Il telegrafo ottico o semaforo a Castellammare
di Giuseppe Zingone
Aggiornamento del 6 agosto 2024
All’articolo pubblicato nel 2018, debbo per evidenti ragioni aggiungere, che nelle scorse ore ho ritrovato un articolo che “chiude” il cerchio sul mio articolo del telegrafo a Castellammare.
Naturalmente non bisogna mai porre la parola ” FINE ” alla ricerca storica, in quanto come spesso abbiamo asserito, nuove indagini, nuove investigazioni ci aiutano sempre più ad afferrare un passato che, vista la nostra caducità, ci sfugge completamente o quasi.
In sintesi nella notte tra il 10 e 11 settembre del 1852, un fulmine si abbatté sul telegrafo in zona Pozzano distruggendolo e uccidendo anche il soldato che in quel momento era lì in servizio.
La collina di Pozzano, oltre ad essere per gli stabiesi un luogo sacro è stato sul finire del Settecento un luogo militare di avanguardia (leggasi Puzzano e l’isola di Revigliano), già Consalvo di Cordoba (alla genesi della costruzione del convento dei Padri di San Francesco di Paola) diede il permesso, vista l’altura del luogo e la mancanza di un faro nel porto di Castellammare, di costruire una Lanterna o fanale2ad uso e per la sicurezza dei naviganti (che mai entrò in funzione). Oltre ciò molti concittadini ignorano la presenza di un telegrafo ottico, proprio dietro la stupenda terrazza dove campeggia la copia dell’antica croce di Pozzano.
Tra gli illustri antenati dei nostri moderni mezzi di comunicazione figura, il telegrafo ottico o semaforo, un’invenzione dell’Abate Chappe,3 che come spesso accade in questo campo, realizzò una sua intuizione derivata, da precedenti lavori e osservazioni di inventori e appassionati; questa strumentazione a fine Settecento, inizi Ottocento era considerata l’avanguardia delle moderne forme di comunicazione, rapida veloce, immediata, ma con notevoli limiti pensiamo solo alle cattive condizioni metereologiche o alla nebbia e la foschia. La sua invenzione subì, quindi, continue modifiche, innovazioni, miglioramenti soprattutto ridimensionamenti e verso la fine dell’Ottocento il telegrafo Chappe era ormai considerato superato.4
Lasceremo in nota una breve storia del telegrafo, per dare spazio al telegrafo Chappe: “Ma l’invenzione del sistema telegrafico quale lo si vede oggidì è di Claudio Chappe, 1790. Esperienze fatte, 1793, constatarono che la trasmissione d’un ordine alla distanza di 48 leghe poteva farsi in 3 minuti e 40 secondi. Un decreto della Convenzione del 26 Luglio 1794, ordina l’istituzione di telegrafi sulle principali strade di Francia“. Ed ancora: “Apparecchi simili a quelli di Francia furono eseguiti in Inghilterra, 1796, e nel 1816, l’ammiraglio Home Popham inventò, pel servizio della marina, il telgrafo mobile chiamato Semaforo“.5
Secondo un ben nutrito documento, del 1866 del Bullettino Telegrafico, anche se con una chiara chiave di lettura antiborbonica: “I telegrafi Chappe (insolare n.d.a.) nel Napolitano, non avevano in principio, altro oggetto che la custodia delle coste; tanto ciò è vero che non si avevano allora altri segni convenzionali che quelli significanti le cose del mare. Fu in progresso di tempo che, non essendovi altri mezzi di sollecita corrispondenza, si pensò di rendere utile il telegrafo Chappe anche agli urgenti dispacci di Stato, ed allora soltanto si fecero nuove cifre e nuovi libri di segni convenzionali per rendere quella macchina atta a tutto dire. Dunque il Governo francese che, con gravissima spesa, stabilì quei telegrafi unicamente come guarda coste, ne avea conosciuta l’utilità e il bisogno. E il pessimo dei Governi quello de’ Borboni non ne sconobbe la necessità, a sicurezza della navigazione generale (e ciò se non si trattasse di Borboni si direbbe procedere da spirito di civiltà) e a salvaguardia dello Stato e dei suoi interessi. Ma, come tutti i Governi decrepiti, cadenti, anco nel fare il bene ei s’attenne ai vecchi modi; e, smessi i telegrafi elettrici lasciò sussistere gli ottici, invece di cercare nuovo spediente che alla minore spesa avesse compagna l’utilità maggiore. Quel che non seppe il Governo borbonico dovrebbe ora volere il Governo del regno d’Italia”.6
