Un tesoro di memoria inutile
di Giuseppe Zingone
In un paese come l’Italia dove la memoria storica sovrabbonda sembra quasi normale che la cultura debba soggiacere alle ragioni economiche moderne di spending review.
Il grande paradosso dei nostri giorni è che tutte le parti politiche sembrano d’accordo nel dire che i cittadini soprattutto quelli onesti sono sottoposti ad un carico fiscale altissimo, e propongono un abbattimento del cuneo fiscale (a me il cuneo ricorda le torture medioevali) difatti quegli stessi cittadini a cui vengono tagliati i servizi essenziali alla vita quotidiana e per i quali pagano fior di quattrini in tasse, come unica risposta ricevono sempre un ulteriore aggravio di quest’ultime, sebbene cambino i governi ed i colori politici.
A volte è giusto fare un inciso su quello che accade ai nostri giorni, chiarire perché si è arrivati allo stato attuale delle cose. Così anche nella nostra città molti edifici pubblici di proprietà comunale, cioè bene comune, giacciono in uno stato di totale abbandono, per i quali si attende solo il crollo.
Un caso emblematico è il Monastero della Pace e l’annessa Parrocchia di Santa Maria sotto lo stesso titolo le cui strutture sono di proprietà comunale. Questo luogo di culto è stato abbandonato a seguito del furto delle antiche travi perpetrato tra il sette e l’otto Dicembre di qualche anno fa, cosa che ha dato un definitivo colpo alla struttura già in rovina. Da allora i fedeli di questa parrocchia possono gridare ad alta voce il versetto biblico “Mio Padre era un Arameo Errante” (Deuternomio 26,4) sperando anch’essi di poter giungere in vita alla Terra Promessa.
Fino ad oggi le funzioni religiose si sono svolte nella vicina chiesa di San Bartolomeo, ma poiché anche la comunità delle Suore Adoratrici Perpetue di San Bartolomeo ha diritto a continuare a svolgere la propria opera di preghiera, i fedeli della non più Parrocchia di Santa Maria della Pace, debbono trovare una nuova sede. Questa situazione di abbandono istituzionale e diciamolo pure, religioso del Centro Antico, comporta in ogni caso, comunque lo spegnersi di una fiammella di presenza e di speranza per un futuro migliore di cui tutti si è responsabili, ma maggiormente chi ha ricevuto l’onore e l’onere di guidare una comunità.
Andando al motivo centrale di questo mio scritto occorre ricordare a tutti le antiche radici di questa struttura la quale ha visto crescere nelle sue viscere migliaia di stabiesi.
Se come ricorda il Parascandolo il monastero delle monache Carmelitane fu abitato già nella seconda metà del 1500, è lecito chiedersi come mai un oggettino così vetusto, ricco di storia che nella nostra bella Europa starebbe bene un po’ ovunque, (ma non in Italia, non a Castellammare) viene dalle nostre parti completamente obliato. Ci si chiede inoltre se nell’eventuale richiesta di acquisto di una Finlandia, di una Svezia, (paesi civili) saremmo disposti a smontarla pezzo dopo pezzo, dicendo: “No grazie soldi non ne vogliamo, ci basta sapere che è viva… Noi ormai non siamo più in grado nemmeno di provvederle un cero”.
Proseguendo velocemente nella sua storia apprendiamo sempre dal Dottor Parascandolo che sotto il rettorato del Gaudio, in riferimento alla chiesa stavolta, nel 1903 il diacono (e futuro parroco aggiungo) don Luigi Castellano fondò il Ricreatorio San Gerardo, una Pia associazione che “profuse la sua attività giovanile a favore del popolo”. Questa associazione ebbe anche il suo giornalino “La Gioventù” ed un proprio inno composto dal sacerdote Umberto Gallotti. Ricordo che queste notizie sono state estratte dal volume che si riporta in nota opera delle ricerche del Dottor Giovanni Celoro Parascandolo e che la pubblicazione venne curata dal mai dimenticato Parroco Don Antonino Mauro e dal Signor Mario Vanacore organista della Cattedrale(1).
Sotto la guida del Parroco Don Catello Di Martino nella Parrocchia di Santa Maria della Pace si fecero dei piccoli lavori strutturali, come la risistemazione della pavimentazione dell’altare, si ricostituì un nutrito gruppo di giovani sotto la materna guida della Signorina Anna D’Arco. Il Signor Mario Vanacore ridiede un po’ di dignità all’antica statua di Sant’Espedito, costruendo per il martire un tempietto nel quale collocarlo e si procedette in maniera autonoma, prima addirittura della richiesta della Curia, ad inventariare a livello fotografico tutte le suppellettili ed i pochi beni, frutto delle privazioni e dell’amore dei fedeli nel tempo.
Fu così che mi ritrovai tra le mani un libro che racchiudeva molte immagini della storia religiosa della Chiesa e poi Parrocchia di Santa Maria della Pace, l’umidità come ho già raccontato da qualche altra parte la faceva da padrona nella struttura ed anche queste foto rischiavano l’oblio. Chiesi allora a Don Catellino di poterle fotografare e a mio modo salvare una memoria storica collettiva di un luogo che non esiste più ma che è arrivato comunque fino a noi.
Ed è con gioia e nel contempo tristezza che riconsegno le foto di un grande passato alla Città ed al cuore Antico di Castellammare di Stabia.
Le Immagini
Lì dove possibile sotto l’immagine riportiamo le poche notizie relative
(1) Giovanni Celoro Parascandolo, Il Monastero di Santa Maria della Pace in Castellammare di Stabia, Tipografia Sicignano, Pompei, anno 1985.