Vita in mare
di Silvestro Migliorini
Come non avrei potuto non amare il mare? Sono nato a Castellammare di Stabia, su quella stessa spiaggia dove morì Plinio il Vecchio!
I colori, l’odore dell’acqua salmastra, fanno parte di me. In verità, non sognavo di fare il navigante, sapevo fin d’allora che sulle galee ci mandavano i galeotti. Preso il diploma come aspirante alla direzione macchine marine, mio padre mi disse: “Sbrigati a trovarti un imbarco, devi aiutare la famiglia!” Si racconta di sogni, di luoghi esotici, di viaggi, di donne bellissime: fantasie popolari. “Un bel di vedremo, all’estremo confine del mare e, poi la nave appare…” Ma, com’è dura la realtà del lavoro in mare, in sala macchina di una petroliera! Affrontare la furia delle onde del mare in tempesta senza neanche vederle, costringe a confrontarsi con il rischio e la paura. Le onde, a volte piegavano la nave come un fuscello, sinistri scricchiolii facevano temere che andasse in pezzi da un momento all’altro. Dormire legato alla branda per non cadere, passare da un clima da piena estate a pieno inverno molte volte in un anno, non è un gioco. Anche la leggenda di donne bellissime che aspettano i marinai ad ogni porto è da sfatare. In realtà, quelle poche ore di libertà durante le operazioni di carico e scarico bastavano a malapena a soddisfare qualche fugace incontro con qualche prostituta, che poi, erano sempre le stesse. E’ passato il tempo, e con esso buona parte della mia vita, altre battaglie mi aspettano. Più volte, le circostanze mi hanno posto di fronte alla morte, ma il tempo ridisegna i confini delle cose rendendole più belle di quanto fossero in realtà. Io, si io confesso, che in qualche momento, sia pure con il cuore in gola, sento la nostalgia di respirare l’odore salmastro dell’oceano mescolato alla ruggine delle mie navi.
Pubblicato il 29 Ott, 2008
Testo narrato
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