“Finalmente l’uso della corrispondenza telegrafica è stato introdotto sulle Coste con una migliorazione sensata, sostituendosi alle macchine conosciute in Francia, i Semofori, che, malgrado la loro semplicità, abbracciano nel tempo stesso il metodo telegrafico. Due linee si sono già stabilite: una da Napoli a Gaeta, l’altra dallo stesso punto a Salerno. Si pensa intanto di montarne altre due da Napoli a Taranto, ed a Barletta. Ecco quanto è stato finora operato, tanto sopra terra, che sopra mare: altri progetti attendono per la loro esecuzione il momento della pace generale; ma postochè l’epoca se ne allontani ancora, V. M. non ha che temere dalla prolungazione della guerra, e deve piuttosto rincrescerle, che il nemico non siasi più sovente presentato, anzichè paventare le sue intraprese”.7
Nel Regno di Napoli i telegrafi ottici segnarono una prima innovazione della comunicazione sin dagli inizi dell’Ottocento e nella parentesi di dominio francese, si pensò di installarli “da Vieste ultimo posto telegrafico, della linea dell’Adriatico sino alla frontiera italiana”.8anche se capillarmente costruiti con la restaurazione borbonica.
Naturalmente dalla sua invenzione il telegrafo Chappe subì diversi miglioramenti in pochi decenni.9
Con un decreto di Ferdinando IV da parte del Re, il ministro Segretario di Stato Tommaso Di Somma e precisamente il numero 155, viene organizzato il Corpo telegrafico, Napoli 17 Ottobre 1815.10A pagina 120, una notizia su Castellammare, “considerata una piazza di 5 classe”.
Nel 1816, il Decreto 479, a Firma Ferdinando e per lui al segretario di Stato Tommaso Di Somma prevedeva l’installazione di nuovi posti telegrafici in Sicilia.
Altro decreto il numero 974, “Che regola il servizio del corpo telegrafico, e ne approva la tariffa de’ soldi” a firma Ferdinando I Re delle Due Sicilie, Napoli 10 Febbraio 1824. Questo documento fa riferimento anche ad un altro dello stesso tenore del 7 Ottobre 1823, nel quale “Si sopprimono undici posti telegrafici”, 18 Novembre 1823, pag. 173, vedi Corpo Telegrafico.
Naturalmente i dispacci inviati, avevano bisogno di una sorta di prontuario per essere poi consegnati nelle mani giuste, (e correttamente) ecco perché nel 1826 fu stampato un Vocabolario Semaforico per uso dei posti Telegrafici del Regno delle Due Sicilie, Stampato in Napoli nel 1826, a pag. 11 di questo testo con numero di riferimento “127, il Comandante del Cantiere di Castellammare“.
Le tre stampe di Castellammare presenti nel suddetto articolo ci confermano la presenza di un telegrafo a Castellammare, in zona Pozzano, a ricordarci che un tempo le comunicazioni avevano (per quanto veloci) un ritmo umano. Ci piacerebbe se un giorno il rudere del nostro telegrafo fosse restaurato, in Italia ne rimangono davvero pochissimi.
Il 30 Aprile 2018, la Francia ha deciso di mandare in pensione il telegrafo Morse (di Samuel Morse) sostituendo i vecchi telegrammi con le moderne mail e chat, in tal senso era stata preceduta da India e USA, Belgio e Germania. Certo tra il telegrafo ottico e quello Morse c’è una evoluzione straordinaria ed in ogni caso, anche se si tratta di una tecnologia completamente diversa e che volge sul viale del tramonto, in Italia questo vecchio annoso strumento vuole ancora raccontarci gioie e dolori, seppur le ultime.
