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Curiosità antifasciste dell’Acqua Rossa

( su gentile concessione della dott.ssa Maria Francesca Ruggiero )

L’articolo pubblicato a seguire è ricavato da un documento dattiloscritto inedito.

Si ringrazia la dott.ssa Maria Francesca Ruggiero per la gentile concessione.

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Antonio Greco ( Maestro presepista )

( a cura di Enzo Cesarano )

Antonio Greco

Antonio Greco

Da sempre sono esistite persone che non sono diventate ricche e famose nonostante la loro bravura, ma importanti per i propri concittadini. Questo è il caso di don Antonio Greco maestro del presepe ed artista a tutto tondo. Le sue creazioni iniziavano dal nulla, dapprima modellava sapientemente i pastori con la creta, poi passando alla colorazione dei visi, delle mani e dei piedi, finiva con la vestitura, realizzata dalla moglie, la signora Clizia, che lo faceva adoperando i canoni del presepe napoletano del ‘700. Greco ha avuto intuizione e originalità anche nella  realizzazione finale della scenografia, nella quale collocava le sue creazioni, che lo hanno reso nel mondo dei presepi, una figura autorevole e di spicco. Continua a leggere

Undici novembre 2011 ( 11 – 11 – 11 )

Un nuovo scritto dello scrittore di origine stabiese Catello Nastro, inviatoci in occasione di una data particolare (leggasi il titolo). La Redazione di liberoricercatore, ringrazia il carissimo Catello per questo divertente escursus tra: cabala, ricordi e luoghi comuni.

11-11-11

Nella smorfia napoletana il numero 11 indica “’E suricille”, cioè i topolini, topini o sorcini nati da una madre topona detta in napoletano anche zoccola: da cui “figlio ‘e zoccola”, in senso offensivo per indicare un uomo furbo che, pur di procurare un grosso benessere a se stesso, ed anche alla sua famiglia, non disdegna di procurare danneggiamenti morali e materiali alla società civile nella quale vive, naturalmente da incivile. Da notare che il numero 10 indica, sempre a Napoli, Maradona, il grande giocatore che fece parlare di sé e della squadra di calcio della città partenopea per molti anni. Nel calcio, il numero undici, unitamente al sette, costituisce le ali che fanno volare la fantasia dei tifosi di calcio, specialmente nelle competizioni nazionali ed internazionali. Ma lo sapete quali sono gli undici in campo per la smorfia napoletana? Eccoli! 1 – l’Italia, o la patria; 2 – ‘A piccerella o la bambina; 3 – ‘A jatta o la gatta; 4 – ‘o puorco, il maiale; 5 – ‘A mano o la mano; 6 – Chella ca’ guarda ‘nterra o l’organo genitale femminile; 7 – ‘O vasetto, il vaso di terracotta che serviva anche per orinare; 8 – ‘A Maronna o la Madonna; 9 – ‘A figliata, o la prole (un tempo molto numerosa); 10 – ‘E fasule o Maradona (questo grande giocatore, anni addietro fu il pastore più venduto sulle bancarelle di San Gregorio Armeno); 11 – ‘E suricille o sorcini da non confondere coi fans del cantante Renato Zero che, chiamandosi appunto Zero, pur essendo il mio idolo preferito, non può trovare posto nella Smorfia napoletana. Già lo scorso anno, il 10 – 10 – 10 , cioè il dieci di ottobre del 2010, dissi che in tutta la mia carriera scolastica (dall’asilo alla pensione) era la prima volta che vedevo tre dieci. Anzi un anno (oltre mezzo secolo fa), assieme ad un mio compagno di scuola infilammo nel cassetto della maestra un grossa “zoccola”, nella fattispecie genitrice di famiglia numerosa di sorcini. Non appena la maestra aprì il cassetto della scrivania la zoccola saltò fuori dal cassetto e la maestra per poco non saltò fuori dalla finestra, anche perché stavamo al piano terra. Mi arrivarono punizioni da tutte le parti. Meno male che la democrazia era stata instaurata da pochi anni, altrimenti una buona purga di olio di ricino nessuno me l’avrebbe tolta! Oggi la smorfia napoletana ha lasciato il posto al progresso. E’ stata sostituita dal gratta e vinci. Se vince deve ringraziare il n. 46 che indica i soldi, il danaro e quindi la vincita. Se non vince ma si gratta solo deve ringraziare il n. 30 ( Trenta ‘e palle d’o tenente). Non è vero ma ci credo. La settimana scorsa una attempata nobildonna in auto, pur di non farsi sbarrare la strada da un gatto nero ha preferito sbattere con l’auto contro un muro. Poi, naturalmente ha imprecato contro il gatto nero che le aveva portato sfortuna. La Protezione animali non è intervenuta, forse perché non sapeva chi dei due difendere.

