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Monumento alla natura medicatrice

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Cartolina: Monumento alla natura medicatrice

Cartolina: Monumento alla natura medicatrice

Cartolina: Monumento alla natura medicatrice
( collezione privata Bonuccio Gatti )

 

Cavatappi - Aranciata Faito

Cavatappi – Sorgenti Minerali Faito

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Cavatappi - Sorgenti Minerali Faito

Cavatappi – Sorgenti Minerali Faito

Cavatappi – Sorgenti Minerali Faito
retaggio di archeologia industriale stabiese

( su gentile concessione del sig. Giuseppe Luciano Cuomo )

“Ricordo che abbiamo alla casa a mare di Castellabate”.

Piazza Municipio (autore anonimo)

Piazza Municipio

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Piazza Municipio (autore anonimo)

Piazza Municipio (autore anonimo)

Piazza Municipio (autore anonimo)

Fra gli anni dal 1803 al 1875-76, Piazza Municipio era delimitata dai fabbricati e dal mare. Da notare la cattedrale ancora senza la cupola e il convento di Santa Croce alle spalle; il palazzo Farnese a un sol piano; il palazzo del Seminario con la scarpata che toccava la banchina zi’ Catiello; lo stretto passaggio, divenuto, dopo la costruzione della villa Comunale, via Mazzini, col mare che lambiva il muro di contenimento, e con l’Ospedale San Leonardo che vi si affacciava.

La brocchetta delle Terme

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

La brocchetta delle Terme (foto Enzo Cesarano)

La brocchetta delle Terme (foto Enzo Cesarano)

La brocchetta delle Terme (foto Enzo Cesarano)

La brocchetta delle Terme (foto Enzo Cesarano)

 

La brocchetta delle Terme

“anni ’30”
( collezione Pio Natale )

Piazza Orologio cartolina di Giuseppe Zingone

Tiempe belle ‘e ‘na vota

Tiempe belle ‘e ‘na vota

di Frank Avallone

In autunno, ci svegliavamo al suono della sirena del cantiere navale, con il rumore degli zoccoli dei cavalli sui “vasoli”, le voci dei masti r’‘o cantiere che andavano a lavorare, dai venditori di castagne lesse tra cui ‘a naso ‘e cane, di Mariagira r’‘a zuffritta, r’‘a fruttaiola che decantava la dolcezza dell’uva o delle noci fresche, da Carluccio e la sua caratteristica voce: “’E ricuttelle fresche, ‘e ricuttelle; signo’ acalate ‘o panare!!” Dai fischi e pernacchi indirizzati a lui che era il protagonista numero uno… l’attore principale del nostro teatrino rionale.
Ci svegliavamo anche all’odore dei meloni di Natale, appesi al soffitto, che incominciavano a maturare, all’odore delle castagne lesse, della soffritta o delle sfogliatelle o briosce, appena sfornate, da Don Vicienzo Guida, ‘o speziale ‘e miez’‘a Funtana, anche dall’odore dolce della salsedine, nell’umidità della mattinata autunnale.
Prima cosa da fare: controllare, prima dei nostri fratelli e sorelle, i mazzetti di sorbe, appese, fuori al balcone; che gioia quando ne trovavo qualcuna matura o quasi, subito ne facevo bottino!! Intanto, dal piano terra, saliva, alle mie narici, l’odore del caffè, fatto, naturalmente, con la caffettiera napoletana. Scendevo e mia madre diceva: “He sentute l’addore r’‘o café? Vieni siediti che ti scaldo un po’ di latte” e continuando a voce alta, diceva: “Ho comprato pure le briosce, cavere, cavere!!” Allora, dal piano superiore, si sentivano rumori di piedi, che si muovevano in fretta e furia; dopo qualche minuto eravamo tutti intorno al grosso tavolo di legno, seduti, ad aspettare il caffellatte e le briosce calde. Eravamo in cinque: Ginetta, Rocco, Rita, Attilia ed io. Qui cominciava il teatrino mattutino: “Mammà, Attilia mi ha dato un calcio! Mammà nun è overo! Pecché Franco si è seduto al posto di Papà? ‘A briosce soia è cchiù grossa r’‘a mia. Continuava così, fino a quando mia madre si armava di un mestolo di legno e ci guardava, con piglio che non prometteva niente di buono; per cui ci calmavamo e finivamo la colazione tranquillamente. Poco dopo veniva a chiamarmi il caro amico, Antonio Giglio e ce ne andavamo a scuola ‘ncopp’‘e Scole Medie. Passavamo per il rione Piazza, via Santa Caterina, giravamo a sinistra verso piazza Orologio, ma prima di spuntare in piazza, sulla destra c’era una rivendita di frutta e verdure (‘o puoste), qui trovavamo Tito, il figlio del proprietario, nostro caro compagno delle elementari, colui che Angelo Del Gaudio definisce un omone, lo salutavamo affettuosamente, forse consapevoli che solo grazie alla sua bontà, non ci aveva fatto un paliatone, ogni qualvolta gli facevamo qualche scherzetto. Tito aveva incominciato le elementari, credo all’età di nove anni, questo per colpa del periodo bellico. Spero che Tito oggi stia bene e che abbia avuto una vita felice: certamente se la meritava!!
Passando per questi vicoli, si sentivano: voci di venditori, passanti che facevano compere, signore che calavano ‘e panare dai balconi e compravano frutta, verdura, mozzarella fresca e ricuttelle. Si sentiva l’odore di pane, appena sfornato, l’odore del baccalà tenuto a mollo in vasche piene di acqua.
A piazza Orologio vi erano, quasi sempre, tre o quattro carrozzelle, appeso al collo dei cavalli, vi era un sacchetto pieno di biada o di carrube (‘e sciuscelle), al lato destro, all’altezza della torre, c’era un venditore di questi frutti, per cui ci fermavamo a comprarne un po’ per noi. Io le mangiavo con gusto e ricordo che erano dolci, saporite e certamente salubri.

Tiempe belle 'e 'na vota - Piazza Orologio cartolina di Giuseppe Zingone

Tiempe belle ‘e ‘na vota – Piazza Orologio cartolina di Giuseppe Zingone

A volte ci trovavamo sul molo, di fronte piazza “Orologio”, quando arrivava una paranza, che trasportava le sciuscelle, durante le operazioni di scarico delle grosse sacche, prestavamo molta attenzione, perché se ne cadeva qualcuna sul molo diventava di nostra proprietà. Continua a leggere