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Congrega dell’Immacolata Concezione e San Catello, le Origini

Congrega dell’Immacolata Concezione e San Catello, le Origini

di Corrado Di Martino con Salvatore Gallo – 09 ottobre 2021

Il servizio video filmato di oggi dedicato alla chiesa di San Giacomo Maggiore di Castellammare di Stabia, trae origine dal libro di Salvatore Gallo1: l’Antico Convento di San Francesco di Castellammare di Stabia – dal 1311 alle soppressioni napoleoniche.

Congrega Immacolata Concezione e San Catello, le Origini – YouTube

Il saggio di Gallo nel ricostruire le vicende storiche, artistiche,  politiche e amministrative dell’insediamento francescano in Stabia dalla fine del XIII secolo, fino alle soppressioni napoleoniche; tratta in virtù della pubblicazione di oltre trecento documenti originali datati da metà ‘500 fino agli inizi del ‘800, ed anche delle origini della Congrega dell’Immacolata Concezione e San Catello. Ovvero della chiesa di San Giacomo Maggiore in Castellammare di Stabia. La preziosa trascrizione degli atti che compongono la Platea della Congregazione del Terz’ordine di San Francesco del 1624, è l’inestimabile lavoro svolto sui più antichi corpi documentali inerenti le Confraternite stabiesi.

  1. Salvatore Gallo è nato nel 1972 a Vico Equense. Laureato in Architettura con indirizzo in Restauro, è funzionario tecnico presso il Comune di Castellammare di Stabia. È autore di numerosi saggi pubblicati sul sito libero ricercatore.it; tra cui: Castellammare di Stabia nelle memorie di Giovan Battista Pacichelli; Una Pianta inedita di Fontana Grande del 1891
Figura 1: Pianta della Contrada Largo Fontana Grande in Castellammare di Stabia, firmata dicembre 1891, Ing. Annibale Corradi, Archivio di Stato di Napoli

Una pianta inedita della Contrada di Fontana Grande del 1891

Una pianta inedita della Contrada di Fontana Grande del 1891

di Salvatore Gallo

Nel corso di ricerche condotte presso l’Archivio di Stato di Napoli intorno ad altri argomenti a me cari di prossima pubblicazione, rinvenivo una pianta inedita della contrada di Fontana Grande di Castellammare di Stabia risalente al 1891, che, sebbene di datazione relativamente recente, si segnala per la sua dovizia di particolari legata ad un rapporto di scala particolarmente favorevole di 1:250, che le consente d’abbracciare un’area che dalla fontana propriamente detta si spinge sino alla chiesa di Porto Salvo. La meticolosità del livello di dettaglio della pianta discende dalle finalità per cui essa venne redatta: fu infatti elaborata dall’ingegnere napoletano Annibale Corradi chiamato come consulente d’Ufficio presso la corte d’Appello di Napoli nell’ambito del procedimento civile intercorso tra il sig. Alessandro Cascone, proprietario dell’antico mulino insistente nell’area, e l’amministrazione comunale di Castellammare di Stabia. Fedele alla sua impostazione ingegneristica più che architettonica, la planimetria, che risulta eseguita ad inchiostro su carta telata, riporta con accuratezza non solo i perimetri dei fabbricati che sull’area si affacciavano ma anche l’articolato sistema di sottoservizi di natura idraulica corrente nel sottosuolo dell’area stessa, che formava evidentemente l’oggetto della perizia.

