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Funiculì Funiculà e ‘o Telefono

Funiculì Funiculà e ‘o Telefono

di Giuseppe Zingone

La ricerca in rete non sempre è produttiva e qualche volta può generare confusione e così  alcuni siti cadono in errore e le vicissitudini di una storia o di una notizia si reiterano come un  tam tam accrescendo a dismisura.

Capita ancora, che la storia di brani famosi, s’intrecci con altri brani che pure hanno fatto la storia della canzone napoletana. Cercando notizie sul Denza e sulla sua Funiculì Funiculà, mi è capitato di leggere un discreto volume, che apporta un po’ di chiarezza proprio a quelle informazioni che girano in rete, che mescolano, Turco e Denza, con le vicissitudini di Di Giacomo-Costa e Roberto Bracco.

Napoli che se ne va

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Piero Girace

Piero Girace

Questa nuova rubrica, ha lo scopo di raccogliere alcuni degli scritti, libri e documenti relativi al nostro concittadino Piero Girace, e che qui verranno offerti ai nostri lettori.

Piero Girace, proprietà Vincenzo Dolce

critico d’arte, scrittore, poeta, paroliere

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Roberto Bracco a Piero Girace

Roberto Bracco a Piero Girace

di Giuseppe Zingone

Roberto Bracco

Roberto Bracco nacque a Napoli, il 10 novembre 1861. È stato un giornalista, scrittore e drammaturgo italiano, deputato del Regno d’Italia dal 24 maggio 1924 al 9 novembre 1926.
Fu giornalista per il Corriere del mattino, per il Capitan Fracassa (con l’alias Baby), il Piccolo. Successivamente Matilde Serao ed Eduardo Scarfoglio lo convinsero a collaborare per il Corriere di Napoli (in qualità di critico teatrale e musicale) e sempre con loro a Il Mattino.

Roberto Bracco fu tra i più insigni personaggi della cultura partenopea del suo tempo, profondamente legato in amicizia con Salvatore di Giacomo (Leggi anche: Olga Ossani).
Uomo di cultura straordinaria, convinto e strenuo sostenitore delle proprie idee fino alla morte, fu insieme a Benedetto Croce nel 1925, tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti.
Questo suo schierarsi apertamente, gli costò tantissimo, le sue opere sia commedie che drammi, furono vietate dal regime, la sua vita ne fu stravolta e devastata; forte fu lo scontro con Luigi Pirandello che quasi in contrapposizione a Bracco aderì al manifesto degli intellettuali fascisti.
Odiato dal regime di Mussolini, il suo nome fu in seguito usato (come spesso è capitato nella storia della Repubblica) quale “modello ed emblema dell’antifascismo” una politica barbara quella del dopoguerra e idee politiche faziose si servirono spesso del suo nome per poi dimenticarlo. Roberto Bracco è, oggi, noto solo agli addetti ai lavori del teatro, che continuano a far rivivere le sue opere, ma, ahimé…, sconosciuto ai più.

Il ritrovamento di questa lettera scritta di suo pugno ora nelle mie mani, era indirizzata a Piero Girace. Bisognava salvarla in un articolo, per quel concetto del non dimenticare che appartiene a Liberoricercatore. Questo speciale documento mi ha inevitabilmente commosso.

Lettera Roberto Bracco a Piero Girace, busta1

Un breve collocazione storica della lettera:

Nel 1931 il giornalista Ugo Cafiero scrive una introduzione al libro di poesie di Piero Girace dal titolo, La Fontana di pietra.2Una di queste copie, attraverso il Cafiero giunse in dono a Roberto Bracco. Inoltre Piero Girace, citò il noto giornalista Roberto Bracco, nel suo, Le Acque e il Maestrale, anno di pubblicazione 1937, nel racconto dal titolo, Villeggiature di altri tempi.

“Ma non è giunta nemmeno a metà strada che ella (Olga Ossani) s’imbatte in due giovani, in «paglietta» ed abito bianco di lino, collettone duro e cravatta fantasia. I quali vengono da Napoli, ed hanno fatto un viaggio disagevole e lungo, con l’affannosa vaporiera, che durante tutto il percorso ha strillato agli alberi della campagna ed ai paesotti della linea un saluto pettegolo e vanitoso. Tutto ciò hanno sopportato per bere un bicchiere di acqua minerale delle Terme, e per stare un po’ insieme con la collega scrittrice Febea.

Questi due giovani si chiamano, l’uno Salvatore di Giacomo, l’altro Roberto Bracco. Hanno tutti e due già un nome.

