La zona archeologica
( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )
Per la sua conformazione orografica, la città di Castellammare è, per così dire, strutturata su due livelli. Una collina a forma semicircolare che la avvolge – da Pozzano, le Fratte, Quisisana, Monte Coppola, Scanzano, Varano – e una pianura, stretta all’inizio, sul lato sud, che man mano si amplia, procedendo verso nord, formata prevalentemente da una serie di piattaforme alluvionali. E’ da presumere che nell’antichità la pianura fosse molto più esigua di oggi, per cui i primi abitanti delle nostre terre edificarono le proprie abitazioni proprio sulla collina.
A conferma di ciò, va ricordato che gli scavi effettuati – sia sistematicamente, sia a caso – hanno riportato alla luce antichi reperti proprio a Pozzano (nel XVI secolo), le Fratte, Quisisana (secc. XVIII – XX), monte Coppola (sec. XX) e principalmente a Varano (secc. XVIII – XX), anche se ritrovamenti sporadici vengono segnalati sin dal secolo XVI.
Distrutta dapprima da Silla e, poi, dall’eruzione del 79 d.C., l’antica Stabia fu ricostruita per la terza volta. Il nucleo più consistente di stabiesi, sfuggito alla furia sterminatrice del Vesuvio, edificò la cosiddetta terza Stabia appunto sulla collina di Varano, che da est sovrasta la città.
Sulla passeggiata archeologica, partendo dal ponte di S. Marco, dopo poche centinaia di metri, sulla destra, troviamo la prima di due stupende ville imperiali: villa S. Marco. Dopo trecento metri, sullo stesso lato, ci imbattiamo in villa Arianna. Esse furono riportate alla luce negli anni cinquanta dal preside Libero d’Orsi. Sempre sulla destra c’é l’ottocentesca villa Medusa, attualmente adibita ad albergo.
Ai piedi di Varano possiamo ammirare la grotta di S. Biagio. Infine, scendendo dalla collina, dopo poche centinaia di metri, ci troviamo di fronte alla ottocentesca villa Weiss, il cui fabbricato oggi è un condominio privato.