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23 novembre 1980: il terremoto!

In memoria del catastrofico sisma verificatosi il 23 novembre 1980, in questi anni LR ha avuto modo di dare un suo modesto contributo commemorativo con: racconti, immagini, video, e-book, ecc. Quest’oggi riproponiamo il video girato tra le macerie stabiesi all’indomani del terremoto dell’ottanta dal sig. Circiello e un elenco di contenuti ripescati dal nostro archivio (raggruppati per permettere ai nostri lettori una ricerca a tema più agevole, precisa e veloce).


Il terremoto a Castellammare di Stabia (archivio contenuti):

Il Terremoto dell’80 a Castellammare (le immagini raccontano)
a cura di Maurizio Cuomo

Terremoto: quando la memoria diventa costruttiva
di Ferdinando Fontanella

Terremoto del 1980
di Corrado Di Martino

Stabiae-book: 76 immagini del terremoto a Castellammare
a cura di Gaetano Fontana

Fuite ‘o terremoto!
di Ferdinando Fontanella

Il Terremoto del 23 novembre 1980
di Giuseppe Zingone

Happy Birthday Mister Terremoto
di Ferdinando Fontanella

Pillole di cultura: Terremoto
a cura del prof. Luigi Casale


Terremoto: quando la memoria diventa costruttiva

23_11_1980

La data del terremoto che nel 1980 devastò la Campania e la Basilicata, causando migliaia di morti e ingenti danni in numerose località, deve restare scolpita nella mente come un comandamento nella pietra. La memoria storica è la base per pianificare razionalmente la nostra vita, affinché i danni che potrebbe provocare un nuovo evento sismico siano ridotti al minimo. Il ricordo quindi non deve essere inteso come un’àncora al passato ma, piuttosto, un trampolino verso il futuro.

Approfittiamo di questa ricorrenza per chiedere all’esperto sismologo Giuseppe Luongo, professore emerito di Geofisica della terra solida presso l’Università di Napoli Federico II, di chiarire alcuni aspetti legati alla sismicità del nostro territorio.

Prof. Giuseppe Luongo

Prof. Giuseppe Luongo

Per ragioni legate all’evoluzione geologica della Terra, l’Appennino – spiega il prof. Luongo – è un’area dove si accumula tensione nelle rocce che, per questo motivo, sono soggette a compressioni, stiramenti e piegamenti. Di tanto in tanto, le rocce sottoposte a queste tensioni si fratturano o si spostano, liberando l’energia accumulata che si propaga sotto forma di onde. I tremolii che noi chiamiamo terremoto non sono altro che il manifestarsi di queste onde sulla superficie terrestre. Il tratto di catena appenninica che più ci interessa, per quanto riguarda gli effetti della sismicità della provincia di Napoli e della fascia costiera campana, è il cosiddetto Appennino Campano-Molisano e la parte Lucana.

Ovviamente – precisa il sismologo – da questo scenario sono esclusi i terremoti che potrebbero originarsi dall’attività vulcanica. Generalmente però il vulcanismo produce eventi di minore energia che, tuttavia, potrebbero essere comunque pericolosi perché più superficiali. Un esempio classico per questo tipo di eventi è il terremoto di Casamicciola del 1883 o, volendo andare più in dietro nel tempo, il sisma che colpì Pompei e le altre città vesuviane nel 62 d.C., 17 anni prima della grande eruzione del 79. Continua a leggere