Archivi tag: Scavi di Stabiae

La Venditrice di amorini

La zona archeologica

La zona archeologica
( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )

Per la sua conformazione orografica, la città di Castellammare è, per così dire, strutturata su due livelli. Una collina a forma semicircolare che la avvolge – da Pozzano, le Fratte, Quisisana, Monte Coppola, Scanzano, Varano – e una pianura, stretta all’inizio, sul lato sud, che man mano si amplia, procedendo verso nord, formata prevalentemente da una serie di piattaforme alluvionali. E’ da presumere che nell’antichità la pianura fosse molto più esigua di oggi, per cui i primi abitanti delle nostre terre edificarono le proprie abitazioni proprio sulla collina.

La Venditrice di amorini

La Venditrice di amorini (coll. Gaetano Fontana)

A conferma di ciò, va ricordato che gli scavi effettuati – sia sistematicamente, sia a caso – hanno riportato alla luce antichi reperti proprio a Pozzano (nel XVI secolo), le Fratte, Quisisana (secc. XVIII – XX), monte Coppola (sec. XX) e principalmente a Varano (secc. XVIII – XX), anche se ritrovamenti sporadici vengono segnalati sin dal secolo XVI. Continua a leggere

La “Villa di San Marco”

articolo di Associazione Stabiae 79 A.D.

La “Villa di San Marco” è un complesso residenziale localizzato sul ciglio del pianoro di Varano nella città di Castellammare di Stabia, che prende il nome da una cappella intitolata al santo evangelista, costruita nella seconda metà del 1700. Questa meraviglia, considerata tra le più grandi e belle dimore dell’area vesuviana, si estendeva per circa 11.000 mq, di cui solo 6.000 riportati alla luce.
Le prime opere di scavo furono eseguite in epoca borbonica tra il 1749 e il 1754, sotto la direzione dell’ingegnere svizzero, Karl Jacob Weber (attraverso la realizzazione di cunicoli sotterranei), successivamente riprese tra il 1950 e il 1962, ad opera del prof. Libero d’Orsi, preside della scuola media “Stabiae” a Castellammare di Stabia e appassionato di archeologia e scrittura.

ingresso della Villa di San Marco

(ingresso della Villa di San Marco)

Il primo impianto della struttura è riconducibile alla prima età augustea, anche se ha subito diverse trasformazioni in età claudia. Infatti furono aggiunti diversi ambienti panoramici al nucleo originario dell’atrio tetrastilo ionico, quali il giardino con triportico e piscina, e il porticato superiore con colonne tortili. Molte zone della ‘villa‘ ad oggi risultano ancora interrate, come l’ingresso principale con annessa strada, che dava su un cortile porticato da cui si accedeva al tablino e quindi all’atrio tetrastilo su cui si aprono quattro cubicoli. Continua a leggere

Il ritorno della Primavera

Il 21 marzo 2019, è stata presentata in anteprima mondiale, la riproduzione tridimensionale, eseguita dallo scultore Umberto Cesino, ispirata al dipinto della Flora di Stabiae. Hanno partecipato: Catello Radice, Vicesindaco di Castellammare di Stabia; Francesco Muscolino, Direttore Scavi di Stabiae; Osvaldo Conte, Coordinatore Azienda Cura Soggiorno e Turismo; Gino Coppola, Presidente della Pro Loco di Castellammare di Stabia; Maurizio Santoro, Direttore Banca Stabiese; Maurizio Zurolo, Imprenditore Turistico; Umberto Cesino, scultore dell’opera. Moderatore dell’incontro è stato il giornalista Pierluigi Fiorenza.

Qui un breve reportage:

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Un giornalista in Redazione: Francesco Ferrigno

Castellammare di Stabia: il Faito è una montagna privata

articolo pubblicato su “Il Gazzettino Vesuviano

Tredici km di tornanti spettacolari, frane, rocce e castagni. Qui si nascondevano i killer del clan, ora è il parco giochi di chi tiene la strada aperta, mettendo a rischio la vita di tutti… Animali lasciati vagare tra la vegetazione, abusivismo, taglio di alberi da legna (e commercio) e piante di marijuana. Chi verrà qui a sottrarre il monte ai padroni?

Un vecchio cartello "impallinato" del Faito

Un vecchio cartello “impallinato” del Faito

Il Faito è una montagna privata. Non ufficialmente, certo: siamo nell’area dell’Ente Parco dei Monti Lattari, versante di Castellammare di Stabia. C’è qualche castagneto e qualche proprietà privata anche sulla carta, poi dovrebbe esserci il demanio. Un po’ di Comune, un po’ della vecchia Provincia, un po’ di Regione. E invece no, nei fatti qualcuno si è appropriato della montagna. Dei suoi alberi, dei suoi campi, della sua legna. Tredici chilometri di tornanti spettacolari per salire in cima, disseminati da dissesti, frane, rocce sporgenti, alberi che oscurano il sole e radici a vista. È una strada ufficialmente chiusa al pubblico da molti anni proprio perché dissestata e abbandonata a sé stessa. Nei fatti è aperta a tutti. Questo versante del monte Faito è pericoloso ed è proprietà privata. Lasciato al proprio destino da quando, negli anni ’90, spietati killer di un clan in piena faida di camorra si nascondevano qui dopo gli agguati in città. Prima, era il paradiso di escursionisti e cacciatori di funghi, c’era un obolo da pagare e un casellante che alzava la sbarra. Continua a leggere