Archivi tag: stabiese

Tradizioni stabiesi

In questa rubrica sono ricordate le tradizioni e altre usanze tipicamente stabiesi.

Tradizioni stabiesi

Tradizioni stabiesi


Bottiglie di pomodoro

Cantilene e filastrocche…

Canzone de lo Capo d’Anno

Fratièlle e surelle (la voce votiva)

Fratièlle e surelle (voto alla Madonna)

Il “fuocaracchio” stabiese (anno 2009)

Il “fuocaracchio” stabiese (anno 2010)

Il “fuocaracchio” stabiese (anno 2011)

Il Munaciello a Castellammare

Il Presepe artigianale stabiese

Il Rosario della “Dodicina”

Il “torroncino dei morti”

La cantata dei pastori

La Citizen Band

La cura delle acque di Castellammare

La tombola stabiese

Modi di dire

Nomi dialettali

‘O cunto d”o cecere

‘O pazzariello

‘O Tressette

Pesci, molluschi e crostacei

Piastrelle artistiche stabiesi

Preghiere stabiane

Presepi casalinghi stabiesi

Proverbi stabiesi

Soprannomi stabiesi

Specialità stabiesi

Toponomastica stabiese

Tortano senza sale, il pane della Pasqua stabiese

Vocabolario dialettale

Brigantino Valoroso (anno 1837)

 ( a cura di Antonio Cimmino )

Il brigantino Valoroso (dipinto d'epoca)

Il brigantino Valoroso (dipinto d’epoca)

Varato a Castellammare di Stabia il 28 settembre 1837, era costituito da uno scafo in legno lungo metri 44,18 e largo 10,12 e con pescaggio di metri 4,6. Il brigantino possedeva possedeva un ponte a batteria scoperta, tre alberi: trinchetto e maestra a vela quadre, mezzana con randa (vela trapezoidale chiamata aurica) e bompresso a prora. L’armamento in origine era composto da: 18 carronate da 32 libbre in ferro con anima liscia, 2 obici Paixhans da 30 libbre in ferro con anima liscia e un equipaggio di 172 uomini.
Nel mese di dicembre del 1857 venne disarmato a tirato a secco sullo scalo di alaggio del cantiere di Castellammare di Stabia per essere sottoposto a lavori di accomodo essendo trascorsi 20 anni dalla sua entrata in servizio. Furono sostituiti diversi corsi di fasciame dell’opera viva (la parte di scafo immersa) ed effettuato il calafataggio ai comenti (i bordi delle tavole di fasciame). Dopo tali lavori che si protrassero fino al 15 febbraio dell’anno successivo, fu di nuovo varato. Disarmato a Napoli il 25 settembre 1868 e radiato dai quadri del naviglio militare del Regno d’Italia, con regio decreto 9 maggio 1869, n. 5067.

Continua a leggere

Vascello Capri (anno 1810)

 ( a cura di Antonio Cimmino )

Varo del vascello Capri (autore ignoto).

Varo del vascello Capri (autore ignoto).

Il vascello CAPRI, fu varato nel Regio Cantiere navale di Castellammare, il 21 agosto 1810.
Costituito da uno scafo in legno con carena foderata in rame (per la protezione dall’acqua marina e dai parassiti), la nave aveva tre ponti. I 74 cannoni ad avancarica ed a canna liscia, erano sistemati in batteria: una scoperta sul ponte e due coperte. Possedeva tre alberi a vele quadre (trinchetto, maestro, mezzana) e il bompresso a prua (albero sporgente ed inclinato di circa 30° rispetto alla superficie del mare). Andò in disarmo il 1847 e poco dopo fu venduto a Napoli per essere demolito.
L’immagine a corredo (rappresentante l’operazione di alaggio) dipinta da ignoto nel 1843, è un acquerello che si trova a Napoli nell’ex Comando in Capo del Dipartimento Militare del Basso Tirreno di Via Cesario Console (Comando soppresso con D.L. g.vo 464/1997).
Si nota il nuovo scalo di alaggio e, in secondo piano, i capannoni per l’alloggio delle lance cannoniere (lancioni) inseriti tra due edifici adibiti a magazzino.

