Archivi categoria: Tradizioni

C’era una volta

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

No! Sto sbagliando tutto. Sono soltanto le favole a lieto fine che iniziano così; invece…a Castellammare una volta esisteva, proprio nel centro cittadino, una bellissima spiaggia. La sua sabbia era di origine vulcanica, ma non so dirvi se fu creata dalla eruzione del Vesuvio del 79 d.C. (eruzione descritta da Plinio il vecchio che in quei giorni si trovava a Stabiae proprio per osservare e studiare quel fenomeno). Ma lasciamo perdere questi cenni storici e veniamo alla realtà odierna. Dunque esisteva fino a qualche decennio fa questa bellissima spiaggia. Si allungava, suppergiù, dall’altezza della cassa armonica fino alla via che da Corso Garibaldi porta alla stazione delle FF.SS. Era larga più o meno 20/25 metri per poi rastremarsi ai due lati estremi. Il mare lambiva la murata che sosteneva e tuttora sostiene il terrapieno della Villa comunale. La base di questa murata era concava in modo tale da permettere alle onde che la lambivano di scivolare via con una debole risacca. Naturalmente era completamente coperta da erbe marine.

Banchina ‘e zì Catiello

Banchina ‘e zì Catiello

I ragazzi che dalla “Banchina ‘e zì Catiello” volevano raggiungere la spiaggia dovevano necessariamente passare su questo tappeto di alghe. Era quindi facile scivolare, cosa che avveniva sovente, e che molte volte è capitato anche a me, per fortuna sempre senza danni. Verso la fine della primavera/inizio estate sulla spiaggia venivano montati su palafitte due stabilimenti balneari, con relative rotonde e cabine spogliatoio. Queste si protendevano verso il mare per una decina di metri oltre la spiaggia. Sono certo che uno di questi stabilimenti si chiamava “La limpida”; l’altro, mi sembra, “Il moderno”. Continua a leggere

San Catello in processione

San Catello in processione

articolo del dott. Carlo Felice Vingiani

San Catello in processione

San Catello in processione

Probabilmente, nella storia di Castellammare di Stabia, non era mai accaduto che San Catello non uscisse dalla Cattedrale, per le consuete processioni di gennaio e di maggio, per due volte consecutive.
Le misure di prevenzione resesi necessarie per fronteggiare l’epidemia di Covid-19, così come accaduto lo scorso maggio, impediscono il regolare svolgimento anche della processione di gennaio e, così, la redazione di Liberoricercatore.it ha pensato bene di presentare una carrellata di vecchie immagini che ritraggono il nostro Santo Patrono nel corso delle sue regolari uscite, con l’auspicio che tutto possa tornare alla normalità fin dal prossimo appuntamento primaverile.

Archivio immagini (collezione Carlo Felice Vingiani): Continua a leggere

L'Anello di San Catello (foto Enzo Cesarano)

L’Anello di San Catello

a cura di Antonio Cimmino

Tanti anni fa, per colpa della siccità nei paesi attorno al Vesuvio si ebbe una grave carestia. Gli animali morivano perché non c’era l’erba e la gente moriva di fame. Non sapendo come fare, il popolo stabiese si inginocchiò innanzi a San Catello e piangendo si chiusero in preghiera chiedendo un suo miracoloso intervento.

San Catello (foto Enzo Cesarano)

San Catello (foto Enzo Cesarano)

La provvidenziale intercessione del Santo Patrono stabiese non tardò a venire, quando, una nave carica di grano si trovò a passare da quelle parti ed una barchetta con un vecchietto sopra che aveva una lunga barba bianca, vi si accostò. Il vecchietto salì sopra e convinse il capitano a portare il grano a Castellammare. Per essere sicuro che il capitano non cambiasse idea, gli diede l’anello che aveva al dito. Continua a leggere

'e Pullece 'e monaco (foto Maurizio Cuomo)

Pullece ‘e monaco

articolo di Enzo Cesarano

Caro Maurizio, quello che a breve andrò ad illustrare non è il frutto di una ricerca, di una lettura o di uno studio a tema, bensì l’esperienza applicata nel tempo (da ben tre generazioni) da una famiglia di panificatori e gallettari stabiesi. Il panificio in questione è la “Casa del Pane Maresca” di via Roma, fondata da mio padre Antonio Cesarano, che nel miglior dei modi ha proseguito l’operato intrapreso già da mio nonno Vincenzo Maresca, capostipite di una intera famiglia di panificatori. Per inquadrare bene la storia dei “pullece ‘e monaco”, di cui si è fatta negli ultimi tempi ampia confusione, è necessario un doveroso preambolo chiarificatore: siamo nella Castellammare del 1700 nella quale la galletta, celebre biscotto di mare, riscuote un successo tale da estendersi nell’intero Paese.

'e Pullece 'e monaco (foto Maurizio Cuomo)

‘e Pullece ‘e monaco (foto Maurizio Cuomo)

Il cuore produttivo della rinomata galletta è il centro antico cittadino: Santa Caterina, Largo Pace, Largo Spirito Santo e via Bonito. Nel tempo la richiesta della galletta, è tale che i biscottifici aumentano a dismisura, al punto che nell’Ottocento i gallettari si associarono in una società di mutuo soccorso a carattere sindacale, atta a tutelare e a consolidare questa antica arte produttiva. L’Ottocento stabiese è anche il periodo storico in cui i maestri gallettari, si evolvono ed iniziano a produrre e ad inventare altre tipologie di biscotti, tra cui i famosi biscotti di Castellammare (a forma di sigaro) e il naspero (tarallino dolce dalla tipica glassatura zuccherina bianca in superficie). La premessa appena fatta è d’obbligo perché proprio la glassatura del suddetto naspero, ideata dagli antichi biscottai stabiesi, è anche prerogativa fondamentale per la produzione dei nostri “pullece ‘e monaco”. Continua a leggere

Natale in casa Greco

nei ricordi di Paola Greco

“Guagliune, mancano quatte mise a Natale!”. Con questa frase papà metteva irrimediabilmente fine alle vacanze estive facendoci passare, in maniera brusca e definitiva, dal 15 agosto al 25 dicembre.

La famiglia Greco

La famiglia Greco

Non che i mesi precedenti fossero, come dire, liberi dal condizionamento presepiale/natalizio ma da quel momento, diventava tutto un insieme convulso di impegni da onorare, di consegne da effettuare, di visite da fare e, ovviamente, di preparazione alla festa più importante dell’anno.
Il Natale in casa Greco non rappresentava solo una festività da calendario o una ricorrenza religiosa come per tutto il resto dell’umanità cattolica; Natale in casa nostra era una filosofia di vita. Continua a leggere