Con l’espressione: la vegetazione di un territorio, si indica l’articolato sistema di forme vegetali presenti nell’area considerata (territorio). “La vegetazione è dunque il complesso delle piante che vivono in un ambiente più o meno esteso, qualora si considerino realisticamente nel loro modo di aggregarsi” (Giacomini e Fenaroli., 1958).
Se consideriamo le piante isolatamente, ignorando le interazioni esistenti tra le diverse specie, ci stiamo occupando di una flora che nella sua forma minima non è altro che un semplice elenco di specie presenti in un area definita ( i due termini non andrebbero mai confusi!).
Il distretto stabiano si sviluppa in un’area intermedia tra il vesuviano e il complesso ‘Monti Lattari – Penisola Sorrentina’. La particolare posizione geografica, la peculiare forma del territorio e la composizione del suolo, le particolari e varie condizioni climatiche, offrono innumerevoli varietà di ambienti nei quali le specie per selezione naturale si sono adattate a vivere in reciproca relazione. Descrivere in modo esaustivo l’intricata rete di interazioni della vegetazione di un territorio così vario è impresa ardua, richiede rigorosa e vasta trattazione e non rientra nelle finalità di un articolo introduttivo. Accadrà quindi che focalizzeremo la nostra attenzione su aspetti intuitivi della vegetazione. Schematizzando possiamo distinguere delle porzioni di territorio nelle quali la vegetazione presenta precise caratteristiche omogenee, e così provare a descriverle.
LA FAGGETA:
come il nome stesso indica è la zona vegetazionale caratterizzata dalla presenza del Faggio (Fagus sylvatica L.), albero d’alto fusto con spiccate esigenze di clima oceanico, diffusosi nell’Appennino meridionale nei periodi postglaciali a clima fresco e umido, che cresce in Campania nella regione altimetrica che va dagli 800 ai 1800 m.; Specie tipicamente mesofila, il Faggio, non può sopportare condizioni climatiche troppo variabili, “l’aria deve essere moderatamente e persistentemente umida, senza oscillazioni termiche molto pronunciate, la temperatura media annua può variare tra i 6° ed i 10°; il mese più freddo non deve avere una temperatura media inferiore a – 4°, quello più caldo una temperatura media superiore a + 21°; la pioggia deve superare i 1000 mm. annui, con buona distribuzione nelle diverse stagioni.”(Giacomini e Fenaroli, 1958). Il sottobosco della faggeta si presenta poco sviluppato per le condizioni di scarsa luminosità causata dalle fitte chiome dei faggi, va comunque annotata la presenza di diverse specie come l’Agrifoglio (Ilex aquifollium L.), a portamento arbustivo, l’Anemone dell’Appennino (Anemone apennina L.), la Scilla silvestre (Scilla bifolia L.), l’Orchidea Nido d’uccello (Neottia nidus-avis (L.) L. C. M. Richard), affascinante per le simbiosi micoriziche che le permettono di vivere senza clorofilla in ambienti a scarsa illuminazione. In penisola sorrentina la faggeta è presente al M. Faito, dove ricopre gran parte della spianata sommitale.
I BOSCHI DI CONIFERE:
uno degli elementi arborei più caratteristici del Monte Faito sono le conifere. Gli alti Pini, gli Abeti, i Cipressi donano al paesaggio un pizzico di esotico che induce molti visitatori a paragonare questo monte ad una vetta Alpina.
In realtà le conifere che crescono al Faito (fatta eccezione per alcune specie del genere Juniperus ovvero Ginepro) isolate, riunite in piccoli boschetti o in filari che bordano le strade sono state tutte, in tempi più o meno recenti, piantate dall’uomo.
La casa reale dei Borbone impiantò al Faito “Alberi adatti a fornire legno per la costruzione di navi. L’opera fu attuata e gli alberi piantati furono abeti, pini, larici, elci e querce” (Trombetta, 1983); il naturalista napoletano Michele Guadagno a tal proposito riporta queste parole “Nella tenuta di Faito, del conte G. Giusso sopra Castell., tra 1000 e 1200 m . si nota la così detta Pineta, il cui impianto si deve al Gussone [Giovanni Gussone 1787-1866 illustre botanico italiano] e datata 1849. Vi si notano: Abies alba Mill., Picea exelsa (Lam.) Link.; Pinus cembra L.; P. laricio var. calabrica London; P. pinaster Soland.; P. marittima Lam.; P. sylvestris L.; P. austriaca Höss.; Larix decidua Mill.; Cupressus lawasoniana Andr. (Guadagno, 1924).