Articolo completato il 17 Marzo 2018
Note:
- L’Opinione, Giornale politico, Anno V, numero 265, Lunedì 27 settembre 1852, pag. 3. ↩
- Padre Serafino De’ Ruggieri, Istoria dell’Immagine di S. Maria di Pozzano, Napoli MDCCXLIII, pag.56. ↩
- “Tra le importanti moderne invenzioni quella de’ telegrafi occupa certamente un posto distinto. Devesi la medesima all’abate Chappe, uomo pieno di spirito e d’ingengno; ma disgraziatamente fu troppo dedito al vino. Onde la scienza ne rimase defraudata di molte altre utili scoperte, come di questa del telegrafo, pel quale portiamo i nostri pensieri a traverso dell’aria con una celerità, a cui il volo degli uccelli, o la fuga del suono mal potrebbero paragonarsi. In pochi minuti si percorre con esso il più vasto paese; l’antico continente in poche ore, ed il mondo intero in men d’un giorno. Tenne Chappe occulta per due anni la pubblicazione del suo segreto, temendo forse la responsabilità che potea venirgli da tale pubblicazione per parte del governo rivoluzionario. Robertson amico del Chappe assicura, che questi ritrovò il segreto tra e carte del suo zio, conosciuto pel viaggio che fece nell’interno della Russia d’ordine dell’imperatrice Caterina. La prima idea de’ telegrafi gli fu data forse dalle faci (N.d.A. fiaccole) accese sull’alto de’ pini in quei paesi per servire di segnali in tempo di guerra. Aggiunge il Robertson nelle sue memorie, che le di lui istanze determinarono il Chappe nel dì 21 Marzo 1792 alla sbarra della convenzione nazionale, e vide i primi esperimenti ch’ebbero luogo nel giardino di Belleville. Il principale motivo che determinò l’adozione de’ telegrafi fu il vantaggio di poter corrispondere e rivedere i segnali da un posto all’altro può valutarsi 20 secondi al più.
L’abate Chappe, a cui la gloria di questa scoperta ha meritato l’immortalità, ebbe però un fine sventurato, mentre la sua ebriosità non avendogli fatto discernere un pozzo, vi cadde e morì miseramente. Nel cimitero del padre Lachaise, in cui sorge la modesta sua tomba, vedesi scolpito il meccanismo di un piccolo telegrafo“. Tratto da: L’album giornale letterario e di belle arti, 1835, Anno I, Volume I, pag. 371. ↩ - Vedi anche dal sito “La Voce del Marinaio”, l’articolo di Antonio Cimmino, Il primo telegrafo magnetico a Castellammare di Stabia. ↩
- AA. VV., Dizionario delle date, dei fatti, luoghi ed uomini storici, Venezia MDCCCXLVI, Tomo V, pag. 716 e 717. ↩
- Bullettino Telegrafico, Marzo 1866 anno II numero 3, pag. 128. Una nota interessante a pag. 245 anno II, Luglio 1866, numero 7, conferma la presenza di un ufficio telegrafico: Tabella A: tra gli uffici telegrafici di 1 categoria, figura Castellammare di Stabia. ↩
- In: Rapporto generale sulla situazione del Regno di Napoli negli anni 1806 e 1807, Napoli 1808, pag. 13. ↩
- Decreto numero 1257, di Gioacchino Napoleone, a firma segretario di Stato Pignatelli, San Leucio 27 Febbraio, In: Bullettino delle Leggi del Regno di Napoli, Anno 1812, Semestre I, pag. 234-235. ↩
- Sia la Gazzetta di Firenze 1844 che il Lucifero in maniera più dettagliata ci parlano dei miglioramenti al telegrafo Chappe, di quello aereo di Gonon, che trasmette dispacci di notte e di giorno quaranta volte più velocemente del telegrafo di Chartres, soffermandosi il Lucifero anche sulla notizia del telegrafo Morse sul Sun di Baltimora. Vedi: Gazzetta di Firenze, Anno 1844, numero 52, Martedì 9 Luglio; Il Lucifero, Anno 1846, numero 31 di Mercoledì 2 Settembre. ↩
- In: Collezione delle Leggi e decreti Reali del Regno di Napoli, Anno 1815 n° 15, da Maggio a tutto Dicembre, da pag. 373 a pag. 406. ↩