Non con una smorfia, ma con un augurio, vi saluto!!!

Catello Nastro

Tragicomicità stabiese

( l’irreparabile oltraggio subito da un’antica fontana cittadina )

” Su segnalazione del naturalista stabiese Ferdinando Fontanella ”
( Castellammare di Stabia: 19 luglio 2010 )

fontana della sanità

fontana della sanità

In uno dei suoi film più fortunati il grande Totò vestiva i panni di un arabo, se non sbaglio il film in questione è intitolato “Totò sceicco” o forse “Totò d’Arabia”, non ricordo. Comunque, in una delle sequenze di questa divertentissima pellicola, il “Principe della risata” si impegna a calpestare il traboccante petrolio che trasuda dalla terra. Lo calpesta e lo appella, con disprezzo, “lo sputo del diavolo”.
La geniale comicità di questa scenetta sta nel fatto che lo spettatore è consapevole dell’immenso valore del petrolio, “l’oro nero”, e gli sembra paradossale e per questo comico, che qualcuno possa così scioccamente rifiutarlo e disprezzarlo.
Questo breve preambolo cinematografico mi serve da spunto per raccontarvi la tragicomica realtà in cui viviamo. Noi, novelli Totò, non calpestiamo zampilli di “oro nero”, l’Italia per fortuna non possiede grandi quantità di questa risorsa, ma ci dilettiamo a schiacciare la nostra più grande ricchezza, il nostro inestimabile patrimonio storico, artistico e naturalistico. In quest’arte noi stabiesi siamo dei veri e propri maestri!
Proprio oggi, passeggiando per via Sanità a Castellammare, ho avuto modo di farmi un “mucchio di risate”, mentre camminavo ho notato che una delle antiche fontane della città, quelle che un tempo a Castellammare, erano sparse un po’ ovunque e che oggi servono come immondezzai, era stata distrutta. Che risate… immaginate lo stabiese che annientava un pezzo del nostro patrimonio. Non me ne voglia il grande Totò, ma ho riso così tanto che alla fine dagli occhi mi scendevano dei “lacrimoni” grandi come una casa. Povera Castellammare… Poveri noi!!!

fontana Sanità

fontana Sanità

 

A documentare e a dimostrare la noncuranza di chi dovrebbe sorvegliare e salvaguardare (o quantomeno, tentare di recuperare), questo importante pezzo di storia di Castellammare di Stabia, in data 6 ottobre 2012, vengono aggiunte 3 immagini fotografiche emblematiche, ritratte dalla dott.ssa Maria Francesca Ruggiero:

La Sanità della fontana… (foto 1)
La Sanità della fontana… (foto 2)
La Sanità della fontana… (foto 3)

Ridateci il nostro Cantiere, perché…

La cantieristica nazionale sta attraversando un brutto momento, molto probabilmente uno dei periodi peggiori della sua esistenza, i vertici dirigenziali della Fincantieri sembra vogliano risolvere questa brutta crisi, con una soluzione cinica e semplice: la chiusura di alcuni cantieri, tra i quali (da indiscrezioni sfuggite al controllo del loro “segreto industriale”), dovrebbe esserci anche il nostro glorioso Cantiere Navale.

Tale soluzione apparentemente di effetto e risolutiva, potrebbe aprire uno scenario drammatico, senza precedenti: la chiusura del nostro Cantiere e la conseguente disoccupazione di centinaia di dipendenti, potrebbe stravolgere definitivamente l’assetto economico/sociale che già a fatica la nostra Castellammare stenta a mantenere. I tristi e noti fatti del momento, chiamano quindi il mondo operaio e lavoratore, ad opporsi fermamente al (forse) designato destino; la storia del nostro Cantiere è antichissima e affonda le proprie radici in un periodo di splendore, sempre più lontano e mai più ritrovato, una decisione semplicistica e troppo poco ponderata dei vertici dirigenziali Fincantieri, rischia di cancellare in un sol colpo anche i gloriosi trascorsi stabiesi.

