Archivi tag: stabiese

Sezione “Miscellanea”:

Collezione privata “Anna Iozzino”:

Le invio la riproduzione di alcune immagini della nostra cittadina che ho rintracciato nel cassetto della posta nel quale conservo tutto quello che con mio marito (Gioacchino Ruocco) ci siamo scritti ogni volta che ci siamo trovati a vivere lontani o che i parenti ci hanno inviato per un saluto o una comunicazione in breve. Se ritiene di pubblicarle per arricchire l’archivio faccia pure (riferimento: signora Anna Iozzino, storico e critico d’arte, residente attualmente a Ostia Lido – Roma). Negli anni cinquanta ho collaborato con il giornale, edito a Castellammare, La medusa, col Roma di Napoli, con Scena Illustrata e con altri giornali stranieri facendo arrivare immagini e notizie di Castellammare in buona parte del mondo. Le date che accompagnano le immagini sono quelle rintracciate sul lato B delle cartoline. Esse possono dare un contributo per la ricostruzione nel tempo della fisionomia esatta del nostro paese quando la memoria incomincerà a sfocarsi, per confondere i giorni con i mesi, i mesi con gli anni e così via.

La ringrazio anticipatamente.
luglio 2009 Anna Iozzino

 

L’Eco dello Sport, racconta…

Ciao Maurizio, ti invio una scansione (ho tagliato l’articolo in seconda pagina e l’ho ricomposto sulla prima) di un interessante concorso ippico tenutosi a Castellammare nel 1881, non ho trovato altri riferimenti in “letteratura”. Varie le corse, svolte in due giornate, con premi del Comune, del re etc..
Sarebbe interessante riuscire a risalire se le gare, si svolgevano nell’antico ippodromo cittadino, che come ci viene ricordato dal prof. D’Angelo in un suo interessante scritto, ha dato origine al toponimo dialettale “‘A ret’‘a Corsa”.
Un caro saluto e una, buona domenica. Giuseppe.

eco_sport(1)

Cronotassi dei Vescovi stabiani

I Vescovi della Chiesa stabiana

( Giovanni Celoro Parascandolo(1) )

Accogliendo l’invito dell’amico Antonello Ferraro, che nella sua missiva, così scriveva: “Carissimo Maurizio, Preg.ssima Redazione, mi sono accorto che non abbiamo un elenco dei Vescovi di questa Diocesi e penso che sarebbe interessante inserirlo. Da ricerche fatte su vari siti web posso riassumere che tale elenco non esiste proprio. Proporrei, quindi, di inserire un elenco dei nomi e dei periodi di copertura del Dicastero. Anche questo argomento, a mio parere, potrà tornare utile a chi vuole arricchirsi della cultura stabiese. Un affettuoso saluto a tutti Voi e agli Amici lettori di Libero Ricercatore”, proponiamo a seguire la cronotassi dei Vescovi della Diocesi stabiese, minuziosa stesura del dott. Giovanni Celoro Parascandolo, benemerito ricercatore stabiese.

Maurizio Cuomo

Vescovi stabiani

Vescovi stabiani

Cronotassi dei Vescovi stabiani

1)     Orso                                          499

2)     San Catello(2)                          VI Secolo

3)     Lorenzo                                    599-612

4)     Lubentino                                 649

5)     Gregorio I                                 1085

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Venditore fichi d’India (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Venditore di fichi d’India
( a cura di Gioacchino Ruocco )

Venditore fichi d'India

Ieri, al supermercato, tra la frutta in vendita, vicino al banco delle noci fresche, ho trovato anche i fichi d’India. C’erano confezioni da quattro fichi e da sei, per i più voraci. Dalle nostre parti questo frutto nel dialetto parlato è identificato con il nome di figurina. Negli anni vissuti in campagna, presso i nonni materni, nel periodo della sua maturazione ci attrezzavamo per asportare i frutti dalla pianta e consumarli a volontà anche se le raccomandazioni di evitare di farne un’indigestione sopravanzavano quelle di non rovinarci le mani con le spine che li rivestono, quasi a proteggerli contro l’ingordigia di noi ragazzi. Al di là dei semi contenuti al suo interno, che possono piacere o meno, la polpa, quando il frutto è maturo, risulta gustosissima.
Il ricordo delle piante dietro la casa di mia nonna è ancora vivo: le pale, come mani enormi cariche di doni, si protendevano nell’aria per inebriarsi al sole e come tutte le piante succulente, producono un lattice che è un toccasana contro le scottature e le irritazioni; rinfresca la pelle e quasi la rigenera.
Dopo la fine della guerra, col trasferimento definitivo alla casa natia di Vicolo Sorrentino a Mezzapietra, dove i miei abitavano dal giorno del loro matrimonio, la vita nel ritornare al suo tran tran naturale faceva affacciare anche nel vicolo i mestieranti della strada che portavano a domicilio il frutto delle loro iniziative praticate un giorno dopo l’altro per sbarcare in qualche modo il lunario.
Così un giorno vi si affacciarono anche quelli che vendevano i fichi d’india. Erano per lo più dei ragazzi che trascinavano su carrettini di legno che avevano per ruote cuscinetti a sfera, cassette di fichi d’india che vendevano sia singolarmente, sia ad “appizzare”, una sorta di acquisto/lotteria che consisteva nel far cadere il coltello verticalmente con la punta in avanti sopra i frutti deposti nella cassetta per prelevarne tutti quelli conficcati sempre che non si sfilavano dalla lama che doveva restare sempre e comunque perpendicolare alla cassetta. Le prestazioni erano diverse con costi diversi. Per un numero illimitato di “appizzate”, fino a quando l’ultimo frutto sollevato non si sganciava dal coltello, vi era un prezzo, oppure si pagava per il numero di colpi che si desiderava effettuare.
Il coltello era sempre di peso modesto, con la punta acuminata e a lama liscia, senza seghettature che potevano facilitare il cliente nell’asporto. Il coltello non sempre riusciva a penetrare nei frutti per cui il più delle volte si riusciva a prelevarne ben pochi. Quando non si riusciva a prenderne nemmeno uno il ragazzo ne offriva sempre qualcuno come consolazione per la perdita.
Quando invece le cose andavano a sfavore del venditore sorgevano animate discussione sul modo con il quale si era riusciti a sollevare il coltello dalla cassetta con i frutti infilzati. Le chiacchiere continuavano anche dopo quando il venditore usciva dal vicolo quasi sconfitto e si aspettava baldanzosi il prossimo per una nuova scorpacciata.
Il Paliotti nella sua storia a fascicoli della “Canzone Napoletana”, nel fascicolo n. 9, pubblica una stampa a colori di Pasquale Mattei del sec. XIX), ma il soggetto che vi è rappresentato, è lontano mille miglia da quelli che arrivavano nel mio vicolo, dalla loro vivacità e della loro furbizia.
Oggi, a distanza di tanti anni, debbo riconoscere che avevano un carattere eccezionale, una determinazione che il sottoscritto, invece, ha acquisito soltanto nell’età adulta e messa alla prova quando ormai era indispensabile ed ineluttabile.
Comunque i fichi d’india hanno sempre lo stesso fascino e lo stesso sapore, certo, oggi, arrivano in commercio emendati dalle spine e non devi prendere più tante precauzioni nel maneggiarli. Aprirli per consumarli e assaporarli è come aprire uno scrigno dove ci sono sogni che non ti danno requie.