L’uno per molte canzoni e sonetti, di una potente plasticità, di cui si dice un gran bene, e l’altro per certe commedie, umanissime, piene di sentimento, le quali hanno riportato successi strepitosi nei teatri italiani“.3

Lettera Roberto Bracco a Piero Girace

Qui la lettera di stima e ringraziamento di Roberto Bracco:

Napoli, 20 dic. 1932
Egregio Piero Girace,
le sono veramente grato d’aver voluto
offrirmi, con una così bella dedica, le
sue liriche. E’ dolce al mio vecchio cuore
il ricordo deferente di giovani
artisti nobilissimi come Lei tra
l’ostentato oblio di cui oggi sono circondato nel mio Paese…
Aggiungo – quantunque io non creda
che ciò possa avere importanza
per Lei – che queste sue liriche ho
molto ammirate, come ho ammirata
la fervida prefazione di Ugo
Cafiero, prescindendo dai riferimenti
che non mi sono parsi opportuni
e che ho attribuito alla irresistibile
suggestione della insistenza di motivi
dei quali l’atmosfera è pregna.
Augurandole cordialmente degna
fortuna le stringo la mano.

Suo
Roberto Bracco

Roberto Bracco, firma

Un fatto poco noto, svelato recentemente dal libro di Pasquale Iaccio,4fa luce sulla qualità umana del drammaturgo napoletano, soprattutto in termini di dignità, stile e senso dell’onore. Quando, nel 1937, l’anziano Bracco versava in cattive condizioni di salute e di forte indigenza, Emma Gramatica (attrice delle sue pièce) chiese per lui al ministro della Cultura Dino Alfieri di aiutarlo finanziariamente, al fine di «trovare un modo pietoso per alleviare la vita che si spegne di quest’uomo di ingegno che ha avuto gravi torti ma non ha mai fatto nulla di male, e se non ha tentato nulla per superare i suoi errori non è stato per orgoglio ma per dignitoso silenzio temendo di essere mal giudicato». Mussolini dispose d’urgenza che l’aiuto gli fosse concesso e l’assegno fu recapitato da Alfieri alla Gramatica. Ma Bracco, messo al corrente dell’iniziativa dell’amica, non accettò il sussidio. L’attrice fu costretta a restituire la somma, accompagnata da una lettera dello stesso Bracco al ministro Alfieri: «Eccellenza, per una serie di circostanze che sarebbe qui inutile precisare, mi è pervenuto con molto ritardo lo chèque di Lire diecimila da Lei inviatomi. (…) Una profonda e benefica commozione ha prodotto in me l’atto generoso da Lei compiuto con eleganza di gran signore e con una squisita riservatezza, in cui ho ben sentito la bontà e la comprensione di chi amorosamente e validamente vigila le sorti della famiglia artistica italiana. Ma la commozione profonda e benefica non deve far tacere la mia coscienza di galantuomo, la quale mi avverte che quel denaro non mi spetta».

Roberto Bracco si spense a Sorrento, accudito dalla moglie, il 20 Aprile 1943.

Leggi gli altri scritti di Piero Girace.

Articolo terminato il 14 marzo 2023


 

  1. La lettera di ringraziamento di Roberto Bracco a Piero Girace fu spedita da Napoli la notte tra il 20-21, Dicembre del 1932, (con la seguente dicitura): Spedisce: Roberto Bracco, via Santa Teresella degli Spagnoli 28 Napoli. La stessa giunse a Castellammare il 21 dicembre del 1932, così sulla busta, A Piero Girace Castellammare di Stabia (presso la Tipografia L.anzaro). Ricordiamo che la tipografia di Florindo Lanzaro aveva sede in via Coppola, numero 33.
  2. Piero Girace, La fontana di pietra, Editrice la biblioteca fascista 1931.
  3. Piero Girace, Le Acque e il Maestrale, Arti grafiche Sav 1961, pag. 132-133.
  4. Pasquale Iaccio, Un intellettuale intransigente: il fascismo e Roberto Bracco, Napoli, Guida, 1992.

Olga Ossani, Febea

Olga Ossani, Febea

di Giuseppe Zingone

Olga Ossani

Olga Ossani nasce a Roma il 24 maggio del 1857 da Carlo e Maria Paradisi.
I genitori furono portavoce di quei valori risorgimentali che segneranno la vita ed il carattere di Olga, imprigionati nelle carceri pontificie nel 1862, (Olga aveva solo cinque anni). Dai ricordi di questa drammatica esperienza familiare scrive nel 1908, il racconto La bambola in prigione. Continua a leggere