Il Conte Girolamo Giusso acquistò il Faito dopo la caduta della monarchia borbonica (1860) e “delle piantagioni fatte dalla Casa Reale conservò solo gli abeti ed i pini, che raggiunsero un’altezza tale, che con un buon colpo di fucile da caccia non riusciva a raggiungere in modo efficace un uccello posato sulle loro cime, e davano con le loro forme affusolate, specie se mosse da un leggero vento, uno spettacolo meraviglioso ed un’armonia indimenticabile. Di esse ora esiste solo qualche raro esemplare scampato all’abbattimento avvenuto verso il 1920” (Trombetta, 1983).
Per quanto riguarda le conifere di più recente impianto sono da attribuire ad opere di rimboschimento attuate dal Corpo Forestale dello Stato e/o dalla Comunità Montana.
Alle quote più basse non esistono boschi di conifere, questo gruppo di piante, soprattutto i generi Taxus (Tasso); Pinus (Pino); Cupressus (Cipresso), trova largo impiego nell’abbellimento dei giardini pubblici e privati, e come limite di confine degli appezzamenti agricoli.
I CASTAGNETI:
caratterizzata dalla presenza predominante del castagno, (Castanea sativa Miller), la zona vegetazionale del castagneto forma in tutta l’area centro settentrionale della Penisola Sorrentina, a quote che vanno da 750 ai 900 m., estesi boschi, spesso favoriti nell’espansione dall’uomo perché di rilevante importanza economica. Numerosi sono i cedui a castagno e altrettanto numerosi sono i coltivi da cui si raccolgono le gustose castagne. A differenza della faggeta nei castagneti, spontanei e naturalizzati, cresce un ricco sottobosco di piante erbacee: tra tutte ricordiamo la Felce aquilina, (Pteridium aquilinum (L.) Newman), la Felce maschio (Dryopteris filix-mas (L.) Schott.), la Paglietta odorosa (Anthoxanthum odoratum L.); numerosi sono anche le specie arboree, spesso in forma arbustiva, come il Carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), e la Roverella (Quercus pubescens Willd.).
LA LECCETA:
tipica pianta sempreverde dell’area mediterranea, il Leccio (Quercus ilex L.) ove non disturbato dall’uomo, tende a formare fitti boschi nella fascia altitudinale compresa tra 0 e 600 m. In queste condizioni la pianta presenta portamento arboreo (alto fino a 20 m.). Rare sono però, nel comprensorio stabiano, le leccete pure e quest’essenza sì presente per lo più associata ad altri arbusti nel cosiddetto bosco misto.
IL BOSCO MISTO:
costituito da numerose essenze arboree come il Leccio, la Roverella, il Carpino nero, l’Ontano (Alnus cordata (Loisel.) Desf.), l’Acero (Acer neapolitanum Ten.), rappresenta la caratteristica formazione boschiva presente nel comprensorio stabiano. Spesso risulta trasformata in ceduo perché sottoposta a tagli periodici, in genere a rotazione ventennale. Numerose sono le essenze che crescono nel sottobosco. Ricordiamo l’Elloboro puzzolente (Helleborus foetidus L.), l’erba di S. Lorenzo (Ajuga reptans L.), il Pungitopo (Ruscus aculeatus L.), il Ciclamino primaverile e quello autunnale (Cyclamen repandum Sibt. & Sm. e C. hederifolium Aiton), la Viola (Viola alba Besser).
LA MACCHIA MEDITERRANEA:
è la più tipica e frequente formazione vegetazionale di tutta la Penisola Sorrentina, rappresenta un complesso sistema di boscaglie litoranee sempreverdi, in cui predominano arbusti come il Mirto (Myrtus communis L.), il Lentisco (Pistacia lentiscus L.), il Corbezzolo (Arbutus unedo L.), il Tino (Viburnum tinus L.), il Leccio, il Carrubo (Cerantonia siliqua L.), l’Alloro (Laurus nobilis L.), l’Erica arborea (Erica arborea L.), il Cisto Rosso e il Cisto Femmina (Cistus incanus L. e C. salvifolium L.), il Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), la Ginestra (Spartium junceum L.), che raggiungono un’altezza massima media di 2-3 metri circa.
