti dovevo solo per la verità storica del testo. Cari saluti anche alla Signora Renzo che mi ha dato questa opportunità.

 

Leonida, le legioni romane e il canottaggio

Leonida, le legioni romane e il canottaggio
di Frank Avallone

Durante l’estate del 2011 ho conosciuto un personaggio incredibile il cui nome è “Jay Garner”, un generale saggio e di notevole esperienza, le cui gesta sono censite anche su internet con un notevolissimo curriculum, che sicuramente è conosciuto anche dal generale Castellano di Castellammare. Dunque seduti intorno alla piscina del condo, parlavamo di Leonida, gli spartani e delle legioni romane. A tal proposito lui mi faceva notare, ciò che, sia gli uni, che gli altri, avevano in comune:
N. 1 PREPARAZIONE FISICA E MENTALE ECCEZIONALI
N. 2 UNA STRATEGIA DI COMBATTIMENTO E DI SCHIERAMENTO ASSOLUTAMENTE UNICA. E LEADERSHIP DI ALTISSIMO LIVELLO.
N. 3 UNA MENTE SUPERIORE, CAPACE DI ESCOGITARE E DI PERFEZIONARE IL SISTEMA.
Ora però parliamo di canottaggio e capirete perché ho parlato di strategia militare e perché mai, tra le due cose, vi sia un parallelo. Ogni anno, a cominciare dal 1990, la Federazione Internazionale di Canottaggio (FISA), attribuisce ai canottieri che si sono distinti per sportività esemplare e carriera eccezionale, la medaglia “Thomas Keller” (EX PRESIDENTE FISA DAL 1958 AL 1989). Il massimo riconoscimento conferito ai più grandi campioni dello sport remiero!!! Se rispolveriamo l’albo, alla ricerca di due dati notiamo che la Germania (CON 82 MILIONI DI ABITANTI) ha ricevuto 6 medaglie; la Russia 2 medaglie (CON 143 MILIONI DI ABITANTI); il Regno Unito 2 medaglie (CON 62 MILIONI DI ABITANTI); il Canada 3 medaglie con (CON 35 MILIONI DI ABITANTI); l’Australia 3 medaglie (CON 23 MILIONI DI ABITANTI); la Norvegia 2 medaglie; i Paesi Bassi 1 medaglia (CON 16 MILIONI DI ABITANTI); la Romania 1 medaglia (CON 19 MILIONI DI ABITANTI), l’Estonia 1 medaglia (CON 1,5 MILIONI DI ABITANTI), il tutto per un totale di 21 medaglie… ed ora viene il bello:
CASTELLAMMARE DI STABIA ha ricevuto 4 medaglie (CON APPENA 65.000 ABITANTI):

FRANCESCO ESPOSITO (1996)
GIUSEPPE ABBAGNALE (1997)
CARMINE ABBAGNALE (1997)
AGOSTINO ABBAGNALE (2006)

Come mai tanto successo? Io mi son fatto questa domanda e per trovare una risposta mi misi in contatto con il dott. Antonio Venditti, per chiedergli dove mi potevo documentare. Lui gentilmente mi mandò alcuni dati. A seguito di ricerche incrociate ed indagini, arrivai quindi alla stessa conclusione, cui arrivò il generale Garner: una mente superiore ha escogitato la tecnica e la strategia per vincere!! Chi è costui? Certamente il dott. La Mura; è infatti lui, l’unico punto in comune tra i quattro atleti: questi grandi campioni sono venuti fuori dal Circolo Stabia, sotto la guida dello stesso allenatore, La Mura”.

Giuseppe Abbagnale e Giuseppe La Mura

Giuseppe Abbagnale e Giuseppe La Mura

Tirando quindi le somme, il futuro della nostra nazionale di canottaggio, non può prescindere da questo dato, per fare bene, alla guida di essa dovrebbe andare chi nella vita ha imparato alla perfezione le tecniche di allenamento e la strategia del dott. La Mura, e chi potrebbe farlo se non, questi grandissimi campioni? La risposta per il successo futuro è molto semplice: Francesco Esposito o gli Abbagnale sono la nostra speranza… diamogli la responsabilità ed i risultati verranno!!!

