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Incrociatore Caio Duilio

L’Incrociatore Caio Duilio

( a cura del dott. Tullio Pesola )

Incrociatore Caio Duilio

Incrociatore Caio Duilio

Il 22.12.2012 segna una ricorrenza particolare per il nostro Cantiere Navale, orgoglio e vanto della nostra Città, e per la gloriosa Marina Militare Italiana: il cinquantenario del varo dell’incrociatore lanciamissili portaelicotteri Caio Duilio (554) avvenuto appunto a Castellammare di Stabia in tale data. Col termine di “incrociatore” si definisce quell’unità navale della marina militare di grande dislocamento (dalle 7000 alle 12000 tsl), dalle dimensioni intermedie tra una corazzata e un Continua a leggere

il castello

Il Castello medievale

( su gentile concessione del dott. Tullio Pesola )

Egregio dott. Maurizio, qualche giorno fa, sfogliando un mio vecchio libro di liceo, mi è riapparso tra le mani uno scritto (tratto non ricordo da dove e di cui non conservavo più alcuna memoria) riportante delle modeste notizie storiche riguardanti il nostro Castello Angioino, vanto ed esaltazione della nostra città. Va da sé, ribadisco, che si tratta di ben poca cosa in rapporto a quanto illustri storiografi stabiesi e non hanno scritto sul nostro glorioso Maniero. Indipendentemente da ogni cosa sarebbe mio desiderio mettere a parte anche i lettori della sua nobile Rubrica di questo flash, che le invio in allegato.

Con stima. Dott. Tullio Pesola.

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Il Castello

L’assalto ai forni

articolo del dott. Tullio Pesola

L'assalto ai forni

L’assalto ai forni

Richiamare alla mente aspetti di un contesto di vita oggi del tutto inimmaginabile spesso suscita tenerezza, se non vogliamo credere che talora possa ingenerare in noi addirittura nostalgia. E di esempi coloro che vantano un notevole vissuto dietro di sé o, per meglio intenderci, hanno una
ricca e lunga esperienza di vita, ne potrebbero fare a sfascio. Ciò non toglie, però, che tutti avremmo sempre e comunque qualche caso da presentare. Ne potrebbe essere conferma proprio questo ricordo, il ricordo di un rituale che si ripeteva ogni anno. Ammetto che oggi tantissimi farebbero fatica a pensare che tale cerimoniale veniva programmato anzi tempo ed era appunto quello che quasi tutte le famiglie della nostra Città si imponevano coll’approssimarsi della data fissata: valutare quale panificio valesse la pena prendere nella giusta considerazione.

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famiglia petretta

Le signorine Petretta

nei ricordi del dott. Tullio Pesola

famiglia petretta

I coniugi Raffaele e Maria Petretta con le figlie Rina e Clara. La signora a destra è un’amica di famiglia
(per gentile concessione dell’amico Giovan Battista D’Anna)

Per sottrarsi al pericolo di azioni belliche, diverse popolazioni, durante l’ultimo conflitto mondiale, sfollarono dalle proprie città, per trovare asilo in ambienti ritenuti più sicuri e tranquilli, prefiggendosi di far ritorno un giorno – che si auguravano “non lontano” – alle loro terre, alle loro usanze, alla loro quotidianità che spesso si rivelava vitale per la stessa sopravvivenza. Sta di fatto, però, che molti, tornando, ebbero, poi, la sgraditissima sorpresa di trovare le proprie case allo sfacelo, non perché devastate dalle bombe, ma perché altri sventurati avevano fatto razzia di quanto esse miseramente custodivano per la sopravvivenza dei loro legittimi proprietari. Si verificò, così, che tanti nostri concittadini riparassero, ad esempio, a Sant’Antonio Abate o giù di lì, in luoghi, cioè, che ritenevano che non sarebbero stati presi di mira dal nemico. Ironia della sorte, però, si ebbe anche che alcune famiglie dell’avellinese, del beneventano o di altra località sfollassero nella nostra città da essi ovviamente ritenuta meno esposta alle offese nemiche. Punti di vista! Una di queste, proveniente da Volturara Irpina, una località della provincia di Avellino, e composta da marito,
moglie e tre figlie, trovò alloggio nel palazzo di Terrone in via Brin. Continua a leggere…

 

Il Giovedì Santo al… profumo di caffè

( a cura del dott. Tullio Pesola )

Chiesa dello Spirito Santo – Fronte

Diversi anni fa, vale a dire quando la Parrocchia dello Spirito Santo (da molti conosciuta come la Chiesa di San Ciro) era retta dai Frati minori, chi vi accedeva la sera del Giovedì Santo o il giorno dopo, avvertiva un forte, ma gradevole odore di caffè. In quell’oasi di pace e di preghiera tutti i fedeli che si alternavano nell’incontro con Cristo, si scambiavano sguardi interrogativi, ma nessuno riusciva a darsi una spiegazione e chi ci provava, concludeva –sorridendo – col dire che i frati fronteggiassero la stanchezza col sorbire diversi caffè e protrarre, così, la loro veglia di adorazione davanti alla “cappella della Reposizione”.
Già! La “cappella” o anche – per talune chiese – l’ “altare” della Reposizione! Comunque, sia l’una che l’altro costituiscono, giusto per intenderci, quello “spazio” della chiesa allestito al termine della “Missa in Coena Domini” del Giovedì Santo destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e a conservarle fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, al termine della liturgia penitenziale, vengono distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale. Continua a leggere