articolo di Enzo Cesarano
Don Rodolfo era uno dei proprietari del “Gran Caffè Napoli”, meglio conosciuto come bar “Spagnuolo”. Era uomo colto e fine, saggio, ironico e graffiante, ma era anche come si diceva un tempo “vero signore”. Per i frequentatori del bar non c’era argomento che lo trovava impreparato, conosceva di tutto: la politica, il sociale, ma anche pettegolezzi e dava una risposta a tutto col suo modo di vedere la vita, riusciva a leggerci tutte le sfumature. Famosa era la sua ironia: fresca, pungente, bella e divertente, aiutato da una voce squillante dalla classica cadenza dei gagà scarpettiani o persino di qualche personaggio interpretato da Totò. Ripeterò: don Rodolfo era saggio e popolano, ma intellettualmente onesto, intrigante, frizzantino, insomma, uno spasso. Di lui avrei tanti aneddoti da raccontare, ma uno in particolare lo conservo come l’ultima lezione di vita che don Rodolfo volle darmi pochi anni prima di morire e vorrei che gli amici di liberoricercatore ne fossero partecipi. Continua a leggere