Purtroppo, il problema sembra che non sfiori nemmeno i politici a respiro nazionale, sempre più impegnati a contendersi una parvenza di onestà intellettuale con i tanti leader di opposta fazione ( una pulizia intellettuale di facciata, purtroppo sempre meno messa in pratica ). Il cittadino stabiese oggi è stufo ed arrabbiato, pretende fatti concreti, vuole certezze, le tante assurde chiacchiere, il cinismo e l’apatia di chi in questi anni, con un pizzico di buona volontà, poteva rendere stabile e maggiormente solida la cantieristica nazionale, oggi risulta frustrante all’inverosimile, di ciò ne è testimonianza la raccolta di stati d’animo e di pensieri scritti, che rimettiamo a seguire.
Nel nostro piccolo, mediante questa pagina cercheremo quindi di dare voce al popolo (una voce fondamentale, che purtroppo nella società moderna, viene sempre più surclassata dai tanti inconsistenti blà blà blà frutto della scellerataggine politica), la raccolta di scritti è genuina e non ha alcuna pretesa, è un nostro modestissimo doveroso omaggio, in segno di solidarietà alle famiglie dei lavoratori coinvolti: Vi siamo vicini!
Invitiamo, tutti i nostri lettori a dare un personale contributo mediante l’invio di una frase. L’idea è quella di ottenere in tal modo una pagina aggiornabile dei pensieri più emblematici che aiutino a delineare perché il nostro Cantiere non deve chiudere.

La Redazione ringrazia anticipatamente per l’eventuale gentile collaborazione.

cantiere

post del 20 settembre 2011:

Ridateci il “Cantiere” perchè è NOSTRO, perchè è un Cantiere glorioso, perchè in questo Cantiere sono state costruite Navi che tutto il Mondo ci invidia, perchè deve dare lavoro a moltissimi operai e maestranze, perchè il “RUMORE” del Lavoro è VITA, perchè non si devono cancellare dalla memoria, secoli di Storia STABIESE, perchè è un Nostro DIRITTO.
(Michelangelo Gargiulo)

post del 28 maggio 2011:

Ridateci il nostro cantiere perché è la storia di Castellammare, non si può rubare la storia ad un popolo e ad una città. Non molliamo il cantiere deve restare in Fincantieri, altre soluzioni sarebbero il principio della fine, come è già successo per altre aziende stabiesi.
(Maurizio)

post del 27 maggio 2011:

Ridateci il nostro cantiere perché la mancanza del suono delle sirene, delle scintille dei saldatori, del rintocco dei martelli, del roteare delle gru, del treno che non passa più per la villa con i monoblocchi, e perché no del rallentamento del traffico a mezzogiorno quando gli operai andavano a farsi il panino, non è segno di tranquillità e pace, ma, anzi, è prodromo di grossi guai per tutti i cittadini stabiesi.
(Francesco Chianese)

post del 25 maggio 2011:

Ridateci il nostro cantiere perché senza il Cantiere un operaio si sente perso in quanto null’altro hai imparato a fare per sopravvivere, senza il Cantiere un operaio non ha amici perché i suoi amici son tutti lavoratori come lui, senza il Cantiere un operaio non ha di che far vivere la propria famiglia ed in questo mondo così votato al consumismo è troppo facile diventare poveri.
(Ferdinando Fontanella)

post del 11 ottobre 2010:

Ridateci il nostro cantiere perché i lavoratori stabiesi ora trasfertisti presso i cantieri di Sestri, Ancona, Palermo, Monfalcone, Riva Trigoso devono poter sperare che il loro pendolarismo settimanale avrà fine per dare spazio ad un lavoro “in casa”, grazie al quale la sera potranno tornare alle proprie famiglie, per cenare nel calore domestico, vicino agli affetti a loro cari
(Francesco Chianese)

post del 4 ottobre 2010:

Ridateci il nostro Cantiere, perchè NESSUNO può ammazzare l’anima di questa città (Francesco Santoro – Roma)

Ridateci il nostro Cantiere, perchè il lavoro è dignità e conoscenza (Giacomo Paraggio)

Ridateci il nostro Cantiere, perchè i giovani stabiesi devono avere una speranza di lavoro qui, i meno giovani devono poter vedere e sentire, passeggiando per la villa negli anni di tregua, il ritmo frenetico del lavoro creativo (Francesco Chianese)

Ridateci il nostro Cantiere, perchè è una delle poche certezze di questa nostra martoriata città (Vincenzo Cesarano)

post del 28 settembre 2010:

Ridateci il nostro Cantiere, perchè ‘o cantiere m’arricorda ‘o nonno, a zi’ Giuvanno, a zi’ Michele. ‘O cantiere m’arricorda a zi’ Catiello, a zi’ Armando… ‘O cantiere m’arricorda a papà. ‘O cantiere è ‘a vita mia, pure s’ije fatico dinto all’alta tecnologia (Corrado Di Martino)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è il cuore e l’anima di questa Castellammare. Ridatelo alla Città per permettere a tanti giovani di farsi UOMINI conoscendo la nobiltà del lavoro onesto (Gigi Nocera)

Ridateci il nostro Cantiere, perchè è NOSTRO. Acquisito con il lavoro, e a volte anche col sacrificio della vita, dei nostri nonni, dei nostri padri e di noi stessi. Voi lo avete ereditato, noi lo abbiamo creato col duro lavoro di migliaia di stabiesi (Gigi Nocera)

Ridateci il nostro Cantiere, perché senza il cantiere navale, aumenterà la criminalità, e Stabia morirà!!! (Arenile Stabiese Pulito)

Ridateci il nostro Cantiere, perché altrimenti non avrebbe senso quello specchio d’acqua che s’affaccia su uno dei golfi più belli del mondo!!! (Giovanni Matrone)

Ridateci il nostro Cantiere, perché il lavoro è un diritto di tutti… dare da mangiare dignitosamente i propri figli senza problemi… e poi i nostri cantieri navali sono un pezzo di storia, dove forse non tutti sanno che vi è stata varata una delle più belle navi del mondo: la Amerigo Vespucci, quindi Castellammare merita un cantiere navale… e ce lo devono dare (Domenico Amendola)

Ridateci il nostro Cantiere, perché oltre alla dignità perderemo anche un pezzo di storia! (Gigliola D’Auria)

Ridateci il nostro Cantiere, perché ci stanno consegnando alla camorra… facimm”e pazze!!! Dove sono i nostri amministratori, vogliamo vederli con la bava alla bocca, come i NOSTRI operai! (Maria Teresa Mannetta)

Ridateci il nostro Cantiere, perché se chi ci governa lascia passare senza far niente per superare questa grave crisi che colpisce maggiormente gli operai delle poche fabbriche, sono sicura che faranno una brutta fine loro per prima e a seguire tutti noi poveri mortali (Raffaella Guarnieri)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è l’anima di Castellammare (Giovanni Esposito)

Ridateci il nostro Cantiere, perché senza lavoro i bisogni primari delle famiglie chi li sostiene? La legalità va mantenuta trovando le soluzioni per i bisogni del popolo, per questo si fanno le elezioni. Irrigidirsi su certe posizioni di “legalità” senza soluzioni è… difficile (Vincenzo Amendola)

post del 27 settembre 2010:

Ridateci il nostro Cantiere, perché la nostra generazione e quelle a seguire continuino a crescere e a sognare con una Tradizione che dura da più di due secoli. Il cantiere non si tocca… è nato molto tempo prima della nostra stessa “Repubblica”, che incontestabilmente dovrebbe essere ancora fondata sul lavoro! Stato dove sei? Qui la tua/nostra Costituzione va allo sfascio! (Pasquale Cuomo)

Ridateci il nostro Cantiere, perché Stabia non può morire così! (Antonio Sessa)