La curiosità: l’unità fu costruita sotto il regime di Gioacchino Murat (decennio francese 1806-1816), il 10 maggio 1843, fu tirato a secco nello scalo di alaggio del cantiere di Castellammare utilizzando ben 2.400 uomini. I 1450 operai del cantiere furono aiutati in tale operazione da 320 uomini dell’equipaggio del “Vesuvio”, 242 della fregata “Regina”, 242 del “Partenope” e 146 della “Isabella”. Furono usati 8 argani cosiddetti a “Barbotin” cioè con tamburo ad impronta, costruiti dalla Ditta Lorenzo Zino & Henry di Napoli.

Cenni di architettura navale:
Il vascello da 74 cannoni comparve sullo scenario marittimo verso la fine del ‘700 e rappresentò un compromesso tra la potenza delle artiglierie e la manovrabilità rispetto alle precedenti unità armate con 100 cannoni ma meno evolutivi. Generalmente i cannoni più pesanti (fino a 4 tonnellate) erano sistemati sul ponte principale, sul ponte inferiore in batteria coperta, dai quali sparavano palle da 32 libbre, mentre i più leggeri, in batteria scoperta sul ponte di coperta, sparavano palle da 18 libbre. Il rinculo era assorbito dal movimento delle ruote dell’affusto. Alcuni vascelli, inoltre, avevano due cannoni da 12 libbre sul castello di prora (cannoni detti “in caccia” per colpire le navi in fuga) e 4 da 32 libbre sul cassero a poppa, detti “in ritirata” per bloccare la nave inseguitrice. Questi cannoni erano più lunghi ed avevano una migliore precisione. Le carronate erano cannoni con canna più corta, meno pesante e servita da meno uomini: in battaglia era più facile da caricare (a mitraglia) e da puntare; servivano per l’arrembaggio.
Un’altra caratteristica delle unità in legno era rappresentata dalla carena ramata, altra innovazioni inventata in Gran Bretagna. Precedentemente la protezione contro la corrosione era ottenuta dipingendo, in più mano, la carena con una miscela di zolfo, sego, minio, olio di pesce e catrame e, alla fine, una passata di catrame minerale. Questo conferiva ai velieri il caratteristico colore nero con una fascia bianca o gialla in corrispondenza dei portelloni di murata dei cannoni.

Note:
Le informazioni contenute nella presente scheda sono tratte da: Radogna L., op.cit.; Formicola A. – Romani C., L’industria navale di Ferdinando II di Borbone, Casa Editr. Fausto Fiorentino, Salerno, s.d., pag. 52; Cosentino A., Vascello da 74 cannoni, in Sullacrestadellonda.it. 


Per approfondimenti scrivere a: cimanto57@libero.it

“Madonna… ma che sta succedenne!?”

( articolo di Maurizio Cuomo )

Madonna della Libera

Madonna della Libera

Chiusero i cantieri metallurgici, chiuse la Ferrovia dello Stato (linea per Gragnano), chiusero gli chalet all’Acqua della Madonna, poi le Terme di Stabia e ancora la funivia (solo per citarne alcuni), cronaca passata e recente che solo a risentirne parlare, da cittadino stabiese, ci stai male; provi a fartene una ragione, provi a reagire e cerchi le giuste motivazioni per andare avanti, la tua Città soccombe, non promette nulla di buono, ma tu la ami e proprio non riesci ad abbandonarla, preghi per i tuoi figli, sperando in un futuro migliore. Questi i fatti e il mio stato d’animo appena qualche giorno fa… Continua a leggere

Volontariato per amore…

( articolo di Maurizio Cuomo )

Ritenendo di fare cosa utile e gradita, quest’oggi vorrei dedicare questo spazio per porre alla vostra attenzione la cronaca di un paio d’ore che ho avuto l’onore ed il piacere di trascorrere con due persone speciali.

Un paio d’ore trascorse con due persone speciali

Castellammare di Stabia, terra natìa del “ma che tengo ‘a vedè’!”, una volta tanto, diventa palcoscenico di una meritoria, quanto singolare iniziativa.
Giovanni Iacone e Leopoldo Mas, operatori ecologici di professione, da circa un mese sono protagonisti di un vero e proprio atto di amore per la loro città: la pulizia del castagneto che accoglie il cosiddetto “parco delle quattro fontane“, luogo dai nobili trascorsi situato a ridosso della maestosa reggia di Quisisana.

La "Fontana del re" (foto Maurizio Cuomo)

La “Fontana del re” (foto Maurizio Cuomo)

Luogo del cuore“, caduto in disgrazia, “Fontana del re“, a pieno titolo, simbolo del degrado stabiese, diviene per l’ennesima volta oggetto di attenzione e di amorevoli premure. Continua a leggere