Archivi tag: stabiese

Coloniali e Pasticceria di F. Sorrentino

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Coloniali e Pasticceria di F. Sorrentino

Coloniali e Pasticceria di F. Sorrentino

Coloniali e Pasticceria di F. Sorrentino
( per gentile concessione di Alessandro Sorrentino )

A proposito di pastore e pecore

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

In questi giorni si è parlato tanto di Mirafiori, ed io proprio nella condizione di dipendente della Fiat ebbi la ventura di assistere alla inaugurazione di questo grande stabilimento. L’evento ebbe luogo il 15 maggio del 1939. Tutti i dipendenti degli altri stabilimenti Fiat dislocati in città furono intruppati per assistere alla cerimonia. La fabbrica dove ero stato assunto distava circa 3 km da Mirafiori e quindi a piedi, inquadrati come soldatini, operai e impiegati ci recammo sul posto dell’evento. La mia eccitazione era al massimo: avrei visto per la prima volta e da vicino il Duce (figuriamoci!).
Giunti sul posto prima degli altri io mi sistemai ad una trentina di metri dal palco delle autorità. Sullo stesso troneggiava una enorme incudine, proprio di una dimensione smisurata.
Pensai subito che fosse di legno verniciata nero. E da qui cominciò la mia dissacrazione dell’evento e dei suoi protagonisti. Che fu poi confermato dal seguito cui assistetti.
Dopo parecchio ritardo giunse Mussolini con il codazzo dei gerarchi fascisti e delle autorità cittadine. Fra le quali naturalmente il vecchio senatore Agnelli, il capo della dinastia, e tutti i più alti dirigenti.
E qui, sempre per comprendere meglio il seguito devo fare una precisazione. Eccola: durante i suoi discorsi Mussolini inseriva sempre una domanda retorica. Ne cito soltanto una. Quando l’Italia invase l’Etiopia nel discorso che annunciava la guerra, chiese: “Camerati, volete voi burro o cannoni?”. La claque ben istruita cosa poteva rispondere? Naturalmente “Cannoni!”
Dunque anche durante la cerimonia di cui parlavo, a un certo punto sparò (facendo fetecchia!) la famosa domanda retorica: “Operai! Conoscete il mio discorso di Milano?”(1)
Domanda accolta da un silenzio totale; neanche una voce si sentì gridare SI! Un silenzio agghiacciante. A questo punto, per qualche secondo che sembrarono minuti, impettito e l’aria truce, dando un vigoroso pugno sulla famosa incudine, riprese con voce stentorea e concluse “Se non lo ricordate rileggetelo!”. Alzò i tacchi e con passo deciso scese dal palco con aria corrucciata seguito affannosamente dalle esterrefatte autorità (ecco perché il titolo del pezzo dell’amico Plaitano …IL PASTORE E LE PECORE, ha risvegliato questo ricordo).
Dell’avvenimento descritto credo di essere uno, se non l’unico, testimone vivente. Di simili ne avrei tanti altri da ricordare, ma… ho tempo; e mi riservo, se graditi dagli amici del Libero Ricercatore, di raccontarli… negli anni a venire.

Gigi Nocera

 
Note:
(1) Il discorso cui si riferiva lo pronunciò a Milano qualche anno prima in occasione di un convegno dei sindacati fascisti. Nello stesso preannunciava delle provvidenze per i lavoratori. (Proprio come ora: nulla cambia sotto il sole).