Figura 1: Pianta della Contrada Largo Fontana Grande in Castellammare di Stabia, firmata dicembre 1891, Ing. Annibale Corradi, Archivio di Stato di Napoli

Figura 1: Pianta della Contrada Largo Fontana Grande in Castellammare di Stabia, firmata dicembre 1891, Ing. Annibale Corradi, Archivio di Stato di Napoli

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Il Largo del Quartuccio in un dipinto inedito di Consalvo Carelli

di Salvatore Gallo

Fig.1 Consalvo Carelli, Castellammare di Stabia, Largo del Quartuccio (sul retro: Napoli 1842)

Fig.1 Consalvo Carelli, Castellammare di Stabia, Largo del Quartuccio (sul retro: Napoli 1842)

Di recente l’amico e liberoricercatore Giuseppe Zingone, instancabile indagatore nelle principali case d’asta nazionali ed internazionali di opere riconducibili al contesto stabiese, mi ha partecipato il ritrovamento sul web di un dipinto inedito della scuola di Posillipo dell’artista Consalvo Carelli recante sul retro la scritta “Napoli 1842”, il cui soggetto è costituito da un panorama di Castellammare di Stabia ritratto dall’area nord della città. Continua a leggere

Pacichelli, Castellammare 1701, collezione Gaetano Fontana

Castellammare di Stabia nelle Memorie di Giovan Battista Pacichelli

Castellammare di Stabia nelle Memorie di Giovan Battista Pacichelli

di Salvatore Gallo

Giovan Battista Pacichelli, 1703

Giovan Battista Pacichelli, 1703

Il nome di Giovan Battista Pacichelli (Roma, 1641-1695) è perlopiù associato alla città di Castellammare per mezzo della sua opera più celebre: “Il regno di Napoli in Prospettiva diviso in dodeci provincie”, pubblicata a cura del Muzio e del Parrino nel 1703 dopo la morte dell’autore avvenuta nel 1695, contenente la nota veduta a volo d’uccello della città dal mare con indicazione del suo perimetro murario, delle porte urbiche e delle principali emergenze architettoniche costituite da edifici sacri, giardini ed insulae conventuali. L’opera, nelle intenzioni dell’autore e dei curatori, doveva infatti offrire una rappresentazione corografica del regno attraverso i suoi principali nuclei urbani, tra cui la città di Castellammare, per ciascuno dei quali il testo riporta le note vedute prospettiche incise dallo spagnolo Cassiano de Silva accompagnate da una concisa descrizione dei luoghi trattati. Per comporre la parte letteraria del testo venne sintetizzato ed opportunamente rielaborato il vastissimo materiale fatto d’informazioni geografiche, archivistiche, storiche ed ecclesiastiche, pazientemente accumulato dal Pacichelli durante gl’innumerevoli viaggi compiuti dapprima in Europa in veste d’esponente della nunziatura e successivamente nel meridione d’Italia come incaricato dal duca di Parma di sovrintendere alla giurisdizione d’importanti università del regno quali Altamura e la stessa Castellammare di Stabia, infeudate alla casa Farnese. Tale materiale era già abbondantemente confluito nelle pubblicazioni precedenti dell’abate come le Memorie de’ viaggi per l’Europa christiana in quattro volumi, del 1685, le Memorie novelle de’ viaggi per l’Europa cristiana in due volumi, del 1691, e le Lettere Familiari, istoriche, erudite del 1695, che, necessariamente più estese rispetto all’opera di sintesi del 1703, per il loro carattere memorialistico e meno accademico, restituiscono la figura probabilmente più autentica dello scrittore, personaggio erudito e al tempo stesso straordinariamente curioso, osservatore insaziabile degli aspetti più vari legati agli usi ed alle tradizioni locali, spesso minuti e singolari ma in grado evidentemente di catturare il suo interesse, sedimentandosi nelle sue reminiscenze. Egli stesso nelle sue memorie ebbe a dire di sé: Mi piace insomma veder tutto, apprender in qualsisia parte, e ridurl’all’uso della Vita Civile; né si preoccupa di discorrere in un tempo d’argomenti alti e di aspetti vaghi: Di ciò che osservo nelle mie uscite, e di fuori, non son io già scarso ne’ ragguagli, i quali, ò vacui, ò colmi di materie singolari, godo che partecipin sempre gli amici, il molto, e il nulla di esse.

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