 

Una sera ho incontrato Fabrizio De André

Una sera ho incontrato Fabrizio De André
di Corrado Di Martino

Fabrizio De André a Castellammare

Fabrizio De André a Castellammare

Era ormai sera avanzata, iniziava a rinfrescare, sapevo di far tardi e quindi avevo indossato un vecchio giaccone stanco, verde militare. Avevo con me la mia Olympus, con il corredo completo di obiettivi e flash, ed una Nikon prestatami da un amico fraterno, Peppe Cannavale, che purtroppo oggi non è più con noi. Dal fondo del lungomare si intravedevano, lontane, le luci di prova del palco sul quale avrebbe dovuto, da lì a poco, esibirsi Fabrizio De André, le note del basso si sentivano durante il check sound. Eccitato avanzai il passo, il palco era stato allestito, sulla spiaggia, molto vicino al lungomare, alle spalle della Cassarmonica, guardando il mare, appena un po’ decentrato sulla destra. Nelle immediate vicinanze c’erano già tutti i miei amici, quelli più importanti: Agostino ed Elvira, Luigi, Liliana ed Antonio, Peppe, appena un po’ distante Silvano, che non si perde mai un evento musicale in città, e Giovanni Somma (forse anche Salvatore Buffolino e consorte, ma non ne sono sicuro). Arrivai che il concerto ancora non aveva avuto inizio, pensai che forse potevo riuscire a fare qualche foto prima del debutto. Qualche dubbio sul fatto che mi facessero accedere liberamente sul palcoscenico, mi convinse a dispiegare tutto l’armamentario fotografico, in modo da sembrare un professionista. Posi entrambe la macchine a tracolla, la Olympus , con lo zoom inserito, in mano come un fucile, e la Nikon appesa al collo pronta all’uso. Detto fatto, dalla scaletta posta sulla destra di chi guarda, provai a salire. Mi riuscì tutto alla perfezione, era lo stesso trucco che avevo praticato nel 1979 in occasione della gara di motocross sull’arenile. Salgo, oltrepasso un amplificatore e dietro di questo mi ritrovo al cospetto di Fabrizio De André, lui mi lancia uno sguardo dai suoi occhiali fumé, nota le macchine fotografiche, e si gira disponibile, forse convinto di avere a che fare con un reporter. Volevo parlargli, all’epoca non mancavo di faccia tosta, e senza perdere tempo, per aprire un contatto gli dissi:– ha visto come è bella la nostra città? – e lui con quel solco che aveva sul viso irregolare ..quella specie di sorriso, mi rispose con cortesia – guarda, dove c’è il mare è casa mia.. –, avrei voluto continuare, e chiedergli se avesse visitato il centro storico con le sue stradine strette e ripide, tanto simili alla Creuza de mà o a Via del Campo, ma mi si avvicinò uno zelante vigile urbano – e sapete come sono zelanti i vigili qua da noi –, che mi prese per un braccio come per allontanarmi, feci finta di andarmene, il cerbero si allontanò. Invece, presi a parlare con uno dei tecnici del suono, mentre si avvicinava il momento di iniziare lo spettacolo.

Fabrizio De André a Castellammare

Fabrizio De André a Castellammare

Il vigile zelante, un ibrido che si incontra solo raramente in città, mai quando c’è un ingorgo (sic!), era ormai dall’altra parte del palcoscenico, mi scorse di nuovo, ma non potendo attraversare la scena per raggiungermi prese a fare dei segni, produsse anche quello classico che si fa mordendosi la mano tesa all’altezza dell’indice scuotendo la testa, non me ne curai, fingevo di non comprendere. Partirono le prime note, iniziai a fare qualche foto. Lo zelante indomito, passando sull’arenile circumnavigò da dietro il ponteggio in tubi innocenti – dal puzzo ho creduto anche che avesse pestato qualcosa di molle –, mi si riavvicinò di nuovo, e mi impose di andar via. Fu allora che sbottai, spazientito contro l’autorità costituita, proferendo in dialetto stretto un grido di protesta per tanto accanimento:– E.. m’he rutt’’e palle!!–. Forse Fabrizio ne rise divertito, forse sono io che ho piacere ad immaginare questo. In buona sostanza, comunque sia andata è stata una serata indimenticabile.