Signora Lucia
di Giuseppe Zingone
Carissima Signora Lucia, come ci mancano i vostri occhi, la vostra presenza e quelle leggiadre movenze da ballerina con la quale, in una sorta di dolce e flessuoso inchino, riempivate le “giarre” presso le fonti delle nostre Antiche Terme. Quanti volti, quante mani avete incrociato, ognuno in cerca della sua corporale salvezza vi chiedeva la carità, la certezza di possedere quel prezioso “oro bianco” che dalla dura roccia nella quale per secoli ha scavato le viscere, discendeva o risaliva per essere cinto da Voi. Semplicemente acqua o ultimo desiderio di un condannato a morte? Che importa! Eravate lì pronta ad esaudirlo, il vostro non era un lavoro, ma una missione umanitaria.