Ridateci il nostro Cantiere, perché ha permesso alle nostre famiglie di crescere con il valore della dignità dell’uomo attraverso il lavoro e la sua chiusura inciderebbe ancora di più sulla sfiducia che, come una malattia cronica, sta logorando i sogni delle nostre nuove generazioni (Alessandro Zingone)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è parte della storia della nostra Città (Enrico Matrone)

Ridateci il nostro Cantiere, perché non si può lasciare senza casa l’ Amerigo Vespucci (Luciano Abate)

Ridateci il nostro Cantiere, perché rappresenta l’anima di Castellammare, è l’essenza di Castellammare, è la stessa Castellammare (Gianluca Cataldo)

Ridateci il nostro Cantiere, perché senza non c’è speranza, non c’è futuro. Lui ci tiene in vita… è il cuore della nostra Città!! (Francesco Russo)

Ridateci il nostro Cantiere, perché se chiude la Fincantieri chiude anche la Città (Michele Garofalo)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è la storia di Castellammare. Togliere il cantieri navale a Castellammare e come fare l’eutanasia a una persona che gode di ottima salute… (Gianni Sicignano)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è parte della nostra vita. Ha dato lavoro per oltre 40 anni a mio padre e una piccola parte anche a me (Catello Esposito Sansone)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è una parte del cuore di ogni stabiese. Da ben 250 anni ha dato un contributo validissimo alla nostra ITALIA, costruendo navi di ogni genere… Grazie ai nostri antenati che hanno dato il cuore e in certi casi anche la vita portando alto il buon nome di questa Città! (Palmino D’Aniello)

Ridateci il nostro Cantiere, perché per C/mare è tradizione, amore e passione così come la luna piena colora le nostre sere nere… (Enrico Zingone)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è la cosa più importante che ha Castellammare… la cosa più qualificante che possediamo (Umberto Cesino)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è il nostro passato, il presente, ma soprattutto il nostro futuro (Carmine Spera)

Ridateci il nostro Cantiere, perché ci ha lavorato mio nonno Michele, un grande operaio… che non ho avuto la fortuna di conoscere. Ogni volta che passo per i cantieri o vedo un varo, mi sembra di vederlo lassù che piange e si commuove. Se chiudono i cantieri, mi tolgono un pezzo di cuore che non ho mai conosciuto (Francesca Tramparulo)

Ridateci il nostro Cantiere, perché altrimenti muore anche la Città (Michele Angellotti)

Ridateci il nostro Cantiere, perché si è preso mia madre e mio padre, mi sta portando via mio marito e ora non può far morire anche la mia Città. Il cantiere con molti di noi è in debito e ora non potete far mancare il lavoro a questa gente che ha dato la vita per lui, perciò cari politici, una volta tanto spremetevi le meningi per le cose serie, siamo stufi della vostra superficialità, davanti a Dio, siamo tutti uguali, tenetelo ben a mente (Marinella Di Palma)

Ridateci il nostro Cantiere, perché con lui abbiamo fatto la storia della cantieristica mondiale… (Antonio d’Orsi)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è la storia di una comunità che non è in vendita!!!! (Antonio d’Orsi)

Ridateci il nostro Cantiere, perché senza il cantiere Castellammare è un corpo senza cuore (Michele Sarcinelli)

Ridateci il nostro Cantiere, perché anche i nostri figli hanno il diritto di vedere e di godersi i propri papà quando escono da lavoro (Marinella Di Palma)

Ridateci il nostro Cantiere, perché non vogliamo morire materialmente e moralmente a causa di chi vuole fare i propri interessi a discapito delle persone oneste che vogliono portare dignitosamente un pezzo di pane a casa ai propri figli. Castellammare deve ritornare ad essere libera, ridateci la possibilità di scendere per le strade senza la paura dei disperati che non hanno lavoro e sono disposti a tutto pur di sopravvivere (Marinella Di Palma)

Ridateci il nostro Cantiere, perché lo hanno costruito i nostri avi prima che lo Stato ce lo rubasse (Gennaro Cesarano)

Ridateci il nostro Cantiere, perché è la storia e l’orgoglio operaio di questa Città! (Aldo Ivano Iezza)

Ridateci il nostro Cantiere, perché ci appartiene!!!

P.S.: per aggiungere la tua frase all’elenco, scrivi a: liberoricercatore@email.it