Numerose sono le piante erbacee e lianose, tra le quali ricordiamo la Salsapariglia (Smilax aspera L.), il Caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa Aiton.), il Villucchio (Convolvulus elegantissimus Miller), l’Asparago spinoso (Asparagus acutifolius L.), la Poligala comune (Polygala vulgaris L.), l’Euforbia (Euphorbia characias L.), che contribuiscono a rendere inestricabile il sottobosco.
LA GARIGA:
da taluni autori è considerata una forma di macchia mediterranea degradata; “come la macchia può diventare foresta se alcune sue piante legnose sono lasciate crescere liberamente fino alla forma arborea, così può passare a gariga se i suoi componenti arborei decadono e scompaiono, lasciando solo umili tracce, e cedendo il terreno ad una bassa e discontinua vegetazione sia pure cespugliosa.” (Giacomini e Fenaroli, 1958); in realtà questa zona vegetazionale può anche essere primaria ossia non derivante dalla degradazione della macchia mediterranea. Le piante più comuni della gariga sono: il Cisto, il Rosmarino, la Ginestra, l’Erica, il Timo (Thymus longicaulis C. Presl), l’Origano (Origanum heracleoticum L.), la Salvia (Salvia Verbenaca L.), l’Euforbia spinosa (Euphorbia spinosa L.), ecc.
LA VEGETAZIONE RUPICOLA:
le rupi sono uno dei più comuni morfotipi della Penisola Sorrentina; sono presenti in tutte le località e alle altitudini più disparate, dalle falesie costiere (calcaree e tufacee) ai 1443 m. del massiccio calcareo del M. S. Angelo a Tre Pizzi.
Per le estreme condizioni ambientali che le caratterizzano le rupi sono ambienti che favoriscono la speciazione; per la loro natura spesso inespugnabile sono infatti ambienti conservativi ed è proprio sulle rupi che in Penisola Sorrentina si ritrovano gran parte delle specie protette; tra le tante ricordiamo le Sassifraghe (Saxifraga bulbifera L., S. lingulata Bellardi, S. marginata Sternb., S. paniculata Miller, S. rotundifolia L.), il Caprifoglio di Stabia (Lonicera stabiana Pascquale), la Pinguicola cristallina (Pinguicula hirtiflora Ten.), l’Edraianto (Edraianthus graminifolius (L.) A.DC.), le Vedovelle napoletane (Globularia neapolitana O. Schwarz.).
N.d.A. In questo breve articolo sono stati volutamente omessi i riferimenti alle associazioni vegetali tipiche di ambiente palustre e di litorale sabbioso salato. Ambienti presenti nel comprensorio di Castellammare di Stabia (foce del fiume Sarno e spiaggia sabbiosa del litorale stabiano) ma pesantemente compromessi dall’operato umano. Lo stravolgimento delle caratteristiche naturali ha comportato la scomparsa della vegetazione spontanea, sostituita da associazioni di piante tipiche di ambienti antropici. (foto sotto)
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt
Testi consultati:
- TROMBETTA A., 1983. Profilo Linguistico ed Onomastico della Penisola Sorrentina e STORIA DEL FAITO. Tipografia dell’Abbazia di Casamiri (Fr), 81-86.
- CAPUTO G., LA VALVA V., NAZZARO R., RICCIARDI M., 1994. La flora della Penisola Sorrentina. Delpinoa, Napoli.
- GUADAGNO M., 1918. La vegetazione della Penisola Sorrentina ( I, II, III Parte). Vol. V., Boll. R. Orto Botanico della R. Università di Napoli.
- GUADAGNO M., 1924. La vegetazione della Penisola Sorrentina (VI Parte) [puntata 1a]. Bull. Orto Bot. Napoli, 7: 67-128.
- GIACOMINI V., FENAROLI L., 1958. Conosci l’Italia. vol. II., Touring club italiano, Milano.
- PIGNATTI S., 1982. Flora d’Italia. vol. I, II, III, Edagricole, Bologna.