Anagrafe stabiese

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Caro Maurizio, mi rifaccio all’episodio narrato dal Signor Alessandro per esporre anch’io un fatto che capitò a mio padre quando si sposò nel lontano 1920.
Bisogna premettere che una volta per accontentare i nonni, paterni e materni, alla nascita ogni bambino si vedeva appioppare due o tre nomi, oltre a quello, diciamo, principale. Cosa che puntualmente capitò anche a mio padre, inconscio pargoletto che ignorava quanto avevano fatto i suoi genitori.
Mio padre si doveva sposare e si recò in Comune per espletare le relative pratiche. Nell’anticamera dell’ufficio preposto, assieme ad altre coppie aspettava che lo chiamassero per completare l’iter. Dopo aver atteso parecchio tempo e dopo che tutti gli altri… aspiranti sposi avevano esaurite le incombenze, mio padre si rivolse all’incaricato chiedendo il perché solo lui mancava all’appello. Ed ecco il colloquio, riferitomi diverse volte da mio padre, che si svolse tra lui e il commesso:
Mio padre: “Scusate, pecché a me nun m’avito chiammato?”
Commesso: “Scusate, ma vuie comme vi chiammate?”
Mio padre: “Nocera Francesco”
Commesso: “…Ma io v’aggio chiammato tanti vote!”
Mio padre, convinto: “No, guardate, vuie nun m’avite mai chiammato!”
Commesso: “Vostro padre comme si chiamma?”
Mio padre: “Nocera Andrea”
Commesso: “Allora, vuie site Nocera Francesco Paolo Mario Taddeo!”
Mio padre: “No, guardate, io songo sulo Francesco Nocera”
Commesso: “Diciteme almeno comme se chiamma vostra madre”
Mio padre: “Genoveffa Salerno”
Commesso: “Allora vuie site Francesco Paolo Mario Taddeo!”
Mio padre, rassegnato e non convinto: “E si ‘o dicite vuie…..!”
E fu così che Francesco Paolo Mario Taddeo sposò Gemma Suarato, i quali poi generarono questo bel tipo.

Gigi Nocera

Cultura stabiese

La rubrica ospita la “Saggezza” e un po’ di “Cultura” locale.

Cultura stabiese

Cultura stabiese

Scritti disponibili:

1993-2015: Castellammare oggi come allora

‘A Criazione

Ai Referendum, Votiamo tutti, e votiamo SI!

‘a Panarella

Apis more modoque

A proposito di Arenile…

Calannario stabiese

Castellamare

Castellammare – Bruxelles in 500

Castellammare come Dubai!

Castellammare di Stabia pubblicità turistica

Catello il nome stabiese DOC

C’era una volta… l’arenile

Ciro Denza (le stampe)

Copertina di Satira Stabiese

Coroncina a San Catello

Crassa ignorantia

Dizionario delle Immondizie

E Dio creò Castellammare

Faito nel celebre film “Lazzarella”

Francobollo stabiese

Happy Birthday Mister Terremoto

Il Cantiere di Castellammare, nelle opere di Ducros

Il festival della Canzone Napoletana

Il San Catello di Viviani

La cassarmonica in un paese civile

L’acqua la paghiamo noi!

La cura (lettera aperta alla città)

L’Anello di San Catello

L’arte di arrangiarsi

La storia di ASAP alias Stabiese

Le antiche Ville di Stabiae

Le fonti di Plinio (mostra illustrata)

Lettera ad Antonio La Trippa (politico stabiese)

Lettera postuma a Giuseppe Garibaldi

L’EXPO di Milano vista da uno stabiese

L’Ippocampo ritrovato

Messaggio di Natale (anno 2011)

Miracoli stabiesi

Napoli e i suoi (Castellammare di Stabia nel 1947)

Omaggio ai portatori di San Catello

Paradosso stabiano

Pillole di Cultura

‘O Presebbio

Posizione geografica

Post fata Resurgo

Puliamo il Mondo

Quante volte?

Quell’obbrobrio canoro…

Questionario stabiese

Ridateci il cantiere, perché…

Salviamo “Fontana del Re”

Salviamo “Le Fontane del Re”

Spigolature stabiesi

Tragicomicità stabiese

Undici novembre 2011 (11 – 11 – 11)

Uomini e bestie

Viviani: Il fatto di cronaca che ispirò Padroni di Barche

Votiamo tutti si!