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A Castellammare le cartoline celebrano il varo

articolo del dott. Carlo Felice Vingiani

In un’epoca in cui non esistevano i telefoni cellulari con Facebook, Instagram e Whatsapp, ma neppure i vecchi telefoni via cavo, in un tempo in cui l’unico modo per dire “io c’ero” non era rappresentato da un tweet o da un post, né da una foto scattata e condivisa in tempo reale, chi voleva informare i propri cari dell’evento di cui era stato testimone spediva loro una cartolina: quel cartoncino rettangolare che celebrava l’epilogo del lavoro delle maestranze stabiesi, il culmine del loro sforzo e delle loro abilità nel trasformare semplici chiodi e bulloni, tavole di legno e lastre di acciaio in un gigante galleggiante, in una regina che avrebbe solcato e dominato i mari.

Il varo era orgoglio per gli operai, lo era per i loro familiari e per la cittadinanza  tutta. Il varo era una festa per Castellammare, era l’entusiasmo contagioso che coinvolgeva i villeggianti che affollavano numerosi la nostra città. Per le signore dell’alta borghesia era l’occasione per pavoneggiarsi negli abiti nuovi, per sfoggiare i cappelli e le acconciature, mentre con i loro mariti impettiti sfilavano per andare ad occupare i settori privilegiati delle tribune. Per la nobiltà di provincia era l’occasione per incontrare i membri della famiglia reale, che immancabilmente presenziavano all’evento. Continua a leggere

Don Peppino

articolo del dott. Tullio Pesola

Come sia affascinante ed emozionante assistere al battesimo di una nave è un sentimento che a noi Stabiesi appartiene particolarmente, è qualcosa di inesprimibile, come inesprimibile è quella sensazione che si avverte quando udiamo dire: “Madrina, in nome di Dio taglia!”.

Una particolare cerimonia, un particolare rito sono necessari quando si dà vita ad una materia inerte qual è l’informe quantità di lamiere o tavole di legname che, assemblate dalla sapienza del lavoro umano, danno infine forma a una nuova imbarcazione. Quella materia pesante e rozza, in apparenza a tutto idonea tranne che a galleggiare in acqua, si trasforma come per magia (la magia della tecnica umana!) in oggetti agili e sicuri fra le onde, perfino eleganti.

Don Peppino (foto - Tullio Pesola)

Don Peppino (foto – Tullio Pesola)

Occorre, quindi, amministrare il battesimo a quella imbarcazione con la benedizione religiosa e l’imposizione del nome prima del varo, ossia del suo primo ingresso in mare.

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