Ville e pitture antiche a Castellammare di Stabia
a cura di Giuseppe Zingone
Il viaggiare appartiene all’uomo sin dall’antichità a riguardo può essere interessante ed istruttivo rileggere la rivista “I Luoghi dell’Infinito” del mese di Gennaio del 2014 dove i vari articoli redatti danno tracce del vagare umano sin dall’antichità giungendo ai viaggi di piacere e turismo che attraggono l’uomo moderno.
L’uomo ha sempre viaggiato si è spostato per sopravvivere, per conquistare nuove terre, alla ricerca di fama o di ricchezza. Questi viaggi con un fine specifico si trasformano verso la fine del Seicento e inizi del Settecento in viaggi d’erudizione dove i giovani delle famiglie blasonate europee si spingevano verso il sud dell’Europa alla ricerca di una nuova “esperienza totale, culturale, artistica, esistenziale e formativa”, prende forma in tal modo quello che successivamente sarà chiamato Grand Tour.
Nell’Ottocento i mezzi di trasporto sempre più efficienti e alla portata di tutti e la crescita delle infrastrutture determinano negli europei una voglia di viaggiare mai conosciuta prima, nasce nel 1841 ad opera di James Cook la prima agenzia del turismo, ed insieme ad essa le prime pubblicazioni a carattere turistico le guide Murrey in Europa contrastate solo dalle tedesche Baedeker, in Italia le prime pubblicazioni del genere sono attribuite ad un’associazione milanese di “velocipedisti” nata nel 1896, il Touring Club Italiano che inaugura la cultura del turismo ed il viaggio per diletto anche in Italia.
Ville e pitture antiche a Castellammare di Stabia è il terzo articolo in ordine di tempo sulla nostra città apparso sulla rivista del Touring Club Italiano nel 1956 a firma Amedeo Maiuri, ricordiamo che il Maiuri fu sovrintendente alle antichità di Napoli e del Mezzogiorno dal 1924 ed anche direttore del Museo Archeologico di Napoli.
Fu il Maiuri ad affidare al Preside Libero D’Orsi l’incarico e il titolo di Ispettore Onorario delle antichità stabiesi, ed è lo stesso Maiuri a lodarne la caparbietà anche perché in un tempo in cui i fondi erano carenti, quest’uomo riesce a mettere insieme un gran numero di volontari che ispeziona prima e poi riporta alla luce una documentazione che chiude il cerchio dell’eruzione del 79 d.C.
Ciò che addolora maggiormente rileggendo l’articolo è che l’entusiasmo, lo sforzo del D’Orsi dei volontari e dello stesso Maiuri che intravedono un futuro da ribalta per i nuovi ritrovamenti archeologici a Castellammare e degli studi che da essi potevano trarsi. Tradito profondamente da tutti, in primis dagli educatori che poco amore trasmettono ancor oggi alle nuove generazioni a riguardo del proprio passato ed ai legislatori tutti che dagli anni Cinquanta del Novecento, non hanno saputo collocare gli Scavi di Stabiae all’interno di un circuito culturale e di interesse internazionale quale meritano.
Articolo terminato il 14 luglio 2014
Leggi anche:
Vedi anche: Saverio La Sorsa, Il Regio Cantiere di Castellammare di Stabia, Estratto da: Le Vie D’Italia, Anno XXXVIII, numero 4 Aprile 1932, pagg. 275-283.
Vedi anche: Regina Algranati, Nasce un Villaggio sul Monte Faito, estratto da: Le Vie D’Italia, Anno LIV, numero 12 Dicembre 1948, pagg. 1093-1099.