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Un giornalista in Redazione: Francesco Ferrigno

Castellammare di Stabia: il Faito è una montagna privata

articolo pubblicato su “Il Gazzettino Vesuviano

Tredici km di tornanti spettacolari, frane, rocce e castagni. Qui si nascondevano i killer del clan, ora è il parco giochi di chi tiene la strada aperta, mettendo a rischio la vita di tutti… Animali lasciati vagare tra la vegetazione, abusivismo, taglio di alberi da legna (e commercio) e piante di marijuana. Chi verrà qui a sottrarre il monte ai padroni?

Un vecchio cartello "impallinato" del Faito

Un vecchio cartello “impallinato” del Faito

Il Faito è una montagna privata. Non ufficialmente, certo: siamo nell’area dell’Ente Parco dei Monti Lattari, versante di Castellammare di Stabia. C’è qualche castagneto e qualche proprietà privata anche sulla carta, poi dovrebbe esserci il demanio. Un po’ di Comune, un po’ della vecchia Provincia, un po’ di Regione. E invece no, nei fatti qualcuno si è appropriato della montagna. Dei suoi alberi, dei suoi campi, della sua legna. Tredici chilometri di tornanti spettacolari per salire in cima, disseminati da dissesti, frane, rocce sporgenti, alberi che oscurano il sole e radici a vista. È una strada ufficialmente chiusa al pubblico da molti anni proprio perché dissestata e abbandonata a sé stessa. Nei fatti è aperta a tutti. Questo versante del monte Faito è pericoloso ed è proprietà privata. Lasciato al proprio destino da quando, negli anni ’90, spietati killer di un clan in piena faida di camorra si nascondevano qui dopo gli agguati in città. Prima, era il paradiso di escursionisti e cacciatori di funghi, c’era un obolo da pagare e un casellante che alzava la sbarra. Continua a leggere

Monte Croce

( di Catello Graziuso de’ Marini )

Cari amici concittadini di Castellammare di Stabia, è il vostro Catello che è tornato a scrivervi. Innanzitutto, mando un caloroso saluto al mio amico Gennaro, che ho rincontrato l’altro giorno sul lungomare e che mi ha detto essere uno dei più affezionati visitatori di questo pregevole sito.
Monte "Croce" (foto archivio liberoricercatore.it)

Monte “Croce” (foto archivio liberoricercatore.it)

Vorrei in questi giorni così caldi condividere alcuni pensieri demazi con voi che, come me, non avete i soldi o la volontà di abbandonare il suolo natio per recarvi in località di vacanza. Mi riferisco alla croce di Monte Croce. Come ben noto a tutti gli stabiesi di una certa età, la croce che attualmente è posta sulla sommità di detta montagna, fu lì apposta nel lontano 1962, in sostituzione della prima oramai rovinata installata decenni prima.
In quei giorni, io avevo da poco iniziato la mia attività di insegnamento. Frequentando la parrocchia, mi ero tuttavia convinto che quella scelta non fosse la più appropriata. Ed invero, vi racconto cosa accadde un giorno all’epoca. Dunque, eravamo io Mario ‘o Zelluso, Pascale ‘o Capellone e Tonino ‘o Magnastipendio, così soprannominato per la sua propensione a sfruttare indebitamente la sua attività di sindacalista per conseguire ingiusti vantaggi in termini di retribuzione ben oltre quanto gli spettasse, buoni pasto, buoni benzina, sigarette, regalie varie.

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Il Generale Rosario Castellano

( a cura di Antonio Cimmino )

Gen. Rosario Castellano

Gen. Rosario Castellano

Il Generale di Corpo d’Armata Rosario CASTELLANO è nato a Castellammare di Stabia (NA) il 17 novembre del 1959. Dal 1978 al 1982 ha frequentato il 160° Corso presso l’Accademia Militare di Modena e la Scuola la d’Applicazione d’Arma di Torino. Nel 1983, è stato assegnato al 5° Battaglione paracadutisti “El Alamein” dove ha comandato sia il plotone che la compagnia paracadutisti e, successivamente, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio Addestramento, Operazioni e Informazioni. Dal 1993 al 1996 ha frequentato il Corso di Stato Maggiore, il Corso Superiore di Stato Maggiore presso l’Esercito Spagnolo in Madrid, il Corso Superiore di SM in Italia ed infine il Corso ISSMI.
Con il grado di Tenente Colonnello ha comandato, negli anni 1998 e 1999, il 5° Battaglione paracadutisti “EL ALAMEIN” per poi essere trasferito presso gli organi centrali. Rientrato nella “FOLGORE” col grado di Colonnello, è stato Comandante del 186° Reggimento paracadutisti dal 2002 al 2004. Lasciato il comando del reggimento è stato nuovamente impiegato presso gli Organi Centrali quale Capo Divisione Piani del Comando Operativo Interforze.
Dal 10 luglio 2017, Generale di Corpo d’Armata, ha ricoperto l’incarico di Generale di Divisione, per ben tre anni (dal luglio 2014) come Capo Reparto Operativo – Assistent Chief Staff for Operation del C.O.I. Continua a leggere

Scupatore (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


‘o Scupatore
( a cura di Maurizio Cuomo )

Il termine moderno “operatore ecologico”, con il quale genericamente viene identificata una vasta categoria di manodopera operaia (meccanizzata e non), interessata all’attività di pulizia e alla raccolta di rifiuti dall’ambito urbano, ha quasi definitivamente rimpiazzato il caratteristico termine di “Scupatore” adoperato nel dialettale per identificare la vecchia figura professionale dello spazzino (netturbino).

L'organico per il servizio di nettezza urbana ai piedi di Palazzo Farnese (fine anni '50)

L’organico per il servizio di nettezza urbana ai piedi di Palazzo Farnese (fine anni ’50)

Questa professione (il cui termine traeva chiare origini, dalla grossa scopa di saggina, adoperata per la pulizia delle strade), simbolo del ceto povero della società, ha ispirato i pensieri di eccelsi poeti napoletani, tra di essi ricordiamo alcuni versi emblematici del nostro Raffaele Viviani, tratti dalla poesia “‘O scupatore”:

“[…]E’ nu brutto mestiere, ‘o scupatore!
E io vo dico cu tutta l’esattezza,
pecchè ce so’ nato int”a munnezza;
e tengo competenza e serieta’. Continua a leggere

Castellammare di Stabia e le sue Acque

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Castellammare di Stabia e le sue Acque (ACST)

Castellammare di Stabia e le sue Acque (ACST)

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